Il derby di Milano presentava prima del fischio un canovaccio conosciuto. Tra le due squadre c’erano sedici punti di distacco in classifica ma la squadra che stava sotto e che era teoricamente sfavorita, il Milan, aveva vinto i due precedenti derby giocati in questa stagione. Il primo, a settembre, nella gara di andata in campionato, un gol all’ultimo minuto di Gabbia aveva regalato al Milan di Fonseca una vittoria inaspettata e salvifica.
Un mese fa, nella finale di Supercoppa Italiana, il gol al terzo minuto di recupero di Tammy Abraham aveva completato un’incredibile rimonta dei rossoneri guidati solo da qualche giorno da Sergio Coinceção. La storia si è ripetuta anche in questo terzo derby in stagione – con la possibilità concreta di giocarne altri due agli ottavi di Champions League – anche se a parti invertite. Ancora una volta una rete allo scadere della partita ha cambiato il risultato, ma stavolta a beneficiare del gol nei minuti di recupero è stata l’Inter.
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IL PIANO GARA DEL MILAN
Il piano gara di Coinceção sembrava volere ricalcare l’approccio già visto a Riyad, con una disposizione difensiva flessibile nelle posizioni e nell’altezza della pressione, e una fase offensiva orientata alla verticalità e alla ricerca delle transizioni veloci.
In fase di non possesso la disposizione in campo e l’atteggiamento degli uomini di Coinceção mutava in funzione dell’altezza della pressione. Con il pressing alto il Milan provava a prendere ad uomo i tre difensori del 3-5-2 avversario coi tre giocatori offensivi – Abraham, Pulisic e Leão – alzando uno dei centrocampisti – più spesso Bennacer – su Çahlanoğlu. Come sottolineato dallo stesso Coinceção nelle interviste post-partita, però, il pressing alto rossonero è spesso andato a vuoto, aprendo varchi alle spalle della prima linea di pressione. Un contesto con cui l’Inter va a nozze. In particolare, alzando Bennacer su Çahlanoğlu, Reijnders si ritrovava con troppo campo da coprire in orizzontale, anche perché i centrali – impegnati dalle due punte avversarie – non potevano alzarsi per prendere uno tra Mkhitaryan e Barella.
Il Milan prova a pressare alto, con Bennacer che si alza su Çahlanoğlu, mentre i tre giocatori offensivi hanno come riferimento i tre difensori dell’Inter. Alle spalle della pressione Reijnders è preso in mezzo tra Barella e Mkhitaryan. Abilmente Sommer riesce a trovare il centrocampista armeno con un bel passaggio, e a quel punto l’Inter è libera di condurre fino alla trequarti avversaria dove riuscirà concludere con Lautaro Martinez.
Le difficoltà del Milan nel gestire gli spazi alle spalle della prima pressione ha suggerito a Coinceção un approccio più prudente e un baricentro più basso. Il Milan quindi ha iniziato a disporsi ad altezza media con un 4-4-2 pensato per coprire gli spazi e che spesso si trasformava in 5-4-1. Musah, infatti, da esterno destro si abbassava sulla linea dei difensori per controllare Dimarco, e Pulisic si abbassava a centrocampo lasciando la posizione al fianco di Abraham.
Nelle prime fasi dell’azione dell’Inter il Milan si dispone con un 4-4-2 che controlla gli spazi. Quando l’Inter riesce ad alzarsi e a consolidare il possesso nella metà campo avversaria, i rossoneri si muovono verso un 5-4-1.
Il “nuovo modulo” è riuscito a tappare qualche buco. La linea a cinque permetteva al Milan di gestire l’ampiezza dell’attacco nerazzurro senza perdere la superiorità numerica in zona centrale contro Lautaro e Thuram. Un contesto che ha permesso a Tomori e Pavlovic di giocare una partita particolarmente aggressiva. Il serbo ha vinto i 2 duelli ingaggiati con Lautaro Martinez e 6 dei 7 di quelli ingaggiati con Thuram. Tomori ha vinto 2 duelli su 4 con Lautaro e 4 su 5 contro Thuram.
