«Sono cambiate le carte in tavola, il taglio ai sussidi di cassa malati non serve più». Quindi, non ‘contrordine compagni’ ma ‘contrordine centristi’. Con un’iniziativa parlamentare elaborata e presentata oggi alla stampa dal presidente Fiorenzo Dadò e dal capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, infatti, il Centro piazza una retromarcia di quelle che lasciano mezzo copertone sull’asfalto: si faccia tornare il coefficiente per il calcolo del reddito disponibile alla situazione precedente al voto del parlamento sul Preventivo, e quindi al taglio di 10 milioni di franchi ai sussidi. Cancellando, di fatto, questa sforbiciata.
Da un lato ci sono gli 80 milioni di franchi in arrivo grazie al ritorno al versamento dei dividendi a Confederazione e Cantoni da parte della Banca nazionale svizzera, dall’altro il referendum con cui il comitato ‘Stop ai tagli’ ha già raccolto più di 10mila firme per andare al voto e tentare di abrogare per via popolare quel taglio deciso dal Gran Consiglio a dicembre. In mezzo, da consueti volponi, i centristi che a buon titolo si attaccano sul petto la medaglia dell’iniziativa parlamentare.
Un’iniziativa che, esordisce Maurizio Agustoni, «non porta nulla di particolarmente complicato». Nel senso che, ricorda, «in occasione del Preventivo 2025 il Consiglio di Stato ha proposto tra le varie misure di risanamento per contenere il deficit anche una modifica alla Legge LAMal che quantifica i sussidi di cassa malati, per 10 milioni di franchi». Ebbene: «Questa misura è stata approvata dal Gran Consiglio anche perché era uno degli elementi per avere un disavanzo perlomeno accettabile». Ma tutto cambia in questa vita, e nel frattempo arriva la Bns con la cifra «sorprendente» di 80 milioni di franchi. E considerando come «nell’ultimo aggiornamento del Pre Consuntivo 2024 il recupero rispetto alle cifre preventivate è stato di circa 26 milioni, possiamo applicare questo calcolo anche per il 2025 e arriviamo a una somma di circa 106 milioni di franchi di entrate non previste», snocciola il capogruppo del Centro. Dieci milioni tondi in più rispetto al deficit del Preventivo 2025, che ammonta a 96 milioni. Dieci milioni tondi che «casualmente» sono la cifra eccedente, e che corrisponde al taglio ai sussidi. Quindi retromarcia sul taglio ai sussidi votato anche dagli stessi centristi.
‘Con queste cifre noi non avremmo sicuramente votato il taglio’
La spiegazione è presto data dallo stesso Agustoni: «Se il Consiglio di Stato avesse potuto presentare un Preventivo con 10 milioni di utile, al Gran Consiglio o sicuramente al nostro gruppo non sarebbe venuto in mente di tagliare i sussidi, li avremmo mantenuti». Anche perché «questa modifica tocca le unità di riferimento con figli, una parte della società messa particolarmente sotto pressione». Ancora una volta: «Sono cambiati i presupposti, e quindi cambia la nostra posizione». Di conseguenza, l’auspicio è che «si crei una maggioranza attorno a questa proposta: c’è uno zoccolo duro di partenza, cioè i gruppi che hanno votato contro questo taglio in parlamento. Probabilmente non sarà sufficiente, e occorrerà capire se anche da parte dei partiti che hanno sostenuto questa misura c’è preoccupazione per la situazione del ceto medio».
In ballo, si diceva, c’è anche il referendum della sinistra contro questo taglio. Non conveniva aspettare? No. Sia per le tempistiche, sia per quello che è il caro vecchio gioco politico. «Per quanto riguarda il referendum, se in Gran Consiglio la nostra iniziativa non dovesse trovare una maggioranza è evidente che lo sosterremo», annuncia Fiorenzo Dadò. Che ricorda come «i costi della salute e i premi che continuano a salire in modo vertiginoso da troppi anni sono in cima alle preoccupazioni dei cittadini, generando sempre più incertezza nella popolazione». Dadò fa l’elenco: «L’aumento dei premi di cassa malati, il carico fiscale, tasse e balzelli vari, l’inflazione, l’aumento degli interessi e la previdenza vecchiaia… politica e partiti devono dare risposte chiare e non contraddittorie, per rispondere e limitare questo senso di insicurezza che si diffonde sempre più anche in quel ceto medio ritenuto sino a qualche anno fa economicamente autosufficiente ma che fatica sempre di più».
