Commercialisti: «Concordato preventivo biennale al 31 ottobre»

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Dopo le reiterate proteste dei sindacati di categoria, anche il Consiglio nazionale si muove per la modifica del calendario fiscale 2025. Nella giornata di ieri, infatti, è stato presentato al Viceministro all’Economia, Maurizio Leo, un documento contenente una serie di proposte che mirano al “perfezionamento” delle norme contenute nei 14 decreti attuativi della riforma fiscale emanati fin qui.

Quaranta pagine di proposte correttive, con relative relazioni illustrative, che partono proprio dagli adempimenti di carattere fiscale per poi toccare accertamento tributario e Statuto del contribuente, regime impositivo dei redditi, adempimento collaborativo, disciplina IVA e sanzioni.

“Con il consueto spirito propositivo – ha spiegato il Presidente Elbano de Nuccio tramite un comunicato stampa –, abbiamo elaborato proposte mirate, tra l’altro, a un’ulteriore razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti e del calendario fiscale. In ambito IVA e di composizione negoziata della crisi di impresa, abbiamo elaborato una proposta che, conciliando l’obiettivo del risanamento dell’impresa con la necessità di evitare abusi, consenta all’imprenditore di essere esentato dall’annotazione delle note di variazione IVA ricevute dai creditori e al versamento della connessa imposta”.

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“Le proposte – ha aggiunto Salvatore Regalbuto, Tesoriere del CNDCEC con delega alla fiscalità – hanno lo scopo di superare alcune criticità che sono già emerse e, al contempo, di migliorare la portata delle norme. Di rilievo è anche la proposta che mira ad escludere i curatori delle eredità giacenti dai soggetti tenuti al pagamento delle imposte nelle more dell’accettazione dell’eredità”.

Riguardo al calendario fiscale, la richiesta dei commercialisti è quella di riallineare (così come avvenuto nel 2024) il termine per l’adesione al concordato preventivo biennale a quello per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi (31 ottobre). La scadenza anticipata al 31 luglio, infatti, “rischia di congestionare – ha continuato Regalbuto – l’attività degli studi professionali nel periodo di più intenso lavoro a discapito degli obiettivi che si pone l’istituto, proponendo l’allineamento della scadenza con quella per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi”.

Si chiede, inoltre, di posticipare di un mese (dal 31 marzo al 30 aprile) la scadenza per la presentazione del Certificazioni Uniche dei professionisti e di considerare tutto il mese di agosto (e non solo i primi 20 giorni) come periodo per il quale è previsto il differimento dei termini di adempimenti fiscali e versamenti (con possibile adempimento entro il 16 settembre). I commercialisti chiedono anche l’annualizzazione dei termini di invio al Sistema tessera sanitaria dei dati relativi alle spese sanitarie, a oggi con scadenza semestrale, e l’introduzione del termine trimestrale (in luogo di quello mensile) entro il quale i soggetti forfetari devono procedere con il versamento dell’IVA relativa agli acquisti per i quali è applicabile il meccanismo del reverse charge.

Sempre in materia di concordato preventivo biennale, la proposta dei commercialisti non prevede solo lo spostamento in avanti della scadenza, ma contempla anche una serie di modifiche che vanno a incidere sulle cause di decadenza dall’istituto: una su tutte, quella contenuta nell’art. 22 comma 1 lett. a) del DLgs. 13/2024, che individua quale causa di decadenza l’accertamento, nei periodi di imposta oggetto del concordato o in quello precedente, di maggiori imponibili per un importo superiore al 30% dei ricavi o compensi dichiarati.

Secondo i commercialisti, occorre introdurre una “congrua soglia” in valore assoluto (in ipotesi 25 mila euro) entro cui la causa di decadenza non può operare, ancorché venga superata la soglia del 30% dei ricavi o compensi dichiarati, prevista in caso di accertamento. In più, andrebbe prevista una soglia in valore assoluto entro cui non è ammessa l’esperibilità degli accertamenti, per i periodi di imposta oggetto del concordato, che potrà operare anche nel caso in cui venga superata la soglia del 30% dei ricavi o compensi dichiarati.

“Al di là delle singole proposte migliorative avanzate – ha aggiunto Regalbuto in merito al CPB – auspichiamo e solleciteremo un ampio confronto che consenta di rendere lo strumento più consono agli obiettivi per il quale è stato introdotto nel nostro ordinamento”.

Tra le altre proposte, segnaliamo: la modifica dei termini per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP nei casi di operazioni straordinarie; la previsione dell’obbligo di motivazione rafforzata in caso di esito negativo del procedimento di accertamento con adesione; l’introduzione della c.d. acquiescenza “rafforzata”, che consente al contribuente di beneficiare della riduzione a un sesto delle sanzioni in caso di rinuncia all’impugnazione e alla formulazione dell’istanza di adesione; il rafforzamento dei poteri riconosciuti al Garante nazionale, parificandoli a quelli già riconosciuti ai soppressi Garanti “territoriali”.



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