Perché oggi essere “conservatori” può significare essere “di sinistra”

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Le ideologie che hanno dominato gli ultimi due secoli si sono annacquate e mescolate, ai danni delle classi popolari, che oggi nessuno protegge. Allora, essere tradizionalisti e non ciecamente “progressisti” significa voler conservare i diritti sociali faticosamente conquistati e oggi in via di estinzione?

Centinaia sono stati i libri che hanno cercato di definire cosa sia il pensiero di destra e di sinistra, cosa significhi essere conservatori o progressisti, e via dicendo, senza mai riuscire a essere esaurienti. Persino al più famoso saggio di Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, sono state riservate varie critiche. Pertanto, figuriamoci se abbiamo la presunzione di essere esaustivi noi. Peraltro, avevamo già in parte affrontato l’argomento in Se la sinistra fa la destra (e viceversa) e il centro perde la fede…

Sinistra e destra tradizionali
Tuttavia, alla luce degli sconvolgimenti economici, sociali, politici e culturali degli ultimi decenni, qualcosa sentiamo di poterla dire.

Tradizionalmente essere di sinistra significava stare dalla parte delle masse sociali collocate più in basso nelle gerarchie sociali, difendere i lavoratori dallo sfruttamento capitalista, cercare di realizzare una società più equa e giusta, aiutare gli svantaggiati a salire la china (il cosiddetto “ascensore sociale”), promuovere i diritti sociali (lavoro, sicurezza, casa, scuola, sanità, ecc.). Ingenuamente e superficialmente si pensava che, se esistono Male, criminalità, violenze e ingiustizie, la causa è l’organizzazione socioeconomica: cambiandola tutto si risolve… magicamente. Sul piano dei diritti civili, le sinistre erano (e sono) più sensibili verso la questione femminile, la libertà sessuale, il rispetto degli omossessuali, ecc.
Il pensiero di destra è più variegato e complesso. Addirittura identificato tout court con gli autoritarismi fascisti e nazisti dello scorso secolo e i loro orrori, invece è parecchio oscillante. Tra difesa delle libertà individuali, in particolare economiche a fronte dell’invadenza statale, e idea solidaristica di nazione; tra egoismo sociale e cieca difesa dei privilegi e l’idea che l’aumento della ricchezza di pochi significhi però anche, a cascata, l’aumento del benessere di tutti; tra nazionalismo e patriottismo; tra elitarismo e amore per le tradizioni popolari; tra bigottismo repressivo e individualismo libertario quasi anarchico.
Cento destre e cento sinistre…
Esisterebbero quattro famiglie principali di sinistra: la liberale, la giacobina, la collettivista e la libertaria. Lo scrive Jacques Julliard, saggista di sinistra ma favorevole all’economia di mercato, in Les Gauches françaises. 1762-2012. Histoire et politique. In realtà sono esistite ed esistono cento ideologie di destra e di sinistra, così come di centro, il quale, anche per ragioni di spazio – e di rispetto della pazienza del lettore – tralasciamo in questo articolo.

Come hanno scritto Michel Marmin ed Èric Branca in Gauche + Droite. Le tour de la question, «esistono diversi modi di stare a destra, come ne esistono altrettanti di stare a sinistra». Vi sono la destra reazionaria, fascista, neofascista e postfascista, razzista, nazista e neonazista, militarista, monarchica, nazionalista, nazional-liberale, positivista, anarco-libertaria, regionalista, cattolica, esoterica, ecologista, moderata, atlantista, populista, sociale, ecc.
Esistono la sinistra illuminista, anarchica, marxista, leninista, comunista, proudhoniana, liberalsocialista, riformista, laburista, socialdemocratica, cristianosociale, terzomondista, e, guardando agli ultimi anni, scientista, radical chic, tecnocratica, immigrazionista, femminista, lgbtqia+, ecoterrorista, bergogliana, ecc.
Mescolamento e rovesciamento
Talvolta le etichette consuete che tendiamo a incollare a destra e sinistra si rovesciano. Ci sono o ci sono state una destra anticolonialista e una sinistra colonialista, una destra comunitaria e una sinistra individualista, una destra atea e una sinistra cristiana, una destra localista e una sinistra centralista, una destra permissiva e una sinistra moralista… Scottante è un odierno, apparente, ribaltamento di ruoli, che vede la destra filosemita e la sinistra antisemita.

E, a volte, certi pensieri di destra e di sinistra finiscono per convergere, quasi fino a toccarsi. Ad esempio, nelle loro ali estreme, destra e sinistra difendevano il popolo, la nazione e il principio comunitario, coi suoi valori tradizionali, anche morali, che ne stavano alla base.
Un esempio lampante di convergenza destra-sinistra è costituito dalla corrente rossobruna, che si potrebbe sintetizzare come “valori spirituali e morali di destra e pensieri sociali di sinistra”. Ovvero con lo slogan “cuore a destra, cervello a sinistra”.
Conservatori e progressisti (ovvero, i “cattivi” e i “buoni”)
La complessità della questione, con tutte le varie sfumature del pensiero di destra e di sinistra, è stata però semplificata ab origine con la creazione della dicotomia conservatori/progressisti. A tutto vantaggio dei secondi.

