Creatività, qualità e sostenibilità sono ormai riconosciuti come valori consolidati e distintivi di Milano Unica, che ormai da 14 edizioni dedica spazio agli espositori che più sono impegnati nel perseguirli. Più sostenibilità combinata a più creatività è ciò che si trova nell’area MU Tendenze Sostenibilità.
Nei cartellini che accompagnano la presentazione dei campioni esposti sono indicati graficamente i valori fondamentali che ispirano la sostenibilità: la garanzia per la salute di lavoratori, consumatori e cittadini che richiede l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose; l’attenzione alla riduzione dell’uso di risorse naturali e ai princìpi dell’economia circolare; la promozione della giustizia sociale, la lotta ai cambiamenti climatici e la difesa della biodiversità.
Oltre a questi 5 valori fondamentali, sui cartellini si trovano le informazioni su 3 caratteristiche importanti dell’organizzazione dell’impresa: l’esistenza di un sistema di gestione aziendale sostenibile; l’esistenza di una dichiarazione dell’impronta ambientale del prodotto (PEF) conforme ai metodi indicati dalla Commissione Europea per misurare le prestazioni ambientali dei prodotti e l’esistenza di un sistema di tracciabilità della filiera dei fornitori.
Il progetto MU Tendenze Sostenibilità di Milano Unica è ormai stabilmente un invito – e una sfida – ai creativi a esplorare soluzioni e materiali nuovi e più sostenibili senza rinunciare a qualità, bellezza, stile e originalità.
Le tendenze e la sostenibilità a Milano Unica in cifre
Anche in questa edizione i campioni di tessuti e accessori selezionati per la sezione MU Tendenze Sostenibilità e che rispettano i criteri stabiliti dalla Commissione Tecnica di Milano Unica sono stati quasi 3.000, presentati da 359 espositori.
Campioni ed espositori per caratteristiche di sostenibilità dichiarate
Si tratta di numeri ormai stabilmente molto elevati e che confermano il forte interesse e la bontà dell’intuizione che ha portato alla creazione del progetto, i principi della sicurezza delle sostanze chimiche utilizzate nella filiera e quelli della circolarità sono ormai incorporati nella grandissima parte dei campioni presentati.
L’84% dei campioni ammessi dalla Commissione Tecnica Sostenibilità e presenti nell’area è realizzato con processi conformi alle principali certificazioni, standard o protocolli in materia di assenza di sostanze chimiche dannose per l’uomo e l’ambiente. A questi campioni è stata attribuita l’etichetta “Chemical Safety”.
Ancora più elevata, l’89%, in questa edizione è stata la quota dei campioni per la cui produzione soni stati adottati principi dell’economia circolare, quali ad esempio il riciclo delle acque di processo, l’uso di materiali provenienti da riciclo o il riciclo degli scarti di produzione, in molti altri casi, il 38% del totale, sono realizzati con un’unica fibra per rendere più facile la riciclabilità. L’attenzione a non sprecare le risorse naturali limitate del pianeta, si dimostra un fattore centrale nelle strategie di sostenibilità degli espositori. A questi prodotti è stata attribuita l’etichetta “Circular Economy”.
Le certificazioni che prevedono obbligatoriamente audit riguardanti il rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti dei lavoratori e i diritti umani lungo la filiera, nelle produzioni manifatturiere o nella produzione delle materie prime in agricoltura hanno avuto un importante riscontro, con l’81% degli espositori ha presentato infatti campioni con certificazioni di questo tipo. I campioni con questa caratteristica sono stati il 64% del totale a questi è stata attribuita l’etichetta “Social Justice”.
Oltre la metà degli espositori, il 55%, ha presentato campioni che per le loro caratteristiche hanno una ridotta emissione di gas a effetto serra (GHG), e quindi contribuiscono a combattere il fenomeno dei cambiamenti climatici. Le minori emissioni di questi campioni derivano dall’uso di materiali che sostituiscono fibre che originano da fonti fossili, o sono di produzione europea, quindi, se utilizzate da produttori tessili europei, riducono le emissioni per il trasporto; oppure ancora derivano dall’uso di energia rinnovabile nella produzione, o sono prodotti da aziende con piani di compensazione delle emissioni di CO2. A questi campioni è stata attribuita l’etichetta “Climate Action”.
Un tema emergente nelle strategie dei maggiori marchi della moda è quello della conservazione della biodiversità e, nei casi più avanzati, del ripristino e del miglioramento della stessa con i metodi dell’agricoltura rigenerativa e della attenzione al benessere degli animali da cui vengono raccolte le fibre. Anche in questo caso sono più della metà (il 60%) gli espositori che hanno presentato campioni in linea con questa visione. Se da un lato l’utilizzo di materiali da agricoltura biologica è una pratica consolidata, dall’altro la persistente scarsa disponibilità di questi materiali e l’assenza di diffusi sistemi di certificazione per l’agricoltura rigenerativa, limita il numero di campioni che gli espositori hanno presentato. Sono il 32% i campioni a cui è stata attribuita l’etichetta “Biodiversity Conservation”.
Per quanto riguarda le caratteristiche di sostenibilità dell’organizzazione d’impresa, sono più di 100 gli espositori che hanno un sistema di gestione aziendale della sostenibilità. Ancora poco diffuso è invece l’uso delle dichiarazioni relative all’impronta ambientale del prodotto (PEF) secondo i metodi indicati dalla Commissione Europea, a testimonianza della non facile applicazione al settore tessile di questa metodologia.
Standard, protocolli e certificazioni
Certificazioni, standard e protocolli di sostenibilità si dividono in relazione all’ambito di applicazione: possono essere relativi al singolo campione o all’intera attività dell’azienda.
Gli standard ed etichette di prodotto (grafico 3) più presenti tra quelle relative ai campioni riguardano la sicurezza chimica e al riciclo. Il 53% dei campioni è certificato Oeko-Tex Standard 100 e il 35% è certificato GRS (Global Recycled Standard) a cui tra le certificazioni relative all’uso si materiale da riciclo si aggiunge il 3% dell’etichetta RCS (Recycled Claim Standard). I campioni con certificazione di provenienza dei materiali da agricoltura biologica sono il 17% per il GOTS (Global Organic Textile Standard) a cui si aggiunge il 5% dell’l’OCS (Organic Content Standard); quelli con certificazione FSC (Forest Stewardship Council) sono il 15%. Seguono con percentuali inferiori al 10%: RWS (Responsible Wool Standard), BC (Better Cotton), Bluesign, Biobased ISCC Plus, e altre che riguardano meno dell’1% dei campioni.
É opportuno ricordare che molte delle certificazioni citate hanno adottato un approccio multicriterio negli ultimi anni, aggiungendo all’ ambito principale – come chimica, riciclo, biologico, gestione delle foreste, ecc. – anche requisiti più ampi, come il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’assenza di sostanze pericolose.
Gli standard ed etichette relativi all’intera azienda più utilizzati dai 359 espositori che hanno presentato campioni per l’area Tendenze Sostenibilità sono visualizzati nel grafico 4. Al primo posto, anche in questa edizione è la conformità al protocollo ZDHC dichiarata dal 21% degli espositori, seguita dalla ISO 14001 (il 17%), da Oeko-Tex STeP (13%) e dalle linee guida sulla chimica di Camera della Moda/SMI, adottate dal 11%. Appena sotto il 10% si trova il protocollo 4sustainability, e con quote minori SA 8000, ISO 45001, ISO 50001. Infine, Tessile & Salute, For Textile, TF Traceability&Fashion, EMAS e B Corp.
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