Cornegliani pronto per entrare nella commissione del paraciclismo

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Ci sono ancora cariche da assegnare, ma lui è l’uomo giusto al posto giusto. Con le sue tredici preferenze, Fabrizio Cornegliani è stato il primo eletto tra i consiglieri degli atleti (l’altra è Maria Giulia Confalonieri) e sarebbe perfetto per seguire tutta l’attività che riguarda il paraciclismo.

Inizialmente il 56enne di Miradolo Terme era nella squadra di Daniela Isetti, poi le votazioni finali lo hanno fatto entrare nel consiglio di Cordiano Dagnoni, il quale dovrà decidere come coprire tutti i reparti. E’ indubbio che sarebbe un peccato non sfruttare le competenze di Cornegliani, considerando che soprattutto l’oro olimpico vinto a Parigi (in apertura, foto CIP/Pagliaricci) lo ha proiettato in una ulteriore dimensione. Ciò che ha provato lui è trasferibile ad altri paratleti in vista dei prossimi eventi fino a Los Angeles 2028. Non più solo watt da sprigionare, ma anche un percorso mentale da intraprendere per approcciarsi meglio alle gare che contano. E se l’ultima volta gli avevamo chiesto com’era stato essere docente per un giorno, stavolta siamo noi che abbiamo ascoltato la sua lezione.

In attesa di conoscere i ruoli nelle commissioni, il neoconsigliere Fabrizio Cornegliani è la persona più giusta per il paraciclismo
In attesa di conoscere i ruoli nelle commissioni, il neoconsigliere Fabrizio Cornegliani è la persona più giusta per il paraciclismo
Fabrizio ti aspetti di entrare nella commissione del paraciclismo?

Dovrò trovarmi col presidente Dagnoni per discuterne e vedremo. La logica e il mio curriculum ventennale mi portano lì, però non c’è ancora niente di definito. Di sicuro, questo l’ho detto subito a Cordiano, se un atleta della categoria H1, la più fragile della categoria del paraciclismo, è entrato nel Consiglio, credo sia un bel segnale per tutti. Significa che gli altri altrettanto fragili non si sentiranno più soli come prima.

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Stai pensando quindi di non correre più?

Per ora ho intenzione di finire questa stagione, poi vedremo le prossime annate. Voglio restare nel mio settore, però se la Federciclismo dovesse darmi l’incarico di seguirlo, allora avrei meno tempo di gareggiare. Bisogna dire che se uno ha smesso da poco o fa ancora attività, rimane molto più sul pezzo rispetto ad altri. Questo è quello che sta succedendo nel nostro mondo all’estero, perché gli altri non stanno a guardare. Guardate la Francia com’è cresciuta grazie a Patrick Moyses, ovvero un ex campione paralimpico, diventato cittì.

Patrick Moyses, argento alla Paralimpiadi di Seul 1988 nel nuoto, è il cittì della Francia preso come esempio da Cornegliani
Patrick Moyses, argento alla Paralimpiadi di Seul 1988 nel nuoto, è il cittì della Francia preso come esempio da Cornegliani
Avresti già un’idea su come intervenire?

Certo. Non dovremmo più lasciare nulla al caso. Come migliorano le tecnologie della bici, dovremmo migliorare l’approccio mentale alla gara. Se e quando ci metteremo attorno ad un tavolo, io vorrei che la nazionale potesse avvalersi di uno psicologo dello sport. Finora avevamo solo i fisioterapisti, ma è importante anche avere quella figura. Anche perché adesso l’asticella si sta alzando. Questo implicherebbe cercare di far convivere tanti atleti con compiti e obiettivi precisi in corsa. E sono consapevole che non potrà essere immediato.

Cornegliani crede molto nei buoni rapporti e nello spirito di squadra per raggiungere i traguardi più importanti
Cornegliani crede molto nei buoni rapporti e nello spirito di squadra per raggiungere i traguardi più importanti
Quanto tempo potrebbe richiedere tutto ciò?

Il concetto è molto sottile per gestire questo tipo di rapporti con gli atleti e tra atleti. Purtroppo nel nostro settore c’è ancora chi è invidioso di chi va più forte o vince più di lui. Invece è una mentalità da cambiare. Se sistemiamo certe condizioni, tutti gli atleti possono rendere al massimo. Lavoriamo per loro, deve essere uno stimolo. Per me l’obiettivo sarebbe quello di collaborare tutti assieme anche per vincere una sola medaglia, ma sentirsi tutti contenti e parte di quel progetto.

Il ruolo del cittì diventerebbe ancora più rilevante, giusto?

Assolutamente sì. Ora c’è Pierpaolo Addesi con cui ho avuto un bel biennio di avvicinamento a Parigi. Riprendendo quello che dicevo prima, sarebbe bello che nei due anni precedenti a Los Angeles si potesse lavorare bene con tutti come è stato fra noi due. Ci vuole una linea più moderna, tracciando un percorso per i prossimi Giochi Olimpici. Devo parlare col cittì, anche perché lui continua a sentirsi instabile, mentre è un buon tecnico.

Non solo watt: Cornegliani vorrebbe anche un psicologo dello sport nello staff della nazionale di paraciclismo
Non solo watt: Cornegliani vorrebbe anche un psicologo dello sport nello staff della nazionale di paraciclismo
Quanto ci crede il consigliere Fabrizio Cornegliani in un ulteriore salto in avanti del paraciclismo italiano?

Tantissimo, perché so che è fattibile e perché è una situazione che ho vissuto. E’ un mio sogno. Dobbiamo pensare che quando indossiamo la maglia azzurra siamo al top e quindi dovremmo avere anche diritto al top per tante figure in nostro supporto. Cerchiamo di sistemare gli attriti tra dirigenti e atleti senza dover imporre i ruoli ai secondi. E cerchiamo di portare una istruzione di base nel nostro settore. Los Angeles adesso sembra lontana, ma non facciamoci ingannare dal tempo.





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