Boom del biologico in Italia: mercato a +135%, ma sei sicuro di cosa stai acquistando?

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


Il settore biologico in Italia ha raggiunto un valore di 9,1 miliardi di euro nel 2023, con una crescita dell’8,7% rispetto all’anno precedente. Il comparto deve, però, fare i conti con la concorrenza della grande distribuzione, il calo dei negozi specializzati e il pericolo del greenwashing

Negli ultimi dieci anni, il mercato biologico italiano ha vissuto un’espansione senza precedenti, crescendo del 135% rispetto al 2014 e raggiungendo un valore complessivo di 9,1 miliardi di euro nel 2023. Nonostante le difficoltà economiche e le sfide legate alla concorrenza con la grande distribuzione, il biologico continua a rappresentare un modello produttivo in forte espansione, capace di fornire un contributo alla transizione ecologica e alla riduzione dell’impatto ambientale dell’agroalimentare.

Ma cosa significa “bio”? Il termine “agricoltura biologica” – spiega l’Associazione italiana per l’Agricoltura Biologica – indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.

Numeri e trend dell’espansione

Secondo il Rapporto Bio Bank 2024, i consumi domestici di prodotti biologici hanno raggiunto nel 2023 i 4,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, la ristorazione biologica ha registrato una crescita ancora più significativa, con un aumento del 18%, portando il valore del settore a 1,3 miliardi di euro. Anche l’export si conferma un pilastro fondamentale del comparto, con un valore che ha toccato i 3,6 miliardi di euro (+8% sul 2022 e +156% rispetto al 2014), posizionando l’Italia come leader europeo nell’export di prodotti bio.

Tuttavia, il mercato sta attraversando profonde trasformazioni. La grande distribuzione organizzata (GDO) ha guadagnato sempre più spazio, accaparrandosi il 58% delle vendite di prodotti bio, a scapito dei negozi specializzati, la cui quota è scesa dal 36% al 23% in dieci anni.

Il calo delle attività bio e il rischio greenwashing

Se da un lato il mercato bio cresce, dall’altro il numero di attività specializzate registra una flessione del 5,6% nel 2023. I negozi biologici e i ristoranti specializzati faticano a reggere la concorrenza della GDO, che offre una vasta gamma di prodotti bio spesso a prezzi più competitivi.

Un’altra criticità riguarda il settore della cosmesi bio, che sta vivendo un periodo di incertezza a causa dell’assenza di una normativa europea unificata e della diffusione del greenwashing. La mancanza di standard chiari permette a molte aziende di etichettare i propri prodotti come “naturali” o “sostenibili” senza rispettare i criteri rigorosi del biologico certificato, minando così la fiducia dei consumatori.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il biologico e la transizione ecologica

Secondo il rapporto, il biologico rappresenta un pilastro fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. “L’agroalimentare è responsabile di oltre un terzo delle emissioni globali di gas serra” e la conversione verso pratiche agricole più sostenibili è imprescindibile per ridurre l’impatto ambientale. Dal 1995 al 2024, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è passata da 361 ppm a 427 ppm, un dato che evidenzia l’urgenza di soluzioni efficaci.

In questo contesto, si legge nel rapporto, il biologico assume un ruolo importante: grazie all’uso limitato di pesticidi e fertilizzanti di sintesi, contribuisce a migliorare la fertilità del suolo e a tutelare la biodiversità. Tuttavia, per mantenere questa centralità, il settore deve affrontare nuove sfide, tra cui la necessità di una maggiore regolamentazione e un’adeguata valorizzazione della filiera.

Le regioni leader del biologico

Sul territorio italiano, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano le regioni con il maggior numero di attività bio (rispettivamente 519, 426 e 333), mentre Trentino-Alto Adige, Marche ed Emilia-Romagna primeggiano per densità. L’Italia si posiziona inoltre al primo posto in Europa per numero di aziende di trasformazione biologica (23.600 su un totale di 92.000), al primo posto per produttori agricoli bio e al terzo posto per superfici agricole dedicate al biologico, con 2,4 milioni di ettari.

Nuove sfide normative: il caso del “decreto ammazza-bio”

Uno degli ostacoli principali per il futuro del biologico in Italia riguarda il quadro normativo. La recente proposta di decreto ministeriale sulle contaminazioni accidentali nei prodotti biologici, nota come “decreto Ammazza-bio“, ha sollevato un acceso dibattito tra produttori e ambientalisti.

Le nuove norme, più restrittive rispetto agli standard europei, impongono agli agricoltori di dimostrare l’assenza di dolo in caso di contaminazione, un onere che potrebbe penalizzare fortemente il settore e favorire l’agricoltura convenzionale. L’armonizzazione delle normative nazionali ed europee diventa quindi una priorità per garantire un mercato equo e sostenibile, in grado di proteggere i produttori onesti e mantenere alta la fiducia dei consumatori.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link