Made in Italy rischia conto salato nel caso di dazi Usa

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Mentre l’economia italiana si trova già in stagnazione, (nel quarto trimestre del 2024 il Prodotto interno lordo risulta invariato rispetto ai tre mesi precedenti), il possibile avvio di una guerra commerciale da parte dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Ue rischia di avere pesanti ripercussioni sull’export italiano verso gli Stati Uniti, con costi aggiuntivi stimati tra i 4 e i 9 miliardi di euro. Sono le stime dalla società di ricerca Prometeia, elaborate lo scorso novembre ma ben si adattano al momento attuale, in base alle quali il conto finale dipenderà dall’estensione delle misure protezionistiche. Nel 2024, secondo Uninpresa, gli scambi tra l’Italia e Stati Uniti hanno superato i 60 miliardi di euro.

Due scenari

Prometeia ha delineato due scenari principali per il Made in Italy. Nel primo scenario, che prevede un aumento mirato al 10% sui settori già tassati, l’aggravio tariffario sarebbe di circa 4,12 miliardi di dollari. Questo scenario colpirebbe in particolare il sistema moda, con un impatto previsto di 1,5 miliardi di dollari, seguito dalla meccanica con un miliardo e dall’agroalimentare e dagli autoveicoli, che insieme subirebbero un incremento di circa 600 milioni di dollari.

Nel secondo scenario, invece, si prevede l’applicazione di dazi generalizzati al 10% su tutti i prodotti. In questo caso, l’impatto salirebbe a 7,2 miliardi di dollari. I settori più colpiti sarebbero la meccanica, che registrerebbe quasi 2 miliardi di dollari in più, seguita dalla farmaceutica con un incremento di circa 400 milioni e dall’elettronica e dai mobili con un costo aggiuntivo di circa 150 milioni per settore. A questi valori andrebbero aggiunti i 2 miliardi di dazi già pagati nel 2023, portando il conto totale tra i 6 e i 9 miliardi.

L’Italia rischia dazi?

Donald Trump ha recentemente confermato l’intenzione di imporre dazi sui prodotti provenienti dall’Unione Europea, aggiungendo che l’Europa “ci ha trattati malissimo”. Tuttavia, non ha specificato tempistiche precise per l’applicazione di tali dazi, lasciando intendere che non ci sarà un’applicazione automatica delle imposte anche per l’Italia.

Alla domanda specifica di una giornalista sulla questione, Trump ha risposto: “Meloni mi piace molto, vediamo cosa succede”.

Un risposta che delineano il ritorno dei dazi selettivi. In altre parole, Trump ha delineato tariffe differenziate dal 10% al 25% sui prodotti europei, modulando le misure in base alla relazione con i singoli leader politici. L’obiettivo sembra essere quello di scoraggiare una risposta unitaria dell’UE, favorendo trattative bilaterali con paesi più inclini al compromesso, come dimostrato dai toni concilianti verso l’Italia

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Nel frattempo, la Commissione Europea ha espresso la sua determinazione a difendere gli interessi dell’UE e ha preparato contromisure nel caso in cui Trump decidesse di procedere con i dazi. L’UE sta valutando contromisure su Agroalimentare (carni bovine, cereali), Prodotti simbolo USA (Harley-Davidson, SUV di grandi dimensioni), Alcolici.

Scambi Ue-Usa

Nel 2023, gli scambi commerciali tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno mostrato un surplus di beni significativo a favore dell’UE, compensato parzialmente da un deficit nei servizi. Le esportazioni dell’UE verso gli USA hanno raggiunto i 503,8 miliardi di euro, con un incremento del 9,3% rispetto al 2022. Le importazioni dall’USA sono state di 347,1 miliardi di euro, generando un surplus commerciale in beni di 156,7 miliardi di euro. Tuttavia, la bilancia dei servizi ha registrato un deficit di 104 miliardi di euro secondo i dati Eurostat, o di 76,5 miliardi di dollari secondo le stime statunitensi.

Gli Stati Uniti sono stati il primo mercato di destinazione per le esportazioni dell’UE, rappresentando il 19,7% del totale, e il secondo fornitore per le importazioni, con il 13,7% del totale.

Tra i paesi dell’UE con il maggiore surplus commerciale spicca la Germania, con esportazioni per 157,7 miliardi di euro e un surplus di 85,8 miliardi di euro. Questo risultato è in gran parte attribuibile all’industria automobilistica e ai prodotti chimici, con aziende come BMW e BASF che giocano un ruolo cruciale. L’Italia segue con esportazioni pari a 67,3 miliardi di euro e un surplus di 43 miliardi di euro, specializzandosi in macchinari e automobili.

Per quanto riguarda i beni esportati dall’UE, macchinari e veicoli rappresentano il 41% del totale, seguiti dai prodotti chimici (27%) e da altri manufatti (21%). Dall’altra parte, le importazioni dall’USA sono dominate da macchinari e veicoli (31%) e prodotti energetici (30%), come gas naturale e petrolio.

Nel settore dei servizi, l’UE ha registrato un deficit principalmente a causa delle royalties pagate alle grandi aziende tecnologiche americane che hanno sede in Irlanda.

 

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