Germania, Merz guadagna ancora terreno

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Fine settimana di manifestazioni. Alla porta di Brandeburgo a Berlino, in 160mila almeno (secondo le stime attendibili della polizia), si ritrovano a urlare contro l’Afd, il partito dell’estrema destra. Urlano «Wir sind die Brandmauer», siamo noi la barriera antincendio il muro contro neonazisti e razzisti, sdoganati al Bundestag, per colpa di tutti gli altri partiti. La mozione di Friedrich Merz è passata solo grazie ai voti dell’estrema destra. Lo slogan, ripetuto per ore domenica, è una citazione storica. Nell’89, prima che cadesse il Muro, i tedeschi dell’est scesero in strada, rischiando la galera, proclamando «Wir sind das Volk», noi siamo il popolo. Furono i cittadini a far cadere il regime, mentre le grandi potenze stavano a guardare.

Ma erano appena qualche centinaio a protestare innanzi alla sede della Cdu, a un chilometro dalla Porta di Brandeburgo, a inveire contro Merz, che sarebbe troppo arrendevole per opportunismo verso l’Afd. E si protesta anche contro verdi e socialdemocratici, che votando contro le proposte per fronteggiare l’immigrazione incontrollata, hanno lasciato via libera agli estremisti. I giornali li accusano di aver ripetuto l’ errore dei partiti democratici durante la Repubblica di Weimar che litigando tra loro finirono per condurre al potere Adolf Hitler.

Più di novant’anni dopo, la nuova Führer è una signora bionda, Alice Wedel, orgogliosamente lesbica, che è apparsa innanzi alla telecamere in scarpe da tennis. A venti giorni dal voto (23 settembre) è caduto un tabù. Finora non si lasciava parlare alla tv di Stato i politici dell’Afd. La conduttrice Caren Miosga ha cercato di metterla in difficoltà: «Perché storce gli occhi quando ricordo la Shoah?». «Questo lo dice lei, a me non sembra», ribatte l’ospite. La storia come un duello tra signore. Wedel continua: «I tedeschi ne hanno abbastanza di essere prigionieri del passato». In questo ha ragione: si ha l’obbligo di non dimenticare le colpe ormai di nonni e bisnonni, ma la stragrande maggioranza dei tedeschi è ormai nata dopo la guerra, non vogliono sentirsi personalmente colpevoli.

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Sono sicuro che il talk-show non ha fatto perdere né guadagnare un voto a Frau Wedel. L’80 per cento vota l’Afd perché deluso dagli altri partiti, ma un venti per cento di neonazi è sempre troppo. Tanto rumore per nulla, o quasi, si potrebbe commentare. I giochi sembrano fatti. Secondo i sondaggi, ogni giornale o rete televisiva ne cita uno diverso ma con poche differenze, la Cdu/Csu risale di un punto, dal 29 al 30, l’Afd rimane salda al 20. La Spd del cancelliere Scholz guadagna mezzo punto, al 16, come i verdi al 13. Il Bws, il partito di Sahra Wagenkencht risale al 6, dovrebbe farcela a superare lo sbarramento del 5, sempre in bilico i liberali e la Linke, tra il 4 e il 5. L’elezione potrebbe essere decisa dai piccoli, poche migliaia di voti decideranno se resteranno fuori, o conquisteranno decine di deputati, Sarà un Bundestag con quattro partiti o con sette? Sahra è impegnata in un tour per il paese, il suo partito è nato un anno fa e non ha ancora strutture nazionali: «Non lasciamo che l’Afd sia l’unica voce all’opposizione al Bzndestag», ammonisce.

Lunedì si è riunita a congresso la Cdu/Csu. Alla vigilia si diceva che Merz traballasse, accusato di aver provocato il disastro, accettando i voti dell’Afd. Invece è stato votato all’unanimità. Anche Markus Söder, il leader della Csu, i cristianosociali, che si presentano solo in Baveira, gli ha ribadito la sua piena solidarietà. Di solito, la Csu è in disaccordo con la più forte Cdu. Merz ha alzato la voce: mai collaborerò con l’Afd. Colpa di verdi e socialdemocratici che hanno votato contro. Sarà il nuovo Cancelliere, ma con chi governerà? «Mai con i verdi», assicurano Merz e Söder, «sono i colpevoli del fallimento dell’ultima coalizione, e hanno aggravato la crisi economica». Ma sarà difficile stare insieme con la Spd dove prevale la base estremista. Ora anche Olaf Scholz è per la linea dura contro gli immigrati, e perfino il verde Robert propone l’espulsione immediata di chi compie reati. Ma perché non hanno fatto nulla negli ultimi tre anni al governo?Scholz, non può sperare di vincere, al massimo diventerà vicecancelliere e ministro degli esteri, sotto Merz. Una retrocessione. Dovrebbe dimettersi dopo la sconfitta, come fece Gerhard Schröder battuto nel 2005 da Angela Merkel. L’instabilità e la crisi economica della Germania non sono solo colpa dei profughi.



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