Retromarcia o no, Dadò sgombra il campo e con fierezza ricorda pure che «il Centro è sempre stato attento al tema dei premi di cassa malati». Lo ha fatto «con un’iniziativa popolare federale, con le iniziative cantonali nate anche su spunto del nostro consigliere di Stato Raffaele De Rosa, abbiamo provato di tutto». E appunto perché la loro iniziativa popolare è stata bocciata nel 2024 ma approvata in Ticino, «e perché il Consiglio federale non fa niente in questa materia», occorre muoversi per via parlamentare in Ticino. Questa proposta «è finanziabile con parte degli 80 milioni della Bns», e in vista della discussione sulle iniziative popolari della Lega – che chiede la deduzione integrale dei premi – e del Ps – che chiede siano massimo il 10% del reddito disponibile –, per il presidente del Centro «servirà trovare un compromesso, e meglio un controprogetto, perché assieme costerebbero 400 milioni di franchi. Una cifra insostenibile a meno di tagliare servizi e aumentare le imposte».
LE REAZIONI
Riget: ‘Ben venga, giusta direzione’. Ma la sinistra è sola
«Siamo molto soddisfatti di questo annuncio del Centro e che sia stato accolto il nostro auspicio», ci dice la copresidente del Ps Laura Riget commentando la notizia a stretto giro di posta. «Lo avevamo detto dopo la comunicazione della Bns, lo abbiamo ribadito a fronte del successo nella raccolta firme. Non è ancora una vittoria, perché ora la palla è nel campo di Plr, Lega e Udc. Spero che anche da parte loro arrivi questo gesto di apertura». Per Riget «è il secondo anno di fila, dopo la mobilitazione di piazza l’anno scorso e dopo la raccolta firme per il referendum adesso, che si riesce almeno a immaginare un passo indietro. L’augurio è che non sia più necessario in futuro, e che ci si renda conto sin da subito che tagliare i sussidi davanti a un’esplosione dei premi è la via sbagliata».
La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin la butta sull’ironia: «Siamo molto felici che il Centro, folgorato sulla via di Damasco, scopra che le persone sono più importanti del disavanzo. Benvenuti! Naturalmente siamo a favore, e ci solleva che abbiano capito la portata del tema».
L’auspicio della sinistra (come quello di Agustoni e Dadò) rischia di rimanere tale però. La prima porta viene chiusa dal coordinatore della Lega Daniele Piccaluga: «Mi sorprende molto questa giravolta dopo che hanno appoggiato il Preventivo, con questo taglio, nemmeno due mesi fa. Evidentemente, non avendo argomenti per contrastare la nostra iniziativa popolare e quella del Ps, cercano di procurarsi in questo modo visibilità e spazio in parlamento. Non mi sembra molto responsabile», dice a ‘laRegione’.
Per il presidente del Plr Alessandro Speziali «i contributi della Bns non possono renderci incoerenti». Perché «in Gran Consiglio abbiamo difeso una misura certamente dolorosa, ma che rientra nel concetto di rendere il sistema dei sussidi sostenibile nel tempo». Quindi, per Speziali, «questo obiettivo non può essere rimesso in discussione dai soldi della Bns, che servono invece per politiche di investimenti e di sviluppo. Non per una gestione corrente che, ripeto, va ottimizzata».
Pollice verso anche dal presidente Udc Piero Marchesi: «Questi contributi dalla Bns sono assolutamente insufficienti considerando la situazione drammatica del Piano finanziario, e questa giravolta del Centro mi conferma che anche l’analisi della spesa commissionata a un ente esterno sia uno specchietto per le allodole. Se davvero si vuole risanare i conti, non si approfitta della prima vincita al Lotto per spendere come prima. La loro posizione mi sembra un po’ irresponsabile».
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