Nola, Giordano Bruno in versione pop: “Specchio” tradotta in napoletano

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Il prossimo 17 febbraio ricorre l’anniversario della morte sul rogo di Campo dè Fiori del filosofo Giordano Bruno il cui pensiero oggi diventa pop per una maggiore diffusione e divulgazione.

A firmare il monologo “Specchio” in lingua napoletana infatti, è Nando Silvestri, economista con la passione per la poesia e la filosofia“Specchio” è rigorosamente scritto in dialetto napoletano per stimolare la riflessione sulle idee dell’eretico che ha preferito la morte sul rogo di Campo de’ fiori a Roma per difendere la libertà di espressione.

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Esattamente come Bruno che scelse di scrivere il Candelaio utilizzando un mix linguistico per rendere la sua opera più comprensibile e quindi divulgabile: era il 1582 quando la commedia del  “Bruno Nolano, Achademico di nulla Academia, detto il fastidito”, fu pubblicata per la prima volta a Parigi. Oggi, nel 2025, con lo stesso obiettivo, e vale dire “contribuire a far conoscere la profondità del pensiero del filosofo”, Silvestri scrive rigorosamente in dialetto napoletano il monologo “Specchio”.  Morto il 17 febbraio del 1600 le idee del pensatore continuano ad alimentare il dibattito culturale e sono utilizzate in chiave contemporanea per rilanciare temi come l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie.  

Insomma una versione pop il lavoro che porta la firma di Nando Silvestri, personalità del mondo della cultura che pur avendo intrapreso la carriera di economista non ha mai trascurato la passione per la poesia, la letteratura ed, appunto, la filosofia. Ma la ragione dell’approfondimento sull’opera di Giordano Bruno sta anche nelle radici dell’autore del monologo: Silvestri ha, infatti, origini nolane, proprio come il pensatore nato sulla collina di Castel Cicala.  “Specchio” è lo sfogo di “Carubina”,  personaggio della commedia “Il Candelaio”, moglie di Bonifacio che ha ispirato il titolo dell’opera in 5 atti. 

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La donna, tradita dal marito innamorato di Vittoria, una prostituta, viene a sua volta corteggiata dal pittore Gioan Bernardo, attraverso il quale Giordano Bruno traspone sé stesso nella commedia. La relatività del tempo, l’amore, i difetti del genere umano e soprattutto la verità che si nasconde dietro le apparenze: sono questi i temi che emergono attraverso il monologo di Silvestri, gli stessi che Giordano Bruno affronta in maniera irridente e sarcastica, senza nascondere il suo disprezzo per il pensiero dominante, proprio nella sua commedia.

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 Assonanze anche nello stile e nella scelta della lingua: sì perché con  “Il Candelaio” Giordano Bruno scelse oltre al latino, all’italiano ed al toscano scelse anche il dialetto napoletano, parlato nella sua terra d’origine, per parlare ai lettori. «La scelta della lingua napoletana  – spiega il professor Silvestri – è stata ineluttabile e, al contempo strategica.

Del resto la versione in italiano del mio breve monologo, recitato dalla nota attrice e regista del Teatro Blu di Varese Silvia Priori non ha lo stesso impatto emotivo di quella in Vernacolo napoletano, sebbene rappresenti il tentativo di rammentare all’ Italia intera la poliedricità delle intuizioni bruniane mediante l’impiego immaginifico di versi e prosa». 

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«La lingua napoletana – aggiunge – dal canto suo promana da una moltitudine di esperienze e vicende storiche che la sedimentano e la caratterizzano sino a  focalizzare particolari e sfumature del pensiero,  normalmente  inesprimibili attraverso altri idiomi, per quanto facondi e onnicomprensivi ci possano apparire. Del resto, la lingua napoletana si incentra in buona sostanza su quella greca, la quale è l unica in grado di esplicitare appieno il pensiero e tutto lo scibile,  secondo il grande legislatore (così lo definisce Plutarco) e filosofo  campano Parmenide di Elea. Dal momento che il napoletano contiene anche reminiscenze linguistiche tipiche di altre culture glottologiche appartenute al  Nuovo e al Vecchio Continente, è  ragionevole immaginare che gran parte dei paradigmi bruniani, recentemente rivalutati anche dalla fisica moderna, possa trovare nel dialetto napoletano un valido motivo alternativo di diffusione». 

«Nunn e’ peccat…o fuoco ca se sent! Scorrn pensier senza scuorn, l’acqua e na surgent: je so a terra, tu a semment.  Vinticinc primmavere so passat inutilmente, e’ tropp che aspett stu mument. Che so annanz a dio na vita, na semmana?», è scritto nel monologo contenuto nel libro dal titolo Echi, Guadi e Riflessi. «Il lavoro – spiega ancora l’autore – contiene un concetto fondamentale di Bruno: sebbene tutte le creature dell’ universo siano fatte della stessa sostanza, l’ uomo è dotato di ragione e mani per agire. Nei miei versi c’è una metafora che significa: bisogna farlo prima che sia troppo tardi altrimenti la vita non ha senso di essere vissuta. Bruno era determinato come Spinoza ma credeva, al contempo che l’azione dell’uomo può fare la differenza perché è un chiodo piantato fra i raggi della ruota della fortuna». 

Nando Silvestri è figlio di genitori nolani e si è laureato in Economia e Commercio all’Università “Federico ll” di Napoli. Da tutor ha prestato assistenza didattica online e in presenza agli studenti dell’ Università E– Campus di Milano, “Marconi” di Roma e tuttora assiste didatticamente studenti delle facoltà di Economia e Giurisprudenza  dei maggiori atenei digitali e ordinari campani e lombardi relativamente alla formazione economica universitaria.

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Ha insegnato Diritto e Legislazione Sanitaria presso  l’ Università “Unipo” di Caserta e nutre innata passione per la scrittura e la comunicazione.  E’ stato premiato 5 volte nel concorso nazionale di poesia in vernacolo intitolato ai poeti lucani “Antonio e Carlo Tortorella“, posizionandosi 2 volte al secondo posto. Il libro intitolato  Echi, Guadi e Riflessi” è stato oggetto di uno spettacolo teatrale recitato dai giovani attori del “Teatro Civico 14” di Caserta.





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