Banco Farmaceutico, venticinque anni contro la povertà sanitaria

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«Scusi, ma lei ha battuto la testa?». Questa la reazione a caldo di un malcapitato cliente di una farmacia del varesotto, protagonista di un breve sketch di qualche anno fa, creato ad hoc dalla fondazione Banco Farmaceutico per far comprendere l’impatto che può avere la spesa sanitaria sulle famiglie in difficoltà economica. I farmacisti, nella veste di attori per un giorno, al momento di chiudere la vendita cominciavano a sparare agli ignari clienti cifre da capogiro. Uno spray nasale? 87 euro. Tachipirina e antistaminico? 135 in tutto, 90 uno e 45 l’altro. Le persone sbalordite al di là del banco reagivano in maniera diversa, chi se ne andava indignato, chi rideva annusando lo scherzo, chi rinunciava immediatamente all’acquisto. «Per milioni di persone 5 euro possono essere 50», le parole a chiusura del video.

Contro la povertà sanitaria

Il Banco Farmaceutico, dalla sua fondazione, non ha mai smesso di fare questo: informare e sostenere. Anche quest’anno, nelle farmacie di tutta Italia, fino a lunedì 10 febbraio migliaia di volontari di ogni età si alterneranno per promuovere la Giornata di raccolta del farmaco (Grf). L’ente quest’anno festeggia un quarto di secolo dalla sua nascita, avvenuta nel 2000 con l’aiuto di Compagnia delle opere e Federfarma per volontà di alcuni giovani farmacisti milanesi, che al tempo si resero conto che molti malati in difficoltà economica non avevano la possibilità di accedere ai farmaci necessari per curarsi.

«Il Banco esiste perché esiste la povertà sanitaria – spiega a Tempi Franco Lo Mauro, direttore generale della fondazione -, che impedisce a milioni di persone di acquistare i farmaci da banco, i quali non sono rimborsati dal Sistema sanitario nazionale. Si tratta di medicinali di larghissimo utilizzo, fondamentali per la salute e il benessere dei pazienti, come sciroppi per la tosse, antinfiammatori, antipiretici e disinfettanti. Nei giorni dedicati alla raccolta i clienti potranno acquistarli direttamente in farmacia, dove sarà disponibile anche un documento, fornito dalla fondazione, che informa i donatori sull’ente a cui saranno destinati i prodotti raccolti in quella attività e di quali medicinali la stessa realtà destinataria necessita maggiormente. Una volta acquistati, i prodotti verranno registrati su un’apposita piattaforma, così da garantirne la tracciabilità».

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Una volontaria e una farmacista durante la Giornata di raccolta del Farmaco (foto Ansa)
Una volontaria e una farmacista durante la Giornata di raccolta del farmaco (foto Ansa)

I dati del Banco farmaceutico

I numeri raccontano di una fondazione che negli anni è cresciuta costantemente, arrivando nel 2024 a coinvolgere 5.800 farmacie in tutta Italia (quelle interessate si possono distinguere per la locandina dell’iniziativa visibile in vetrina) e ad assistere nel 2024 circa 436 mila persone. Quest’anno si taglierà il traguardo delle trenta milioni di confezioni di farmaci donate al Banco Farmaceutico, per un valore totale di oltre 235 milioni di euro.

«Da qualche anno a questa parte abbiamo deciso di distribuire su più giorni la raccolta – aggiunge Lo Mauro -, per superare alcuni problemi logistici e permettere di incrementare i dati della Giornata. Nel corso dell’anno le attività del Banco non si fermano, oltre ad organizzare la distribuzione dei prodotti raccolti durante la Grf agli enti preposti, ci occupiamo di gestire le donazioni aziendali di farmaci, che ci pervengono da industrie e grandi imprese, e dal 2013 di coordinare l’attività di recupero farmaci validi». Lo Mauro chiude con un appello: «Se potete, andate a donare, mi rivolgo soprattutto a chi è in salute e quindi ha maggiore possibilità di aiutare chi è malato e non ha le risorse per curarsi».

L'arcivescovo di Milano Mario Delpini e il presidente della fondazione Banco Farmaceutico Sergio Daniotti inaugurano la nuova sede dell'ente a Milano, 25 marzo 2023L'arcivescovo di Milano Mario Delpini e il presidente della fondazione Banco Farmaceutico Sergio Daniotti inaugurano la nuova sede dell'ente a Milano, 25 marzo 2023
L’arcivescovo di Milano Mario Delpini e il presidente della fondazione Banco Farmaceutico Sergio Daniotti inaugurano la nuova sede dell’ente a Milano, 25 marzo 2023

Ricerca e capillarità

L’idea del Banco Farmaceutico negli anni ha fatto scuola. Seguendo l’esempio italiano, oggi esistono sedi internazionali in Spagna, Argentina, Portogallo e San Marino. Inoltre dal 2013 la fondazione ha istituito un organo di ricerca, l’Osservatorio sulla povertà sanitaria (Opsan), composto da accademici ed esperti nel campo delle discipline mediche, sociali e statistiche. Il centro studi rappresenta con la sua produzione scientifica una tra le voci più autorevoli sul fenomeno della povertà sanitaria in Italia e lavora costantemente anche con i dati che gli pervengono dalle realtà assistenziali affiliate al Banco Farmaceutico.

L’esperienza della fondazione si compone anche di centinaia di operatori nelle sedi territoriali, che svolgono le attività di reclutamento delle farmacie e di raccordo con gli enti assistenziali e con i volontari. Questa rete ha contribuito ad ancorare al territorio la realtà del Banco e a favorirne l’attività capillare.

Una delle più longeve nella sua attività è Alessandra Semenzato, professoressa aggregata di Prodotti cosmetici con elementi di dermatologia dell’Università degli studi di Padova, che da quasi vent’anni svolge il ruolo di responsabile del Banco Farmaceutico per la provincia di Padova. «In fondo il tempo che dedico agli altri attraverso questa attività è un regalo in primis per me», riassume così a Tempi l’esperienza di questi anni.


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«Chi ha sofferto, apre il cuore»

«Negli anni ho ricevuto tanto, pur non mancando in tanti momenti la fatica – racconta la professoressa -. Il mio coinvolgimento nacque da uno slancio di gratitudine per quello che io avevo ricevuto nella vita, come una sorta di restituzione, ben presto mi resi conto che in realtà ero animata dal desiderio di ricevere ancora. Sono stati anni in cui ho avuto l’opportunità di conoscere molti studenti al di fuori dei banchi universitari e di toccare con mano le realtà assistenziali alle quali ogni anno erano destinati i farmaci, perché non rimanessero solo delle entità sulla carta, in particolare sul nostro territorio le Cucine economiche popolari e l’Opsa».

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Tanti gli esempi che in questi anni hanno segnato l’esperienza da responsabile della Semenzato. «Ricordo una donna in fila qualche anno fa in un paese a pochi chilometri da Padova. Appena entrata in farmacia, in veste di volontari ci eravamo avvicinati a lei per spiegarle la natura dell’iniziativa. Ci aveva allontanato bruscamente, rispondendoci che lei stessa era in grande difficoltà economica, pertanto di non disturbarla oltre. È bastato il tempo della fila perché tornasse a consegnarci un farmaco che aveva appena comperato per noi. Di certo in questi anni ho imparato che chi è passato attraverso situazioni di grande bisogno, è molto più disposto ad aprire il cuore».



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