Caso Almasri, Nordio: «Il ministro non è il passacarte della Cpi». Piantedosi: «Nessuna pressione sul governo»

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I due ministri sono chiamati a rispondere a una serie di domande sul caso, prima alla Camera e poi al Senato. Per Nordio, l’atto della Corte – arrivato «in lingua inglese, senza traduzione» – era pieno di criticità 

Carlo Nordio sostiene di essere stato avvertito della volontà della Corte penale internazionale solo ad arresto di Almasri già avvenuto. «Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto» ha detto il ministro della Giustizia di fronte all’aula di Montecitorio, continuando a spiegare che un arresto in quel contesto sarebbe stato «irrazionale e contraddittorio».

Per il collega Matteo Piantedosi, invece, è stato giusto espellere Almasri in quanto «pericoloso»: «Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque» ha detto il ministro dell’Interno del governo Meloni. 

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Come chiesto a gran voce dalle opposizioni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi sono chiamati a riferire in aula sulla vicenda di Osama Njeem Almasri. I due ministri parlano a Montecitorio dalle 12:30 e a palazzo Madama dalle 15:30.

Sono chiamati a rispondere a una serie di domande sul caso, dopo che il capo della polizia giudiziaria di Tripoli – arrestato su mandato della Corte penale internazionale per accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità perpetrati a partire dal febbraio 2015 – è stato liberato e riportato in Libia lo scorso 21 gennaio.

Come mai il ministro Nordio non ha sanato il vizio di forma con cui la Corte d’Appello ha scarcerato Almasri? Perché il guardasigilli non ha mai risposto alla procura che aveva inviato a via Arenula il fascicolo 24 ore prima la liberazione del torturatore? E ancora, perché dal Viminale è poi arrivato l’ordine di espulsione? Perché Almasri è stato inviato in Libia con un volo di stato? Queste sono solo alcune delle domande che nelle ultime due settimane hanno riguardato il caso.

Il ministro Nordio farà chiarezza anche sulle comunicazioni avute con la Corte dell’Aia, che ha criticato fortemente le autorità italiane.

L’informativa

Affollati i banchi del governo all’inizio dell’informativa del ministro Nordio: presenti, infatti, i ministri Tommaso Foti, Adolfo Urso, Roberto Calderoli, Gilberto Pichetto, Giuseppe Valditara e Luca Ciriani. Vuota la sedia centrale dove in genere siede la presidente del Consiglio. In Aula, oltre a una nutrita rappresentazione di sottosegretari, anche la segretaria Pd Elly Schlein, il leader M5S Giuseppe Conte, i coportavoce di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

Secondo il ministro, l’Interpol si era limitata a trasmettere una comunicazione senza presentare una domanda di estradizione. «Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è arrivato domenica 10 gennaio alle ore 9.30 con una notizia informale e l’arresto trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione». Anche l’atto della Corte penale internazionale, secondo il ministro, era pieno di criticità ed è arrivato «in lingua inglese, senza traduzione».

«Il ruolo del ministro non è solo di transito e di passacarte, è un ruolo politico: ho il potere e dovere di interloquire con altri organi dello Stato sulla richiesta della Cpi, sui dettagli e sulla coerenza delle conclusioni cui arriva la Corte. Coerenza che per noi manca assolutamente» ha continuato Nordio.

Durante il discorso di Nordio le opposizioni hanno pesantemente contestato il ministro. Il botta e risposta più forte con Angelo Bonelli dei Verdi: «Le avete lette le carte?» ha chiesto il Guardasigilli al leader di Avs. Ma il ministro ha anche accusato una parte dei magistrati di «sciatteria» e ha ribadito che la maggioranza è «compatta»: «Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Con questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo sciatto, questo rende il dialogo molto molto molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate…».

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Piantedosi, dal canto suo, ha ripercorso lo scambio di informative tra Interpol, Germania e Italia, sottolineando che la polizia tedesca avesse controllato Almasri – che pure non sarebbe mai stato un interlocutore del governo sulla questione dei migranti – senza nessun esito. La richiesta d’arresto per conto della Cpi sarebbe arrivata soltanto il 18 gennaio, tre giorni dopo il controllo del 15. 

Per quanto riguarda le modalità del rimpatrio – con l’aereo dei servizi predisposto in fretta e furia – per Piantedosi la regione sta nella pericolosità del soggetto: «La scelta delle modalità di rimpatrio – in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con governi diversi dall’attuale – è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l’espulsione di Almasri. In buona sostanza, si è reso necessario agire rapidamente proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato». 

Le inchieste

La scorsa settimana Giorgia Meloni aveva annunciato in un video pubblicato sui suoi canali social di aver ricevuto un avviso di garanzia con accuse di favoreggiamento personale e peculato per come è stata gestita la vicenda. 

Oltre a lei, destinatari dello stesso provvedimento, sono stati i due ministri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano. «Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire», aveva detto la premier attaccando il capo della procura di Roma Francesco Lo Voi e l’avvocato Luigi Li Gotti che ha sporto denuncia. Tuttavia, nella ricostruzione della premier ci sono omissioni e inesattezze. Infatti non si tratta di un avviso di garanzia, in quanto la procura si è limitata – dopo l’esposto – a trasferire gli atti al tribunale dei ministri come prevede la legge costituzionale 1/1989.

Lunedì 3 febbraio, invece, è arrivata una seconda denuncia. Questa volta da parte del cittadino originario del Sud Sudan Lam Magok Biel Ruei vittima di Almasri nel centro di detenzione di Mitiga gestito dal generale tripolino. Magok ha deciso di denunciare il governo per favoreggiamento. Nei giorni scorsi aveva denunciato in una conferenza al Senato le violenze subite dal generale libico e i suoi uomini e ha raccontato di essere stato ascoltato dalla procura della Corte penale internazionale (Cpi) che aveva aperto un fascicolo contro Almasri. «Mi aspetto che il governo riconosca l’errore di aver aiutato a fuggire uno dei peggiori criminali ricercati a livello internazionale. Mi aspetto che i giudici riconoscano questo errore e che il governo ammetta la sua responsabilità», aveva detto Magok a Domani.

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