«La macchina è innanzitutto lo strumento che mi consente di essere poetico. Se la rispetti, se ti metti in gioco con la macchina, allora forse puoi davvero dare vita a una macchina gioiosa – e con gioiosa intendo libera.»
Per quattro mesi le Navate di Pirelli HangarBicocca si sono riempite dei rumori prodotti dagli ingranaggi delle affascinanti “macchine inutili” di Jean Tinguely. Il 30 gennaio 2025, per celebrare i 100 anni dalla nascita dell’artista e i 25 anni di HangarBicocca, a questi suoni si sono sostituiti quelli del programma del Circo elettroacustico nell’immaginario di Jean Tinguely.
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Un Omaggio alla Creatività e alla Musica
Il concerto è stato in grado di unire arte visiva e musicale in un’esperienza unica. La performance musicale, realizzata in collaborazione con Ircam e con il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ha reso omaggio alla visione del rivoluzionario artista svizzero. Il concerto è diviso in quattro momenti musicali. Lo spettacolo si apre con Dialogue de l’ombre double, un pezzo per clarinetto messo in scena da Jérôme Comte, solista dell’Ensemble Intercontemporain. A seguire, un passaggio sonoro ispirato a Le Cyclop, un’opera monumentale situata in un querceto a sessanta chilometri da Parigi costituita da una testa d’acciaio, mille specchi e una costruzione di ingranaggi che interagiscono fra loro. Dopo un breve passaggio per clarinetto realizzato dal compositore Igor Stravinsky, il concerto si chiude con il giocoso Feu de Joie di Mikel Urquiza, portato in vita dall’Orchestra di Fiati del Conservatorio G. Verdi di Milano sotto la direzione di Sandro Satanassi.
Jean Tinguely: Il Maestro dell’Arte Meccanica e del Movimento
«Per me l’arte è una forma di rivolta manifesta, totale e completa. È un atteggiamento politico che non ha bisogno di fondare un partito politico.»
Jean Tinguely è l’artista che ha rivoluzionato il concetto di scultura e arte visiva, portando in scena il movimento come elemento centrale delle sue opere. Nato a Friburgo nel 1925, Jean Tinguely ha avuto un impatto sull’arte del XX secolo con l’ideazione delle sue macchine-sculture, assemblaggi meccanici funzionanti ma senza uno scopo definito: monumentali fusioni di ingranaggi e cinghie con il solo scopo di muoversi. L’arte di Tinguely è un omaggio alla meccanica nel suo valore estetico, non asservita a produrre altro effetto che quello di funzionare. Le sue opere spesso si caratterizzano per l’ironia e per un approccio che sfida i limiti tradizionali della scultura, dove l’elemento dinamico diventa parte integrante dell’opera. Il suo lavoro è stato anche una critica alla società moderna, un invito a riflettere sulla tecnologia, sul progresso e sulla condizione umana. Le sue famose “macchine inutili”, caratterizzate da movimenti frenetici e spesso paradossali, sono esempi perfetti della sua visione unica.
La Retrospettiva di Jean Tinguely a Hangar Bicocca
La retrospettiva dedicata a Jean Tinguely, in corso presso HangarBicocca fino al 2 febbraio 2025, ha offerto al pubblico un’opportunità imperdibile di scoprire l’evoluzione artistica di uno dei più grandi innovatori del XX secolo. La mostra ha esposto una selezione delle sue opere più iconiche, dalle macchine-sculture più famose a progetti scultorei che raccontano la sua evoluzione creativa. L’esposizione ha mostrato la complessità e la potenza del lavoro di Jean Tinguely, mettendo in luce non solo l’aspetto meccanico, ma anche il messaggio filosofico e sociale che l’artista intendeva trasmettere attraverso le sue opere. La presenza di queste sculture nel contesto del concerto ha creato un’esperienza immersiva, dove il pubblico può osservare dal vivo l’opera dell’artista e, al tempo stesso, immergersi in un ambiente sonoro che fa dialogare le sue creazioni con la musica. Questo connubio tra visivo e sonoro ha amplificato la comprensione delle sue macchine come opere vive, in continua interazione con il mondo che le circonda.