Infatti, sul piano semantico, si associano (anche inconsciamente) al lemma conservatori concetti quali immobilismo, grettezza, egoistico mantenimento dello status quo, sguardo rivolto al passato, spesso spiacevole. Fino ad arrivare all’identificazione del conservatore come ottuso reazionario, gretto, provinciale, ignorante, guerrafondaio, repressore di ogni libertà, razzista… Più di recente, con l’ideologia politically correct, woke e cancel culture, si sono aggiunti gli epiteti di xenofobo, sessuofobo, omofobo, maschilista, islamofobo, ecc. ecc.
Volete mettere col lessico progressisti? Il progresso, “inventato” dagli illuministi, fa pensare a miglioramento dell’umanità, sua emancipazione da miseria e ignoranza, «magnifiche sorti e progressive» (che, peraltro, Giacomo Leopardi smontava e derideva già ne La ginestra). Con l’ideologia progressista si confonde spesso il progresso reale col semplice sviluppo (industriale, tecnologico, produttivo), che non reca necessariamente benefici all’umanità o, perlomeno, non a tutta. Non solo. I progressisti, autodefinitisi così, si collocano automaticamente, sic et simpliciter, e per sempre, dalla parte dei “buoni”. Gli altri sono i “cattivi”, da combattere, vincere e, magari, eliminare dalla faccia della Storia (e della Terra).
Qualcosa è cambiato… in peggio
La schematica semplificazione appena vista della complessità ideologica, con le relative conseguenze sul piano politico-culturale e propagandistico, si è sempre più incrinata negli ultimi decenni (leggi Destra e sinistra? Relitti della storia).

La sinistra, abbandonati quasi completamente il marxismo e il socialismo, da rossa è divenuta fucsia e arcobaleno, abbracciando ogni presunto “diritto” (spesso semplici capricci o desideri individualistici) radical chic delle élite al potere, fino all’appoggio alle droghe libere, all’aborto come “diritto umano” da inserire nelle Costituzioni, all’utero in affitto o alle mutilazioni e sterilizzazioni di bambini secondo la teoria gender. Al contrario, il capitalismo, per di più nella sua variante peggiore, neoliberista e finanziaria, col suo spietato corollario di delocalizzazione industriale, sfruttamento, globalizzazione, alienazione degli esseri umani, non è più messo in discussione.
La difesa a prescindere dell’ideologia immigrazionista si scontra con la difesa dei lavoratori nazionali; l’intollerante follia della cancel culture entra nelle scuole, impregnando studenti e docenti e producendo una pseudodidattica di pessima qualità culturale e formativa che impedisce di fatto il già citato “ascensore sociale”; la libera scelta di cure e l’autodeterminazione del proprio corpo, ma persino le libertà e i diritti di base, sono cancellati dalla repressione vaccinale e dall’ossessivo estremismo salutista. Così come sono pienamente accettati dalle sinistre pure l’atomizzazione dell’individuo che provoca individualismo e solitudine anche per la programmata disgregazione di istituzioni comunitarie sociali solidaristiche gratuite come famiglia e corpi intermedi e di sussidiarietà.
Intanto le elezioni diventano un rituale vuoto, con un’astensione altissima e dall’esito che deve risultare entro certi limiti, pena il ribaltamento della volontà popolare (vedi Urne ribaltate e Viviamo davvero in regimi democratici?).
Conservare pace, diritti sociali, libertà, democrazia, patriottismo, famiglia, cultura…
E l’internazionalismo che affratella i popoli è stato sostituito dal cosmopolitismo. Appunto, in questi ultimi decenti il tradimento più evidente delle sinistre è stato l’abbandono del pacifismo e dell’idea della fratellanza e armonia dei popoli in virtù della lotta di classe e della giustizia sociale. Al contrario si è scelto l’appoggio alle guerre, scatenate col pretesto di esportare libertà, diritti e democrazia, in realtà per coprire i loschi interessi capitalistici.

Allora, nel presente frangente la priorità è diventata quella di conservare l’idea che il lavoro debba essere dignitoso, il valore democratico delle elezioni e il sacro rispetto dei loro esiti, la famiglia, la cultura nazionale, compresa quella religiosa, l’amor di patria e, quindi, il proprio retroterra storico, compresi il cibo, i prodotti e la cucina tradizionali, che si vorrebbero sostituire con cibi artificiali, insetti e vermi.
In conclusione, oggi essere conservatori dei fondamentali diritti sociali, valori, princìpi, significa essere ancora di sinistra, mentre ciò che oggi si autodefinisce di sinistra, con la cieca accettazione di tutto ciò che è “nuovo”, non li tutela e, anzi, è funzionale al capitalismo neoliberista globalizzato, loro principale nemico.

Le immagini: a uso gratuito da Pexels (autori: Leopold Biget; PNW Production; Nadejda Bostanova; Azamat Hatypov; HIDDEN COUPLE).

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Rino Tripodi

(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)

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