7 febbraio, giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo: comprendere il fenomeno e rafforzare gli strumenti di contrasto

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Istituita nel 2017 su iniziativa del Ministero dell’Istruzione (MIUR), la giornata del 7 febbraio è un’occasione per conoscere meglio questa piaga sociale e per riflettere su quali possano essere gli strumenti per impedire che comportamenti violenti e di prevaricazione continuino ad accadere.

Indice


Bullismo e cyberbullismo, un’emergenza sociale e sanitaria da comprendere e affrontare

Bullismo e cyberbullismo rappresentano due tra le principali problematiche con le quali bambini e ragazzi si trovano a far fronte nei loro contesti di vita quotidiana. Gli effetti dannosi di tali comportamenti hanno implicazioni sociali molto ampie, sia per le vittime che per gli autori, con effetti negativi che possono protrarsi fino all’età adulta.

Le statistiche più recenti delle Nazioni Unite riportano che nel mondo 1 studente su 3, tra i 13 e i 15 anni, ha vissuto esperienze di bullismo. Nel mondo 130 milioni di bambini e adolescenti subiscono ogni anno qualche forma di violenza a scuola o episodi di bullismo. Anche il cyberbullismo è in sensibile aumento: la maggior parte dei dati disponibili riguarda indagini condotte nei Paesi industrializzati con percentuali di minorenni che lo hanno sperimentato che variano tra il 5% e il 20% della popolazione minorile.

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In Italia, la Piattaforma Elisa riporta che circa il 25% degli studenti e delle studentesse delle scuole primarie e secondarie del territorio nazionale ha riportato di essere stato vittima di bullismo almeno una volta, a fronte dell’8% dei partecipanti al monitoraggio del 2022-2023 che ha dichiarato di aver subito episodi di cyberbullismo.

Questi fenomeni, che risultano essere molto più diffusi nei paesi ad alto reddito, richiedono un intervento politico efficace e misurato, proprio perché la loro diffusione provoca effetti dannosi sull’apprendimento e sul comportamento dei minorenni tali da ridurre l’efficacia degli investimenti pubblici nell’istruzione e nel benessere dei bambini di ogni paese. Il fenomeno ha origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresenta una fonte non trascurabile di costi per il sistema economico, sociale, educativo e giudiziario. Diversi studi indicano anche un’associazione fra essere stato vittima di atti di “bullismo” e abbandono scolastico.

Le evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute, intesa nel senso più ampio del termine, dimostrano quanto il fenomeno sia da considerare un serio problema di salute pubblica. Il bullismo è associato a problemi di salute nel periodo adolescenziale che includono disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento, ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.


Bullismo, un fenomeno sociale antico

Il bullismo può essere definito come un comportamento intenzionale e aggressivo che si verifica ripetutamente contro una o più vittime. Normalmente le vittime si sentono totalmente vulnerabili ed incapaci di difendersi autonomamente. L’aggressione può essere fisica oppure verbale, sia diretta che indiretta: tra le forme di aggressione verbale diretta ci sono gli insulti e le minacce, tra quelle indirette c’è la diffusione di voci finalizzate al danneggiamento della reputazione altrui e l’esclusione da un gruppo. Il bullismo, di solito, costituisce una forma di violenza tra pari ed è caratterizzato da una precisa intenzionalità di ferire, umiliare, svilire l’altro.

Il bullismo è un fenomeno sociale che esiste da sempre, anche se a livello internazionale, come anche in Italia, è diventato un tema di interesse crescente a partire dagli anni ’90.


Cyberbullismo, la violenza digitale che amplifica il bullismo tradizionale

Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, denigrazione, diffamazione e diffusione di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica. Le caratteristiche e le finalità sono le stesse del bullismo tradizionale, ma nel cyberbullismo il comportamento lesivo ha maggior risonanza e risulta spesso inarrestabile.

L’uso dei social network ha, nel tempo, modificato i comportamenti ed il modo di comunicare dei giovani, che utilizzano la rete non solo quale forma di immediata socializzazione, ma anche per esprimere sfide, aggressività e provocazioni, nonché prevaricazione nei riguardi dei loro coetanei.

Le dinamiche di violenza, tra e in danno di giovani, assumono oggi fenomenologie sorprendenti quando si realizzano in rete, valorizzando la dimensione psicologica dell’atto di violenza rispetto a quella fisica del bullismo tradizionale. Quello a cui si assiste oggi è il sorgere di nuovi fenomeni nei quali i minori sono vittime e carnefici allo stesso tempo, in una società in cui i bambini si approcciano alle tecnologie sempre prima.

