La svolta protezionistica di Washington preoccupa i mercati: crollano i titoli di auto e chip. Vertice informale a Bruxelles tra i leader europei
Dopo Messico, Canada e Cina, potrebbe toccare all’Unione europea dover fare i conti con la raffica di dazi di Donald Trump. Il nuovo presidente americano ha annunciato che innalzerà «molto presto» nuove barriere doganali sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Un grattacapo tutt’altro che trascurabile per i governi del Vecchio Continente, con un impatto stimato di 2-9 miliardi di euro solo per le imprese italiane. Oggi, lunedì 3 febbraio, i capi di Stato e di governo dei Paesi Ue si sono ritrovati a Bruxelles per un vertice informale. In linea teorica, il summit è unicamente dedicato al tema della difesa. Nella pratica, si è parlato soprattutto di come rispondere a un’eventuale guerra commerciale scatenata da Washington.
Le reazioni dei leader europei
Tra i primi a esporsi sulla questione c’è il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «In quanto area economica forte – ha detto al suo arrivo a Bruxelles – possiamo gestire autonomamente i nostri affari e rispondere ai dazi con dazi. Questo è ciò che dobbiamo fare e che faremo». Sulla stessa linea anche l’alta rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas. «Non ci sono vincitori nella guerra dei dazi, chi se la ride è la Cina», sentenzia l’ex premier estone, secondo cui i dazi avrebbero conseguenze negative «per i posti di lavoro e per i consumatori». A spingere per una risposta ferma e decisa da parte di Bruxelles è anche la Francia. «Se sarà attaccata» da un punto di vista commerciale, «l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire», dice Emmanuel Macron. E l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, continua l’inquilino dell’Eliseo, «ci deve portare a essere uniti e più concreti».
L’offerta di von der Leyen su Gnl e armi
Al momento, dagli Stati Uniti non è arrivata nessuna decisione ufficiale in merito all’introduzione di dazi contro l’Unione europea. I primi Paesi colpiti dalle politiche protezionistiche di Trump sono Canada, Messico e Cina: i primi due con una tariffa aggiuntiva del 25% sulle loro esportazioni verso gli Stati Uniti, la terza con una tariffa del 10%. Per scongiurare di fare la stessa fine, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha aperto alla possibilità che i Paesi europei inizino ad acquistare più gas liquido e armi americani. In questo modo, Bruxelles spera di placare la rabbia di Trump e i suoi desideri di riequilibrare gli squilibri commerciali tra Europa e Usa. «Non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, in sostanza non comprano quasi niente da noi», ha detto il tycoon nei giorni scorsi, descrivendo le azioni dell’Ue sul commercio internazionale «un’atrocità».
Il “piano B” di Bruxelles
Se la disponibilità di Bruxelles ad acquistare più Gnl e armi non dovessero bastare per convincere Washington a non introdurre nuovi dazi, l’Europa potrebbe decidere di rispondere al fuoco con il fuoco. Nel mirino di Bruxelles ci sarebbero soprattutto tre settori: agroalimentare; superalcolici come whiskey e bourbon (già bersagliati durante la prima presidenza Trump); Harley Davidson, Suv e pick-up. L’Europa, inoltre, potrebbe complicare la partecipazione agli appalti pubblici per le grosse aziende a stelle e strisce, come Microsoft o Tesla. A guidare l’ala dura è Parigi, con il ministro dell’Industria Marc Ferracci che chiede di varare un Buy European Act per incentivare gli acquisti tra confini continentali e ridurre la dipendenza dai prodotti americani. Resta da capire quale sarà il ruolo di Giorgia Meloni, uno dei leader europei che meno si sono esposti sulla questioni. La premier si è limitata a dire che una guerra commerciale tra Usa e Ue «non conviene a nessuno», ma potrebbe sfruttare la sua sintonia con Trump per fare da mediatrice tra le due parti.
Borse europee in calo: crollano auto e chip
In attesa di capire se e quando scatteranno i dazi americani contro l’Europa, la svolta protezionistica di Trump spaventa i mercati azionari. A metà giornata, Parigi e Francoforte cedono l’1,5%, Milano l’1,3% e Londra l’1,2%. In Asia, Tokyo ha chiuso in calo del 2,7% e Seul del 2,5%, mentre i listini cinesi hanno limitato le perdite. Sui listini europei crollano le auto (-4% l’indice Stoxx), con Stellantis (-6,3%), Volkswagen (-4,8%) e Bmw (-3,8%) che fanno registrare i cali più importanti. Le aziende appena citate possiedono stabilimenti in Messico e potrebbero risentire più di altri per i dazi introdotti da Trump nei giorni scorsi. A calare sono anche i titoli tecnologici (-3,3%) e minerari (-2,2%), mentre gli investitori si rifugiano nel dollaro e fanno perdere all’euro l’1,2% rispetto alla valuta americana.
Trudeau chiama Costa
Alla vigilia del vertice di Bruxelles, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha parlato al telefono con il primo ministro canadese Justin Trudeau. Al centro del colloquio, riferisce un’alta fonte europea, c’erano proprio i dazi imposti da Trump al Canada. «Entrambi i leader – spiega la fonte all’Ansa – hanno sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali Ue-Canada e hanno confermato la loro determinazione a continuare a lavorare insieme in tutti gli aspetti della nostra cooperazione in termini di relazioni interpersonali, commerciali e investimenti».
Foto copertina: EPA/Nicolas Tucat | Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e il presidente francese Emmanuel Macron al meeting informale dei leader Ue a Bruxelles, 3 febbraio 2025
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