Il 5-4-1 ha permesso anche a Leão di rimanere più alto, senza doversi preoccupare dalla posizione di Dumfries. In questo modo, il portoghese era più pronto per le transizioni, l’unica vera arma del Milan per fare male alla difesa dell’Inter. E infatti le migliori occasioni, compresa quella che ha portato al gol del vantaggio rossonero, sono nate da ripartenze in campo aperto guidate dalla corsa di Leão.
Nella gallery qui sopra potete vedere un paio d’esempi. Il primo riguarda un’azione avvenuta cinque minuti prima del gol del vantaggio del Milan. Reijnders recupera palla al limite della propria area di rigore e Leão attacca immediatamente la profondità. Il centrocampista olandese, però, sbaglierà la misura del filtrante, permettendo a Pavard di recuperare il pallone con un grande intervento in scivolata. In occasione del gol, invece, Leao verrà raggiunto da Theo Hernandez dopo la palla recuperata con volontà ed intelligenza da Abraham su Çahlanoğlu.
LE RISPOSTE DI SIMONE INZAGHI
L’Inter, dal canto suo, ha inizialmente provato ad attaccare gli avversari utilizzando a proprio favore l’ampiezza concessa dal blocco compatto al centro degli avversari. La squadra di Simone Inzaghi, quindi, ha spesso provato a raggiungere gli esterni, posizionati alti alle spalle dei terzini avversari, per poi tornare al centro dopo avere spostato il blocco difensivo avversario. Oppure ha cercato di muovere la palla sul lato debole con il consueto meccanismo da quinto a quinto. Il gol annullato a Dimarco al settimo minuto di gioco è nata proprio in questo modo, con una palla giocata esternamente sul terzino sinistro dell’Inter che, di prima, ha trovato sul lato opposto Dumfries.
Il 4-4-2 del Milan protegge il centro. L’Inter cerca gli esterni posizionati alti.
Quando il Milan ha cominciato a difendere l’ampiezza con il suo 5-4-1 difensivo, l’Inter si è ritrovata senza quest’arma, e anche senza quella dell’attacco in spazi ampi alle spalle della pressione, che sono evaporati nel momento in cui la squadra di Conceicao ha abbassato il baricentro. Per queste ragioni, dopo i primi minuti anche l’Inter ha optato per un approccio più prudente, lasciando più spesso il possesso palla al Milan. L’idea era quella di togliere agli avversari l’arma delle transizioni e di attaccare a sua volta in campo grande.
Dalle scelte dei rispettivi allenatori è nato lo stallo che ha caratterizzato la prima mezz’ora di gioco, in cui le due squadre hanno tirato in porta solamente 4 volte – 2 a testa – e in maniera tutt’altro che pericolosa. La prudenza dell’Inter ha pagato da un punto di vista difensivo, dato che il Milan non aveva molte idee su come attaccare la difesa schierata dei nerazzurri, ma ha spuntato la fase offensiva.
La partita si è sbloccata quando l’Inter ha deciso nuovamente di rialzare i ritmi. Negli ultimi 15 minuti del primo tempo la squadra di Inzaghi è riuscita a calciare tre volte verso la porta di Maignan, aprendo però varchi pericolosi per la transizione offensiva avversaria. È così che il Milan è arrivato al gol del vantaggio di Reijnders.
IL SECONDO TEMPO
Arrivato all’intervallo in vantaggio di un gol, Coinceção ha messo Jiménez al posto di Bennacer, ufficializzando il passaggio al 5-4-1. Il nuovo entrato si è posizionato sulla fascia destra, con Musah al fianco di Reijnders. Una mossa forse diretta ad aumentare l’atletismo della squadra e a migliorare la pressione sui portatori di palla nerazzurri.
L’Inter dal canto suo ha cercato di forzare i ritmi offensivi, ma senza troppo successo. La migliore occasione per i nerazzurri è capitata a inizio ripresa tra i piedi di Lautaro Martinez, che da ottima posizione ha calciato centralmente.