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Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo: le leggi n. 71/2017 e n. 70/2024

La legge n. 71 del 29 maggio 2017 rappresenta il testo normativo più importante per la prevenzione e la lotta al fenomeno del cyberbullismo. La legge stabilisce che i ragazzi ultraquattordicenni e i loro genitori o tutori possono richiedere l’oscuramento, la rimozione o il blocco di contenuti online dannosi ai gestori dei siti internet o dei social media. In caso di mancato intervento dei gestori entro 48 ore, è possibile rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, che è tenuto a intervenire entro 48 ore.

Luogo prioritario di intervento di prevenzione del bullismo e cyberbullismo è la scuola, proprio per questo, la legge 71/2017 stabilisce che ogni istituto scolastico è tenuto a promuovere l’educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche. Inoltre, ogni scuola deve individuare un referente per il cyberbullismo e i regolamenti scolastici devono includere sanzioni disciplinari per atti di cyberbullismo, commisurate alla gravità dei comportamenti posti in essere.

La legge n. 70 del 17 maggio 2024 estende l’applicazione della legge del 2017 anche al bullismo e prevede il potenziamento del servizio di supporto psicologico agli studenti, consentendo alle Regioni di attivare, presso le istituzioni scolastiche, un servizio di assistenza psicologica per favorire lo sviluppo e la formazione degli studenti e prevenire situazioni di disagio, anche attraverso il coinvolgimento delle famiglie.

La legge n. 70/2024 introduce nuove norme per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole, prevedendo che ogni scuola istituisca un tavolo permanente di monitoraggio, composto da rappresentanti degli studenti, degli insegnanti e delle famiglie e che adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto di questi fenomeni.

Sempre secondo la legge del 2024, il dirigente scolastico, al verificarsi di atti di bullismo o cyberbullismo, è tenuto ad informare tempestivamente i genitori e promuovere adeguate iniziative di carattere educativo nei confronti dei minori coinvolti. Nei casi più gravi o se le iniziative di carattere educativo adottate dalla scuola non hanno esito positivo, il dirigente scolastico deve rivolgersi alle autorità competente. Il Tribunale per i minorenni può disporre lo svolgimento di progetti di intervento educativo con finalità rieducative e riparativa, sotto la direzione di servizi sociali.

Sul tema della lotta al bullismo in Italia, la Piattaforma Elisa ha riportato che nel monitoraggio 2022-2023, l’80% dei docenti di scuola primaria, l’87% dei docenti di scuola secondaria di primo grado e l’82% dei docenti di scuola secondaria di primo grado ha dichiarato che all’interno dei propri istituti scolastici è stato nominato un docente referente come previsto dalla legge 71/2017, dimostrando un’alta compliance rispetto al tema del contrasto del bullismo in ambito scolastico.


 I dati sul bullismo e sul cyberbullismo in Italia e in Toscana

Bullismo e cyberbullismo sono manifestazioni sociali e pertanto, al pari di altri fenomeni sociali, sono difficili da cogliere e ancora più da misurare.
Secondo i dati del Rapporto Terre des Hommes, “Osservatorio Indifesa. Dati 2023”, il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.

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Bullismo e cyberbullismo prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (79%), a seguire l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10,5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).

Secondo i dati di HBSC 2022 gli atti di bullismo subiti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11 – 13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017/2018, ma è nel cyberbullismo che si osserva un preoccupante incremento soprattutto nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell’età.

Alla domanda se negli ultimi mesi avessero subito atti di bullismo o di cyberbullismo, emerge che, per entrambi i fenomeni, circa il 15% di loro dichiara di esserne stato vittima almeno una volta.

Gli undicenni vittime di bullismo a livello nazionale sono il 18,9% dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze.

Figura 1. Adolescenti vittime di bullismo, per età e genere (%). Fonte: HBSC, 2022

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Le stesse caratteristiche si ripetono anche nel cyberbullismo, dove sono sempre di più le ragazze ad esserne vittime e sempre più giovani.

Figura 2. Adolescenti vittime di cyberbullismo, per età e genere (%). Fonte: HBSC, 2022

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Analizzando nello specifico la situazione toscana, emergono dei dati leggermente inferiori alla media nazionale, sono infatti il 13,8% dei ragazzi toscani ad essere stati vittime di bullismo (contro il 14,9% dell’Italia) e il 13,2% di cyberbullismo (media italiana 15%).