Un dialogo fra doppi: il clarinetto
Dialogue de l’ombre double è una composizione di Pierre Boulez, scritta tra il 1984 e il 1985, con la collaborazione di Andrew Gerzso per la parte di mixaggio. Il titolo, Dialogue de l’ombre double, richiama diversi riferimenti culturali e artistici.
«L’idea principale era per me un’opera in cui si alternassero un musicista presente ed uno assente: ne conseguì tutto il resto. Il musicista presente suona sei strofe, mentre l’assente, diciamo il clarinetto “doppio” (non perché ci siano due clarinetti, ma “doppio” nel senso specifico della parola, il fantasma, come Doppelgänger in tedesco) suona le transizioni tra l’una e l’altra strofa. Vi sono dunque sei sezioni e cinque che fanno da interstizi.»
Quest’opera di Pier Boulez esplora la memoria sonora attraverso spazi acustici stratificati e dinamiche che evocano una dimensione quasi immortale del suono. Il dialogo tra il clarinetto dal vivo e la sua “ombra” elettronica crea un gioco di riflessi e contrasti che ridefinisce il concetto stesso di performance musicale. E di Doppelgänger si parla, proprio perché la parte registrata che interagisce con il solista è stata suonata ed incisa precedentemente dallo stesso Jérôme Comte. Il clarinettista si muove davanti al pubblico, fermandosi come in una processione religiosa alle sei “stazioni” dei sei diversi spartiti che suona per rispondere alla sua controparte. Il suono del clarinetto doppio è riprodotto in quadrifonia: lo spettatore si ritrova a girarsi a destra, poi dietro, poi verso Jérôme Comte stesso, incapace di intercettare un punto fisso da cui provenga il suono.
Fuoco di gioia
Feu de joie è un’opera per fiati dedicata dal suo compositore Mikel Urquiza alla piazza Stravinskij.
«È un luogo emblematico di Parigi, con da una parte il passato (la chiesa di Saint-Merry) e dall’altra il presente (Centre Pompidou) e sottoterra la ricerca del futuro (l’Ircam). La fontana di Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely sfrutta questo incrocio attingendo alle reminiscenze mitiche, ma sviluppando una visione artistica moderna che interagisce con i passanti: non c’è alcun gesto monumentale. (…) In questo incrocio armonioso di epoche e di stili, ma soprattutto nella leggerezza della loro coesistenza (…) si potrebbe riconoscere, secondo me, un tratto caratteristico della città di Parigi.»
La musica scritta da Mikel Urquiza è giocosa, divertente. Anche all’orecchio di un profano sono perfettamente intercettabili citazioni alle grandi opere di Modest Petrovič Musorgskij (La grande porta di Kiev per la suite Quadri di un esposizione – titolo che peraltro ironicamente richiama gli spazi espositivi in cui il concerto prende vita), fuse con brani popolari e più basso tono (La vie en rose). I fiati si alternano, litigano fra loro e si rispondono, ripetendo la stessa sequenza più volte o perfino suonandosi sopra. E mentre i clarinetti ancora intonano le note cantate da Edit Piaf, le trombe riprendono The Merry-Go-Round Broke Down, il motivetto della sigla dei Looney Tunes. Alla fine del concerto, l’orchestra abbandona gli strumenti musicali, ed accompagnata dalle percussioni comincia a battere su pentole, bicchieri e tazzine sbeccate. Il suono diventa rumore: metallico, meccanico. L’orchestra stupisce e fa sorridere; poi muta, trasformandosi infine in un ingranaggio di Cercle et Carré-Éclatès, l’opera di Jean Tinguely posta alle sue spalle.
In copertina: Jean Tinguely Méta-Maxi, 1986 – Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 – On loan from the Mercedes-Benz Art Collection – Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano
Jean Tinguely: © SIAE, 2024 | Foto Agostino Osio
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