Servizio idrico, la Lega vuol salvare la poltrona (e lo stipendio) di Baglione

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VERCELLI. Si approssima la data – la fine di febbraio – in cui il commissario Andrea Fluttero nominato dalla Regione deciderà il modello di gestione del servizio idrico integrato, nell’Ambito Biellese-Casalese-Vercellese, per i prossimi trent’anni. A Vercelli il Consiglio comunale continua a non occuparsene (il sindaco Roberto Scheda si è limitato a distribuire ai consiglieri copia di una lettera inviata dal commissario, i gruppi consiliari si guardano bene dal presentare mozioni o interrogazioni), ma alla fine di gennaio alcune forze politiche sono uscite allo scoperto per esprimere la loro “preferenza”.

Il Pd isolato a sinistra
Della presa di posizione del Pd Vercelli-Valsesia a favore del modello misto pubblico-privato in modo da coinvolgere comunque la multiutility Iren abbiamo già riferito. Posizione, quella del Pd, del tutto analoga a quella del gruppo che fa riferimento all’ex sindaco Andrea Corsaro ma isolata a sinistra, dove sia Alleanza Verdi-Sinistra che la Cgil, insieme alle associazioni ambientaliste e ai comitati, si sono espresse per il modello a totale gestione pubblica in house.

Le dichiarazioni di Locarni
Nei giorni scorsi, interpellato sul modello di gestione, ha rilasciato una dichiarazione anche Gian Carlo Locarni, segretario cittadino della Lega Salvini, che merita di essere analizzata in dettaglio.
Due note per inquadrare il personaggio: Locarni, sebbene nella passata consiliatura sia stato sia presidente del Consiglio comunale che assessore, alle elezioni del 2024 ha ottenuto soltanto 85 preferenze (un crollo rispetto alle 159 del 2019) ma è stato “ripescato” in Consiglio comunale grazie all’ingresso di altri leghisti – più votati di lui – nella Giunta Scheda, e si ritrova un gruppo consiliare che in pochi anni si è dimezzato (molti ex leghisti sono migrati in Forza Italia o in Fratelli d’Italia) grazie alla sua gestione. E’ noto per le foto narcisistiche in posa da statista che sparge sui social, ma soprattutto per la sua prosa: c’è chi lo definisce «Dante» o «rifondatore della lingua italiana» per la disinvoltura con cui utilizza termini del patrio idioma orecchiati qua e là ma di cui non conosce il significato; quando lancia lo slogan salviniano «prima gli italiani» c’è chi commenta sarcasticamente «per lui sarebbe meglio: prima l’italiano».
Comunque: a proposito del servizio idrico, Locarni afferma: «Noi siamo convinti che l’acqua sia un bene pubblico e che la gestione debba avere una predominanza pubblica, ma se ci fosse un partenariato pubblico-privato, con la seconda parte che fa gli investimenti e quant’altro, non ci sarebbe nulla di strano». Qui Locarni dimostra di avere, in tema di diritto societario e distribuzione dei ricavi, conoscenze dello stello livello di quelle linguistiche: ma davvero pensa che in una società con capitale misto (propone 70% al socio pubblico e 30% al privato), gli investimenti – a partire dal miglioramento dell’infrastruttura – sarebbero tutti e soltanto a carico del socio privato? E che il socio privato vi entrerebbe solo per finanziare gli investimenti senza chiedere, al termine di ogni esercizio, che gli utili vengano distribuiti come dividendi (e non immessi nel capitale della società?). Il privato non interviene in un’impresa – a prescindere dallo scopo sociale – per rimetterci: il privato è per sua natura portato a realizzare un profitto, da distribuire ai propri azionisti. Ma davvero l’acuto Locarni pensa che nell’Ambito Biellese-Casalese-Vercellese, per far piacere a lui e per filantropia nei confronti degli utenti, un socio privato (una multiutility, con tutta probabilità: Iren o A2A) entrerebbe nella gestione del servizio idrico per metterci dei soldi senza portarsi a casa i ricavi? Rispetto a Locarni e alla sua visione del rapporto tra gli enti pubblici e le multiutility, Pinocchio che tratta con il Gatto e la Volpe appare un accorto investitore.

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Baglione bifronte
Ma il punto più alto della performance giuridico-economico-amministrativa – triplo salto carpiato con doppio avvitamento – Locarni lo raggiunge quando gli viene ricordato che Daniele Baglione, segretario provinciale del suo partito, alla seduta del 22 gennaio 2024 della Conferenza di Egato2, convocata per la scelta del modello gestionale, quale rappresentante dell’ente “Vercellese 9” votò a favore della gestione pubblica in house. Locarni risponde: eh, ma lì Baglione aveva votato «in termini di Comune di Gattinara. Quando si fa amministrazione bisogna avere la cultura e la capacità di saper scindere quali sono i temi politici da quelli amministrativi». Qui lo stridìo delle unghie di chi si arrampica sui vetri si sente da Gattinara a Vercelli: secondo Locarni, la Lega di cui è segretario Baglione è a favore della gestione mista pubblico-privata, ma quando il leghista Baglione fa l’amministratore comunale di Gattinara «scinde il tema amministrativo da quello politico» e quindi vota per la gestione pubblica in house. Se poi magari uno ha la ventura di incontrare Baglione per strada a passeggio, in un momento in cui non ha né il cappello di amministratore comunale né quello di segretario provinciale della Lega, magari riesce anche a fargli dire che è a favore della terza opzione: la gara. Bisogna avere, come indubbiamente ha Locarni, la cultura e la capacità di saper scindere.

Qui “ballano” 35 mila euro
La spiegazione, in realtà, è molto più semplice. Baglione, già praticante nello studio legale Scheda, nella primavera 2024 è stato uno dei principali fautori della sostituzione di Corsaro alla guida dell’Amministrazione cittadina di destra, promuovendo al suo posto la candidatura dell’anziano avvocato vercellese che allora era all’opposizione. In cambio ha ottenuto che Scheda lo indicasse, in quota Comune di Vercelli, come presidente di Asm: cosa che è puntualmente avvenuta – sebbene Corsaro abbia tentato di opporsi – appena dopo l’insediamento della nuova Giunta. La presidenza di Asm è un incarico con un emolumento annuo di circa 35 mila euro. In caso di affidamento del servizio idrico in house, Asm dovrebbe cedere al nuovo gestore pubblico il ramo idrico dell’azienda; tale scorporo comporterebbe l’uscita del Comune dall’azionariato di Asm, e quindi la decadenza dei tre membri “comunali” nel cda (Baglione e, insieme a lui, Alberto Cortopassi di Fratelli d’Italia e Rodolfo Viazzo di Forza Italia): a quel punto Baglione, senza più i 35 mila euro che gli derivano dall’attuale incarico, dovrebbe trovarsi un lavoro, oltre a quello di staffista del gruppo dei salviniani alla Regione Piemonte. Ecco perché, a differenza di un anno fa, ora la Lega spinge per la gestione mista pubblico-privata: è il modo per permettere al socio privato di continuare a lucrare sull’acqua, ma soprattutto è il modo per conservare l’alleanza Comune di Vercelli-Asm e salvare così la poltrona (e lo stipendio) di Baglione e dei suoi compari. E Locarni, forte della sua cultura e capacità di saper scindere, lo sa benissimo ma non lo dice.





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