L’Accademia della Crusca asfalta i testi di Sanremo 2025: “Canzoni piatte, voti piatti”. Fedez? “Mary Poppins al cianuro”. Bene solo Brunori Sas e Lucio Corsi. E su Elodie, Tony Effe e Giorgia… – MOW

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“Canzoni piatte, voti piatti”. Poche e semplici parole per riassumere le valutazioni di Lorenzo Coveri, noto linguista e accademico della Crusca sui testi dei brani dei big in gara a Sanremo 2025. Spiccano Brunori Sas e Lucio Corsi, deludono Elodie e Giorgia. E Fedez? Ecco come sono stati valutati i testi sanremesi di quest’anno…

Manca davvero pochissimo all’inizio della settantacinquesima edizione di Sanremo. Negli scorsi giorni è uscito il numero di Tv Sorrisi e Canzoni dedicato al Festival, con tutti i testi dei brani dei big in gara. Ma come sono questi testi? A “valutarli”, sul Corriere della Sera, è il professor Lorenzo Coveri, noto linguista e già docente dell’Università di Genova, che è tornato anche quest’anno ad analizzare i testi del Festival. L’esperto, diventato ormai il punto di riferimento per l’analisi linguistica delle canzoni sanremesi, offre attraverso le sue valutazioni quotidiane sui social dell’Accademia della Crusca. “Giudichiamo solo i testi ovviamente senza musica. Una volta cantanti, su questi testi il giudizio potrebbe cambiare…” ha detto Coveri a Il Corriere della Sera.

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L‘analisi di quest’anno rivela uno scenario piuttosto uniforme. “Canzoni piatte, voti piatti” ha sintetizzato il professore, che individua nella ricorrenza degli stessi autori una possibile causa dell’appiattimento generale. “Forse sarà anche colpa del fatto anche quest’anno ci sono sempre gli stessi 11 autori per due terzi dei brani: tutta questa omogeneità porta a un appiattimento generale. Ormai è una tendenza al Festival…”. Il panorama musicale che emerge è caratterizzato dall’assenza di rock e da una presenza limitata di cantautori. “È un Festival a zero tasso rock. E con una quota limitatissima di cantautori: solo Brunori e Lucio Corsi” ha osservato Coveri. Anche i rapper sembrano adeguarsi al mainstream del festival, perdendo la loro carica trasgressiva. Tra le performance più notevoli, ha spiccato Brunori Sas, che si è guadagnato un 9. “È il testo di una vera canzone d’autore: letterario, con immagini sofisticate, figure retoriche di livello. Interessante, intimo, autobiografico, nel parlare della gioia e della responsabilità di mettere al mondo una figlia” ha spiegato Coveri.

Altrettanto apprezzato è Lucio Corsi, premiato con un altro 9 per la freschezza del suo testo. “Ha il testo più fresco di tutta la rassegna. Usa immagini inattese, giovanilismi e gergo in modo intelligente” ha sottolineato il professore. Non mancano le delusioni. I Modà hanno ricevuto la critica più severa: “Versi pesantissimi, lunghissimi, più che una canzone sembra la predica di un prete”. Anche Elodie delude con un testo che il professore ha definito “pessimo, come se parlasse a telefono. Prosa di una banalità sconcertante”. Persino i favoriti dei bookmakers non hanno convinto pienamente. Giorgia ha ottenuto la sufficienza più per il suo nome che per il testo: “La voce più bella di tutto il festival, ma un testo da canzonetta classica: dov’è lo scarto, la sorpresa, rispetto alla lingua comune?”. E sul testo del brano Fedez, di cui nelle ultime ore si parla (soprattutto) per un suo possibile ritiro dal Festilva? “Diamo un 6 a un testo deprimente che parla di depressione, si salva qualche giochetto di parole sui nomi dei farmaci, poi rime discutibili come carne viva – mente schiava. Cita Maty Poppins col cianuro al posto della pillola che va giù. Mi cadono le braccia“. E sulla copertina di Tv Sorrisi e Canzoni: “Intanto nella coeprtina gli hanno fatto un bel servizio: sta in mezzo tra Tony Effe, ovvero il dissing, e Achille Lauro, il rivale in amore”. Un’annotazione particolare è stata riservata dal professore all’uso del dialetto, teoricamente vietato in forma integrale al Festival. “Serve una chiosa sul dialetto” ha notato Coveri, evidenziando come alcuni artisti ne facciano comunque uso, da Tony Effe con il romano a Serena Brancale e Rocco Hunt con il napoletano. L’analisi del professor Coveri su Il Corriere della Sera si è conclusa con un’osservazione sulla presenza di termini considerati volgari. Nonostante Sanremo tenda generalmente a limitare le parolacce, il professore nota che il termine “fotte*e” compare in ben quattro canzoni, segnalando un’evoluzione anche nel linguaggio del Festival.





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