PIL italiano inchiodato: crescita vicina allo zero e rischio aumento deficit

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Una crescita economica dell’1,2% appare quest’anno un miraggio. Il Pil potrebbe invece fermarsi di nuovo sullo zero virgola, a +0,4%. L’impatto sui conti pubblici non sarà irrilevante. Il deficit crescerà di 7 miliardi, dal 3,3% ipotizzato al 3,6%. Il debito aumenterà di 34 miliardi rispetto alle previsioni, salendo al 138,4%. Non serviranno manovre correttive. Il rispetto delle regole Ue appare garantito. Forse con un piccolo sforamento tra due anni. Ma il sentiero per le scelte si fa più stretto. E Il calo dell’Irpef per i redditi medi potrebbe diventare più difficile. Il gettito del concordato preventivo biennale potrebbero servire ad altro. La fotografia sull’impatto che potrebbe derivare al rallentamento del Pil, evidenziato proprio dagli ultimi dati diffusi dall’Istat, arriva dall’Osservatorio sui conti pubblici (Ocpi) diretto da Carlo Cottarelli, da sempre attendibile nelle proprie stime. “Non servirà una manovra”, afferma l’economista, senza però nascondere i possibili rischi sulla crescita dei dazi Usa e anche delle elezioni tedesche. Anche per lo studio dell’Osservatorio lo sforamento “non causerebbe problemi per Il rispetto delle regole europee” e Il deficit potrebbe essere “contenuto se Il Governo decidesse di non utilizzare Il gettito del concordato preventivo biennale per tagliare l’imposizione”. Tradotto: se usa Il gettito per ridurre Il deficit rinunciando ad usarlo per abbattere l’Irpef.

Insomma la strada appare più stretta. Una consapevolezza che Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha da sempre. I nodi sono strutturali e qualche pericolo c’è anche all’orizzonte. Lo dice anche parlando ad un evento nella sua Varese, dove parla del costo degli interessi sul debito e del timore dei dazi di Trump che “preoccupano” e sui quali “l’Europa deve immaginare degli strumenti per difendere la nostra industria che rischia di rimanere stritolata”. Poi ci sono i tassi: “L’economia italiana, anche in relazione a tutti i disastri che sono stati fatti in passato – spiega – è in condizione migliori di quella dei francesi. Il problema per noi è che paghiamo 90 miliardi all’anno di interessi e lo scopo nostro è quello di abbassare lo spread, confidando che la Banca centrale europea tiri giù i tassi d’interesse, e di pagare 10-20 miliardi di euro in meno l’anno di interessi, da destinare alla scuola e la sanità. Questa è la mia missione”. Di Bce e dazi parla anche Cottarelli. Anche l’obiettivo di centrare una crescita dello 0,4% nel 2025 – afferma – “non sarà così banale. Serve che la Bce continui nella sua politica di riduzione dei tassi. Poi la guerra dei dazi non aiuta. Inoltre sulla crescita zero dell’Europa aleggiano altre incertezze. L’esito delle elezioni in Germania può avere delle serie conseguenze”.

Il punto di partenza è Il Pil del 2024 che l’Istat ha corretto per i giorni lavorativi e indica in una prima stima a +0,5%. L’Ocpi ritiene che nella versione ‘reale’ potrà invece arrivare a +0,6/+0,7%, proprio per Il maggiori numero di giornate lavorative. E’ un valore più basso delle ultime stime del governo (+1,0% nel documento programmatico di bilancio) ma in linea con lo 0,7% che Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti aveva indicato successivamente in Parlamento. Va detto poi che l’Italia, in questo contesto, è in buona compagnia. I grandi Paesi europei come Francia e Germania sono con una crescita zero o sotto-zero nell’ultimo trimestre 2024. Per avere i dati definitivi della crescita italiana, comunque, bisognerà attendere i primi di marzo. E poi ad aprile Il Def con le nuove stime del Mef. E’ la ragione per la quale le bocche al Tesoro sono cucite. Anche perché si guarda con fiducia ai primi segnali di una ripartenza dell’industria – Il fatturato cresce da 2 mesi – e si cerca di comprendere Il rallentamento dei servizi. In ogni caso Il 2025 parte da una crescita acquisita pari a zero e per centrare l’1,4% servirebbe un Pil miracoloso: +0,4% a trimestre. Più realistico invece lo 0,15% trimestrale che porterebbe la crescita italiana ad un +0,4%, stringendo ulteriormente lo spazio di manovra per ridurre le tasse per gli gli inevitabili impatti su deficit e debito (Ansa).

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