I social palcoscenico dei nuovi mostri

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Pochi giorni fa una influencer australiana Allanah Harris, che sulla pagina TikTok “Harris Family” raccontava la vita della sua famiglia, del marito e dei loro quattro figli, è stata accusata, al termine di una lunga indagine, di aver avvelenato la figlia per ricavarne soldi. La donna avrebbe somministrato farmaci alla bambina di un anno per diversi mesi, fingendo che fosse malata terminale, raccogliendo oltre 60.000 dollari sui social. Il procuratore che la accusa ha dichiarato: “Ha fatto tuto per fama e denaro”. UN fatto di cronaca, forse non dissimile da altri, che testimoniano di un lato oscuro che scorre sotto la pratica di alcuni miliardi di persone di usare i social per mostrare qualcosa della propria vita. Una vita che è monetizzata, sia per i guadagni di Meta, tiktok o X, ma anche una vita che gli stessi utenti possono monetizzare.

È il cuore politico e antropologico che coglie “Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro” l’ultimo testo di Emanuele Aldovrandi, drammaturgo con diversi premi alle spalle (l’ultimo 2023 Premio Hystrio alla drammaturgia) che nei suoi testi ha toccato altre volte temi sociali, collettivi, non senza una tensione verso il grottesco, come in “L’estinzione della razza umana”.
In questo ultimo lavoro di cui cura anche la regia, Aldovrandi va al cuore della distorsione che provoca nella nostra vita l’uso di un costante sdoppiamento rappresentativo di noi stessi attraverso i social e lo fa puntando dritto, con feroce volontà satirica, anche al risvolto economico (e al sogno di arricchimento) che i social portano con sé e che in questo caso deformano la vita di una coppia normale, Ferdinando (Tomas Leardini) un apicoltore e con la moglie Marta (Serena De Siena)  vive in campagna fuori Roma insieme alla figlia di lei, Emma, che ha sei anni. Sulla scena lo troviamo con la tuta che manovra grandi favi rettangolari, gialli, usati anche come quinte mobili dietro cui si muovono entrano ed escono i personaggi, che diventeranno dei “quadri” l’oggetto simbolo della storia, via via che si snoderà con Ferdinando nei panni qua e là di narratore.

L’impulso lo dà la moglie Marta, che cova un desiderio di riscatto per sé e che trasferisce alla figlia, pensa i banali disegni di Emma siano dipinti di valore e che la bambina potrà diventare “ricca e famosa “. Per questo cerca di irretire Chiara (Silvia Valsesia) attrice e famosa influencer, nonché madre di Blu, bambina cieca e compagna di asilo della figlia. Basterà un post di Chiara, pensa Marta, e “i quadri” di Emma si venderanno “perché è così che funziona”. Aldovrandi costruisce così le premesse di una commedia degli equivoci al tempo dei social per dipanare poi le conseguenze amare e comiche, nei rovinosi imprevisti, creati da Carlo (Giusto Cucchiarini), cognato di Marta, uno scacchista maniacale e goffo che fa scoprire la tresca di Marta. Lo scioglimento degli equivoci però non c’è, sebbene alla fine i quadri si venderanno effettivamente, ma è un finto lieto fine mischiato da amarezza.  Il testo si trasforma, con virate sia verso l’apologo morale che la commedia nera da “nuovi mostri”, oppure al conflitto drammatico conflittuale: dallo scontro tra Chiara e Marta su come si conquista realmente “la fama” (con il sacrificio, obietta Chiara a cui Marta invece rimprovera di essersi fatta notare perché ha sfruttato sui social la menomazione della figlia per farsi notare) o il dialogo stralunato tra Carlo e Ferdinando su cosa sia nel mondo dell’arte “essere veramente bravi” e cosa sia “bello” e cosa no. Aldovrandi ha mostrato sempre talento per i dialoghi, qui  innesta tra battute comiche, che fino a un certo punto prevalgono, con segmenti riflessivi sull’estetica affidati ai personaggi, o barlumi di critica sociale mentre in altri momenti emergono momenti agri e drammatici (specie nel personaggio ottusamente disperato di Marta) ma come se non fossero ben amalgamate le varie anime drammaturgiche e questo mancato equilibrio  del tratteggio dei personaggi, pur nella loro natura grottesca (ma come se avessero qualcosa di troppo astratto) influenza anche il tono recitativo.

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La commedia psicologica dell’inizio, vira verso l’ironia sofisticata e intellettuale,  e finisce poi nel confronto drammatizzato tra madri. Una sfida che getta una luce sinistra, di irrimediabile egoismo, alla luce della ferocia di una società in cui è solo la fama la moneta corrente (e un finale cupo, però appesantito da una coda tipo monito morale, della voce fuori campo della bambina, forse creata da loro, forse un innesto registico, forse sognata, in ogni caso una coda che inciampa in un moralismo non necessario).

I quattro attori lo interpretano con professionalità, qualcuno più convincente (Cucchiaini esilarante e coi tempi giusti) altri o con tasso di energia al ribasso o in eccesso, ma sulla carta sono più dei personaggi portatori di una tesi che di psicologie. Forse ci sono troppe cose – il disagio sociale e la cinica disperazione, le arbitrarietà del mondo dell’arte – “basta fare un’opera poi il senso si trova” – e su tutto i social come totalitarismo invadente di ogni cosa. Aldovrandi è un acuto osservatore del mondo e crede molto nel testo (nella sua storia artistica ora anche un romanzo “Ill nostro grande niente”, Einaudi). Da questo punto di vista non mancano momenti serrati e brillanti, ma forse in questo caso il rilievo che si può fare alla pièce è su ciò che sembra in eccesso anziché su quello che manca. Questa predominanza del testo si nota anche nella regia che non ha particolari caratterizzazioni, tutti sono quasi sempre in scena, non assumono particolare rilievo i movimenti. Più quelli della scenografia dei rettangoli gialli, ma non c’è molto altro, come se al regista interessasse focalizzare i temi e stimolare lo spettatore puntando sul testo, con i suoi molteplici aspetti che rischiano però di sovraccaricare i novanta minuti di spettacolo. 

Prossime date: Roma Spazio Diamante 13-16/02; Melzo (MI),Teatro Trivulzio 19/02 Firenze, Cantiere Florida 21-22/03; Parma, Teatro Al Parco 28/02; Napoli, t. Bellini 11-16/02; Trieste, O.Bobbio 18/03: Manfredonia (FG) Comunale 27/03 



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