Seguendo l’andamento nazionale, anche in Toscana sono i ragazzi più piccoli ad essere maggiormente vittime di bullismo, non hanno mai subito atti di bullismo l’82,6% degli undicenni, contro il 91,2% dei quindicenni. A prescindere dall’età, fortunatamente, la maggior parte dei ragazzi toscani non ha subito episodi di bullismo. Laddove si verificano atti di bullismo, interessa maggiormente le femmine rispetto ai maschi.

Tabella 1. Quante volte hai subito atti di bullismo negli ultimi due mesi, per età (%). Fonte: HBSC Toscana, 2022

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Il fenomeno è stato indagato anche dall’altro lato, chiedendo, cioè ai ragazzi se avessero mai partecipato, attivamente negli ultimi due mesi, ad atti di bullismo contro un pari. I risultati sono molto positivi: 87,1% non ha mai fatto il bullo.

Tabella 2. Quante volte hai partecipato ad atti di bullismo contro un tuo pari negli ultimi due mesi, per età (%). Fonte: HBSC Toscana, 2022

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Anche per il cyberbullismo è stato chiesto ai ragazzi se avessero subito o avessero partecipato attivamente ad azioni di cyberbullismo contro altri. Si conferma per i ragazzi toscani lo stesso trend che si verifica per il bullismo: a subire atti di cyberbullismo sono principalmente le ragazze più piccole.

Figura 3. Frequenza di coloro che dichiarano di non aver mai subito azioni di cyberbullismo negli ultimi 2 mesi, per età e genere (%). Fonte: HBSC, 2022

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Dai dati dell’indagine EDIT 2022 condotta dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana emerge che, fra i ragazzi e le ragazze di età compresa fra i 14 e i 19 anni, il 16% ha subito prepotenze nel corso dell’ultimo anno, con una differenza di genere che conferma il maggior coinvolgimento di quello femminile: ragazze 20,3%, ragazzi 12%. L’analisi per AUSL non mostra differenze significative (Ausl Sud-est 15,6%; Ausl Centro 15,9%; Ausl Nord-ovest 16,5%).

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In Toscana, le modifiche relazionali imposte dalla pandemia nel corso dell’anno scolastico 2021/2022, hanno contribuito a ridurre la diffusione complessiva del fenomeno.

Figura 4. Andamento % del fenomeno del bullismo per genere. Fonte: Edit, 2008-2022

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Fra coloro che dichiarano di aver subito prepotenze nel corso degli ultimi 12 mesi, il 63,5% ha ricevuto forme di aggressività offline, il 13,7% online (cyberbullismo), mentre il 22,8% entrambe. Fra i luoghi in cui le prepotenze offline vengono agite, l’interno della scuola rappresenta il principale in tutte le tipologie.

Se l’utilizzo della didattica a distanza e la contrazione delle occasioni ricreative imposte dalla pandemia ha influenzato la riduzione del bullismo offline, l’intensificarsi dell’uso dei social network come mezzo di comunicazione ha prodotto un incremento delle forme di bullismo online (cyberbullismo) che rappresentano il 36,5% delle prepotenze totali.

Inoltre, analizzando le tipologie di prepotenze offline subite dalla popolazione studentesca toscana, emerge una forte distinzione tra le prepotenze subite dai maschi rispetto a quelle subite dalle femmine. Nel primo caso, i ragazzi risultano maggiormente interessati da forme di violenza fisica mentre, al contrario, le ragazze tendono a subire prevalentemente forme di violenza che implicano una componente psicologica (es. prese in giro, insulti e offese). Questo dato può pertanto confermare il maggior interessamento della popolazione femminile adolescente nel fenomeno del cyberbullismo, forma di violenza agita online che predilige atti di violenza verbale.

Infine, analizzando l’altro attore coinvolto nel bullismo, il bullo, emerge che, nel corso degli anni, la percentuale di ragazzi e ragazze che dichiarano di aver agito un atto di bullismo nei confronti di un proprio coetaneo ha mostrato un trend in lenta diminuzione, passando dal 19,1% registrato nel 2011 al 16,5% del 2022. Fra coloro che agiscono atti di bullismo, il genere maschile risulta più coinvolto con il 22,2% dei ragazzi rispetto al 12,8% delle ragazze. La distribuzione per età indica che oltre il 45% dei bulli e delle bulle ha un’età minore di 15 anni.

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