Snam, l’Italia prova a giocare d’anticipo per battere i rialzi del gas

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L’Italia gioca d’anticipo per fare provviste di gas. Le aste competitive per prenotare la capacità di stoccaggio potranno essere avviate già nelle prossime settimane, circa due mesi prima del 1° aprile, quando si aprirà ufficialmente l’anno contrattuale che sarà in vigore fino al 31 marzo 2026. Lo stabilisce il decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, «anche in considerazione della attuale situazione di rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale». Si tratta, in altre parole, di una delle contromisure che il governo sta mettendo in atto per contenere i contraccolpi degli aumenti del gas. Anticipare i tempi, infatti, potrebbe consentire agli operatori di intercettare eventuali finestre di prezzo più favorevoli.

Pronti 5 miliardi di metri cubi di gas

Per l’anno contrattuale di stoccaggio viene offerta in modalità anticipata una capacità fino a 5 miliardi di metri cubi da Stogit ed Edison Stoccaggio. La prima è già una controllata al 100% di Snam, mentre la seconda sta per diventarlo essendo stata acquisita a fine luglio dal gruppo guidato dall’amministratore delegato Stefano Venier. A oggi intanto gli stoccaggi italiani risultano pieni al 62% rispetto alla media Ue del 51,97%.

Ma al di là dell’allarme sui prezzi, qual è adesso la situazione dell’Italia, che da poco più di un mese non riceve più nemmeno un metro cubo di gas da Mosca? La cessazione del contratto di transito del metano russo attraverso l’Ucraina, che dal 1° gennaio ha chiuso i rubinetti di Gazprom, è stata ben compensata.

Il ruolo dei rigassificatori

Lo dimostrano i dati di Snam, che fotografano in tempo reale tutti i flussi in arrivo. Un contributo cruciale anche in questo avvio di 2025 sta arrivando dai rigassificatori, con i carichi distribuiti tra Piombino (4), Olt Livorno (4), Panigaglia (2) e Adriatic Lng (8, di cui uno arrivato ieri). Ad aprile 2025 entrerà in funzione anche il rigassificatore di Ravenna, che è arrivato in porto a dicembre e consentirà di portare la capacità di rigassificazione del Paese a 28 miliardi di metri cubi di gas, un volume corrispondente al gas importato dalla Russia nel 2021. Il rigassificatore gemello di Piombino, attivo da luglio 2023, ha già contribuito ai fabbisogni energetici nazionali registrando l’arrivo di 50 navi gasiere e immettendo in rete 4,3 miliardi di metri cubi di gas.

In sua difesa si stanno muovendo i portuali e Confindustria Toscana, contrari al trasloco in Liguria perché – affermano – la sua presenza sta contribuendo al rilancio degli investimenti nell’area.

La nuova mappa degli approvvigionamenti italiani

L’Italia insomma sembra essersi affrancata da Mosca molto meglio di altri Paesi come Austria, Ungheria e Slovacchia. Il piano Snam ha funzionato consentendo di accogliere maggiori flussi da altre destinazioni. Quelli da Sud, per esempio, nel 2024 sono aumentati arrivando a coprire oltre il 50% degli approvvigionamenti nazionali di gas (Mazara del Vallo oltre il 30%, Melendugno il 16% e Gela circa il 3%). Allo stesso tempo la quota di gas naturale liquefatto si è attestata intorno al 25%, confermandosi la seconda fonte di approvvigionamento dopo le pipeline del sud, il cui apporto potrà aumentare col potenziamento della cosiddetta Linea Adriatica.

La diversificazioni delle fonti e l’apporto del gnl hanno anche ridisegnato la mappa dei Paesi fornitori. Nel 2024 i 150 carichi di gnl sono arrivati principalmente da Qatar (36%), Stati Uniti (34%) e Algeria (20%), ma anche da Egitto, Spagna, Congo, Angola, Guinea Equatoriale eccetera. La strategia messa in atto ha reso via via più marginali gli approvvigionamenti di gas da nord. I flussi in ingresso via gasdotto al punto di Tarvisio sono passati dal 33-35% del metano nel 2020 e 2021 all’8% del 2024. Le oscillazioni tra il 5% e il 9% sono attribuite alle scelte commerciali degli shipper, che si sono spostati talvolta verso l’altro punto d’ingresso a nord, ovvero Passo Gries, seguendo le tariffe più convenienti. In queste prime settimane del 2025, in particolare, i flussi ex russi sono stati compensati dalla Germania, che ha cancellato la tassa sull’export. (riproduzione riservata)

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