Si è celebrato martedì mattina il solenne pontificale della Madonna del Fuoco, presieduto dal vescovo Livio Corazza. All’altare c’erano pure il vescovo emerito Lino Pizzi, sacerdoti e diaconi della diocesi e il clero ortodosso e cattolico di rito orientale presenti in città. Nelle prime file, le autorità civili e militari di Forlì, con i rispettivi gonfaloni, senza tralasciare quello delle confraternite tra cui i salinari di Cervia che ogni anno rinnovano il loro legame con la Patrona. Numerosissimi i presenti alla funzione che hanno reso omaggio all’Immagine della Beata Vergine collocata ai piedi dell’altare maggiore in una cornice di fiori rossi e bianchi. Il vescovo ha esordito ringraziando tutti quanti hanno contribuito alla ricorrenza del Miracolo del 1428, testimonianza corale di affetto e di fede sempre vivi.
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Durante la messa, il vescovo Corazza ha precisato che questa festa “è il punto di arrivo di tante cose che abbiamo fatto in questi giorni”, come “la novena”, “i lumini sui davanzali”, la Fiorita dei bambini, la corona di fiori dei Vigili del Fuoco, l’apertura della chiesina del Miracolo, il pellegrinaggio dei salinari di Cervia, “solo alcune delle manifestazioni di fede e di amore per Maria”. Per il vescovo, infatti, lo scopo “vero e profondo di tutte queste manifestazioni” è “custodire la luce della fede in Gesù e alimentare la fiamma del suo amore”. Perché “solo l’amore di Cristo dona serenità e pace alle nostre famiglie, alle nostre vite, al mondo intero”.
“Nei giorni della novena – ha poi detto Corazza – abbiamo avuto modo di pregare per tante situazioni: per l’unità dei cristiani, per la giornata della memoria, per il dialogo fra le confessioni e le religioni, per la pace in Israele, in Palestina e nel mondo intero; abbiamo pregato per la vita. La vita nascente e la scarsità delle nascite”. E questo “perché Maria ci aiuti a vincere la società dell’angoscia purtroppo così vasta e preoccupante”. Tra i “segnali” della “società dell’angoscia”, monsignor Corazza cita “le guerre, le malattie, l’inverno demografico, la violenza nelle nostre comunicazioni e relazioni, le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici”. Quindi “abbiamo pregato perché il Signore ci aiuti a non lasciarci travolgere dall’angoscia chiudendoci nel nostro mondo”. In questo senso Maria è “donna della Speranza”.
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“Maria – ha spiegato il Vescovo – nella xilografia antica salvata dall’incendio che ha distrutto la piccola scuola del maestro Lombardino da Riopetroso, è rappresentata tre volte: la prima mentre ascolta la parola dell’Arcangelo Gabriele che le annuncia la Parola di Dio e lei pronuncia il suo sì, consapevole e senza tentennamenti; nella seconda scena, sotto la croce insieme con Giovanni e Maddalena, accoglie l’invito di Gesù di servire la Chiesa e, infine, con Gesù in braccio, raffigurata dalla luna illuminata dal sole che brilla sopra il capo del Figlio Gesù. Maria vive di luce riflessa”. Così “anche noi siamo chiamati ad ascoltare oggi, nelle tante circostanze della vita, la Parola del Signore, a dire il nostro sì alla chiamata di Dio”. Un “sì” di cui Dio ha “bisogno” perché “ciascuno di noi è oggi il Suo volto, le Sue labbra, le Sue braccia”. Il Signore, infatti, “ha bisogno di me che, come Maria, non mi tiri indietro nello stare accanto alle persone che soffrono”.
Essendo anche anno giubilare, il vescovo chiede di rileggere e mettere in pratica le opere di misericordia “per diventare segno di speranza per il mondo”, facendo brillare “il fuoco del servizio e della giustizia nella verità” secondo l’esempio di Maria. “Lasciamo che la luce di Cristo brilli nel nostro volto, – ha aggiunto il Vescovo – segno di speranza e di vicinanza di Dio al mondo”. Da cinque anni, inoltre, il 4 febbraio è anche Giornata mondiale della fratellanza umana universale, “una felice e provvidenziale coincidenza”, secondo monsignor Corazza che pertanto ha esortato: “Uniamoci, credenti e non credenti, per il solo fatto di essere pensanti di rinnovare il patto di umanità reciproca, nel nome di Maria di Nazaret”.
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