Ilaria, il medico di famiglia che si dimette via social. «Stavo male e non avevo tutele. Meglio cambiare lavoro».

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di
Carlotta Lombardo

Ilaria Rossiello, 34 anni, specializzata in Medicina generale, ha dato le dimisioni su Instagram con un video virale. «La riforma per noi i medici di base? Bene per le tutele in materia di gravidanza e malattia ma non è sufficiente»

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«Cambio mestiere, sì! Anche se ero molto portata a fare il medico di famiglia, e lo dimostrano gli anni che ho dedicato alla professione, non lo sono però a fare la martire». 

Ilaria Rossiello, 34enne laureata in Medicina con specializzazione in Medicina Generale, ha dato così le dimissioni. Via social, e con un video Instagram dove spiega perché, dopo 5 intensi anni di professione in un ambulatorio medico a Montecosaro, nelle Marche, ha preferito cambiar vita. Titolo del reels: «Ci state facendo ammalare di lavoro». «Perché il carico lavorativo era ormai diventato  insostenibile e non era nemmeno gratificante, tanto da compromettere la mia vita personale – spiega -.  Avevo l’ambulatorio ma poi anche i domiciliari e la reperibilità. Mi fermavano in palestra, al bar, e il telefono squillava in continuazione. Non dormivo la notte e avevo l’angoscia. Stavo più male per il mio lavoro che per i problemi di salute che ho avuto. E se il lavoro ti crea più angoscia che una malattia, allora, è il momento di cambiare».




















































Per assicurare le cure ai suoi assistiti Ilaria non si è tirata indietro nemmeno quando i suoi problemi di salute avrebbero richiesto più tempo per ristabilirsi. «Al settimo giorno post operatorio sono andata al lavoro ma stavo male. Ho fatto oltre 100 accessi ma non potevo parlare e così l’ho fatto attraverso la segretaria e il mio compagno – racconta -. Quando c’è stato un problema di nuovo codice Elea per una ricetta, una paziente si è messa a urlare. “Se non apri la porta la sfondo io”, diceva. Non solo nessuno garantisce per la mia salute ma vengo pure aggredita».   

Come tutti i medici di medicina generale Ilaria è un lavoratore autonomo, pagato dal Servizio sanitario, ma senza tutele. Il passaggio dalla libera professione alla dipendenza del Ssn, sull’esempio di otto Paesi europei tra cui Svezia e Spagna, che verrà discusso in Parlamento le darebbe più tutele in materia di gravidanza e maternità, malattia, infortuni. «Certo. Se la modifica dell’impianto legislativo vigente andrà in porto, i medici di base diventeranno dipendenti del Ssn come già lo sono gli ospedalieri ma per una vera riforma della Sanità ci vorrebbe una rivoluzione totale – spiega-. Il sistema sta implodendo. Fateci fare i medici, non i burocrati. Fateci lavorare sulla salute e non sulla fase acuta della malattia. Siamo specialisti di medicina generale, medici di famiglia, e invece facciamo i tappabuchi. A forza di tenderla, la corda, prima o poi si rompe».

Soluzioni? «Ci vorrebbe un filtro fatto da infermieri e amministrativi che vada a scremare tutte le richieste che non sono mediche e cliniche senza che queste ricadano su di noi permettendoci invece di visitare, di prevenire, di fare i medici!». E la riforma? La voterebbe? «In realtà non è una risposta. All’atto pratico la ripartizione tra lavoratori autonomi e dipendenti del Ssn per noi non esiste perchè, oltre alle 5, 10, 15 ore al giorno in cui lavoriamo aggiungerebbe degli obblighi di orario». 

Non si sentirebbe però più tutelata, per le malattie o la maternità? «Sì, ma la riforma aumenterebbe il carico orario a medici che già fanno 70 ore di lavoro a settimana. Il calcolo su come ripartire le 38 ore settimanali di servizio da svolgere per legge viene fatto in base al numero degli assistiti: se sono sotto un certo numero i medici devono fare anche un tot di ore nelle Case della Comunità per svolgere mansioni che ancora non si sa bene cosa siano. Di fatto siamo dei liberi professionisti ma abbiamo il collo legato su due fronti: la spesa e l’organizzazione sanitaria e i pazienti. Io ne ho 1800. Che faccio? Ne curo solo un po’ e per le ore che devo lavorare? Faccio almeno 15 ore di laboratorio settimanali, ma già al secondo giorno le ho già finite tutte. Pardon, le avevo finite tutte. Ho dato le dimissioni.  Cambio vita. E per il momento, penso solo a ristabilirmi».

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3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 19:45)

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