Di fronte all’impotenza della propria squadra, Inzaghi ha provato a cambiare le carte in tavola. Al quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo ha quindi deciso di operare un triplo cambio, sostituendo i due braccetti – Pavard e Bastoni – con Bisseck e Carlos Augusto, e Çahlanoğlu con Zielisnki. Se la sostituzione del mediano turco era verosimilmente dovuta alla tenuta atletica del numero 20 nerazzurro, al rientro dopo un infortunio al polpaccio, la sostituzione di Pavard e Bastoni probabilmente era diretta ad aggiungere dinamismo, provando a smuovere le cose con le sovrapposizioni interne ed esterne dei suoi braccetti. La mossa è riuscita soprattutto sul lato sinistro della difesa milanista, con Bisseck, pur senza aumentare di molto la pericolosità della propria squadra.
Il Milan nel terzo centrale del secondo tempo è sembrato addirittura più a suo agio, incrementando il proprio possesso palla e giocando lunghe fasi di palleggio di alleggerimento. Inzaghi ha provato quindi a cambiare ancora, schierando Frattesi al posto di Mkhitaryan e inserendo, in maniera piuttosto sorprendente, Zalewski per Dimarco, una mossa che alla fine si rivelerà vincente. Il Milan, tuttavia, ha continuato a reggere bene, con l’unica eccezione delle palle inattive, dove soffriva la strabordante fisicità dei nerazzurri. Bisseck e Thuram hanno colpito lo stesso al palo in due occasioni diverse, entrambe originate da un corner battuto dalla destra.
Nonostante questo, il Milan ha gradualmente esaurito il serbatoio delle energie. Coinceção ha provato a porre rimedio operando i quattro cambi rimanenti (prima Camarda e Terraciano per Abraham e Musah, poi Chukwueze e Gabbia per Pulisic e Leão, spostando Jimenèz nel ruolo del portoghese e Walker come quinto di destra) ma senza riuscirci. Nei minuti finali il Milan è andato in apnea e ha iniziato a concedere occasioni pericolose. Prima con due cross dalla sinistra, prima di Zalewski poi di Thuram, non ben contrastati da Walker, e che hanno portato alle due clamorose occasioni per Dumfries (una finita nuovamente sul palo). Poi, di nuovo con un’azione sugli sviluppi di un corner, con un ottimo cross di Bisseck che ha raggiunto Zalewski, solo sul secondo palo. L’ex terzino della Roma, appena arrivato a Milano, ha completato l’opera con un assist di petto per De Vrij e il resto, come si dice, è storia.
Il Milan esce con l’amaro in bocca dal campo e l’impressione che ci siano ancora diversi limiti strutturali. La coperta sembra ancora troppo corta, e basta alzare il pressing per aprire delle crepe in difesa, e ad oggi la pericolosità della squadra è limitata alla verticalità di Leão e alle conduzioni di Reijnders. L’arrivo di Santiago Gimenéz potrà forse dare una mano aumentando la qualità al centro dell’attacco ma sembra che manchi ancora qualcosa, soprattutto a centrocampo.
Anche l’Inter, nonostante il gol nel finale, esce comunque con sensazioni contrastanti. Non è una buona notizia che l’Inter sia stata neutralizzata così facilmente dal Milan, almeno su azione di gioco, e viene da chiedersi se ridurre la fluidità posizionale nei big match sia davvero una buona idea. Non voglio minimizzare le molte occasioni create dalla squadra di Inzaghi, arrivate soprattutto su palla inattiva, ma per le ambizioni che ha l’Inter è lecito farsi questo tipo di domande. Si sta avvicinando il mese che deciderà se questa stagione sarà un successo o un fallimento, e nelle partite che conteranno la squadra di Inzaghi dovrà fare meglio quanto fatto contro il Milan se vorrà conquistare nuovamente il titolo di campione d’Italia.
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