Secondo l’ultimo report sulle acque in Ue, meno della metà dei corpi superficiali presenta un buono stato ecologico. “Gli Stati membri non riusciranno a raggiungere gli obiettivi al 2027”, si legge. L’agricoltura è tra le principali cause di inquinamento, ma preoccupano anche i consumi in aumento per effetto del cambiamento climatico. Nel frattempo è aperta la consultazione sulla nuova European Water Resilience Strategy
Le acque superficiali dell’Ue si trovano in una situazione “estremamente critica”. È quanto si legge nell’ultimo report sullo stato delle acque, pubblicato oggi dalla Commissione, secondo cui meno della metà (39,5 %) dei corpi idrici superficiali dell’Ue oggetto di valutazione presentava un buono stato ecologico e meno di un terzo (26,8 %) un buono stato chimico. Tra pressioni antropiche crescenti, diffusione di contaminanti noti come nitrati e mercurio e inquinanti emergenti come i PFAS, “emerge già chiaramente che il pieno rispetto degli obiettivi della direttiva quadro acque entro il 2027 non sarà conseguito”. Che gli Stati membri, cioè, non riusciranno a garantire entro quella data il ‘buono stato ambientale’ per tutti i corpi idrici. Molti di loro, si legge, stanno già facendo “ampio ricorso” alle esenzioni previste dalla normativa, “applicando obiettivi ambientali meno rigorosi o prorogando il termine” quando invece dovrebbero “aumentare il livello di ambizione e accelerare le azioni”. Anche alla luce delle sfide legate alla siccità e alla carenza idrica, che sulla scorta dei cambiamenti climatici “diventano sempre più pressanti in tutta l’Ue”, si legge.
Oltre a far emergere un divario di armonizzazione che ostacola il confronto tra i dati raccolti nei vari Stati, l’analisi dell’Ue, condotta su oltre 100 mila corpi idrici (97 000 superficiali e 15 000 sotterranei), ha fatto emergere un miglioramento quasi irrilevante nello stato ecologico delle acque, con quelle in buono stato passate dal 39,1% rilevato precedentemente (periodo 2007-2015) all’attuale 39,5%, mentre per lo stato chimico si passa dal 33,5% al 26,8%, a indicare “un deterioramento significativo”, dovuto con ogni probabilità a “a un migliore monitoraggio e a una migliore conoscenza”. Per quanto riguarda le acque superficiali gli inquinanti più diffusi restano mercurio e idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ma anche metalli, biocidi e pesticidi. Migliorano invece i corpi idrici sotterranei: quelli in buono stato passano dall’82,2 all’86%, con i nitrati a rappresentare il principale inquinante.
Se per le acque superficiali i principali fattori di pressione sono rappresentati da deposizioni atmosferiche (59 % dei corpi idrici) e cambiamenti idromorfologici dovuti a drenaggio e irrigazione (57%), è l’inquinamento provocato da agricoltura e allevamento a rappresentare il pericolo principale. La contaminazione da pesticidi, ma anche e soprattutto i fertilizzanti utilizzati nelle colture e i nitrati contenuti nelle deiezioni degli allevamenti colpiscono il 32% delle acque superficiali e fino al 59% dei corpi sotterranei interessati da pressioni (il 30% dei casi monitorati). Il lavoro per migliorare lo stato di salute delle acque, insomma, non potrà prescindere da quello per rendere più sostenibile il settore agroindustriale, cosa che negli ultimi anni ha rappresentato uno dei principali terreni di scontro tra istituzioni Ue e mondo produttivo. Non a caso il report, pur riconoscendo la necessità di “misure più radicali” ammette che queste “potrebbero essere politicamente difficili da adottare”. Altro dato preoccupante quello dei consumi, imputabili per il 59% proprio all’agricoltura e aumentati dell’8% rispetto al 2010 “in ragione della crescente domanda di irrigazione nell’Europa meridionale, dove la carenza idrica è aggravata dai cambiamenti climatici”. Trend che, si legge, richiede “una maggiore diffusione del riutilizzo dell’acqua in linea con il regolamento del 2020”, ma anche “colture più adatte alle condizioni idrologiche specifiche delle regioni” e “una migliore gestione del suolo”.
È in questo scenario poco incoraggiante che l’Ue ha lanciato ufficialmente la consultazione pubblica sulla futura European Water Resilience Strategy, il provvedimento che la Commissione presenterà entro il secondo trimestre di quest’anno per “rafforzare la sicurezza idrica dell’Europa preservando la qualità e la quantità d’acqua all’interno e all’esterno dell’Ue, rafforzando il vantaggio competitivo innovativo della nostra industria in questo settore e affrontando le cause profonde delle sfide, tra cui l’inquinamento, la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici”. Per partecipare alla call sarà possibile registrarsi sull’apposito portale fino al prossimo 10 febbraio. “Un approvvigionamento idrico pulito e affidabile è essenziale per i cittadini, per il nostro ambiente e per la prosperità delle imprese – ha dichiarato la Commissaria Ue all’ambiente Jessika Roswall, con delega anche alla resilienza idrica – on oltre tre quarti degli europei che sostengono l’azione dell’Ue per affrontare le questioni idriche, abbiamo un chiaro mandato ad agire. Quest’anno presenterò una strategia globale di resilienza idrica per affrontare queste sfide in modo integrato, migliorando la sostenibilità, la sicurezza e la competitività”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link