Lecco, scoperto un santuario di seimila anni fa sotto la rocca di Somasca, ai piedi del Castello dell’Innominato

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di
Barbara Gerosa

I resti risalgono aell’Età del rame. La Soprintendenza: scoperta eccezionale che riscrive la storia del territorio. Ritrovate, per ora, una statua stele, ceramiche, punte di frecce, resti di strutture murarie

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Un santuario dell’Età del rame, 4mila anni prima di Cristo, nel luogo visitato oggi da migliaia di pellegrini devoti a San Girolamo Emiliani, prima condottiero e poi padre degli orfani. La rocca di Somasca a Vercurago, lo sguardo abbraccia il ramo orientale del lago di Como e il corso dell’Adda verso la Brianza, abitata ininterrottamente per millenni. A dirlo sono gli scavi condotti dalla Soprintendenza archeologica con una campagna durata due mesi che ha svelato scoperte inattese. A partire da una statua stele con incisioni a cerchi concentrici che rimandano a una possibile figura femminile: la prima trovata nel territorio lecchese. Una pietra di forma quadrata, reimpiegata nei secoli successivi, rinvenuta in una buca piatta a meno di cinquanta centimetri di profondità.

Il luogo è ricco di suggestioni, la basilica che conserva il sepolcro e i resti del Santo, il viale delle cappelle, con le statue lignee che ne raccontano la vita, e poco più su il Castello dell’Innominato, fortificazione medievale, alle pendici del monte Magnodeno, da cui Alessandro Manzoni, alunno dei Padri Somaschi e devoto di San Girolamo, avrebbe tratto ispirazione nel suo romanzo. Area di culto, adesso come seimila anni fa. «È una delle ipotesi che stiamo vagliando, le indagini sono all’inizio. Di certo il ritrovamento della statua stele, e degli altri reperti, può considerarsi eccezionale, perché ridisegna la storia della provincia di Lecco. Per quanto mi riguarda è lo scavo della vita», non nasconde l’emozione Alice Maria Sbriglio, responsabile per la tutela archeologica del territorio lariano




















































Una prima limitata campagna era stata già promossa nel 1988 dalla Soprintendenza in collaborazione con i Musei civici di Lecco. Dopo quasi quarant’anni, grazie a fondi ministeriali e in accordo con i Padri Somaschi proprietari dell’area, sono riprese le ricerche. «Inizialmente gli scavi dovevano durare quattro settimane — spiega l’archeologa —, ma dopo i primi rinvenimenti le indagini sono proseguite e ripartiranno in primavera. A cinquanta centimetri di profondità gli incredibili reperti: la statua stele dell’Età del rame, la più meridionale della Lombardia, solitamente legata ad aree sacre, con il culto di divinità della natura, molto simile a quella rinvenuta a Berbenno in Valtellina, ma anche ceramiche, punte di frecce, piani scottati per l’accensione del fuoco, sassi stondati a forma sferica per macinare il grano, resti di strutture murarie. Non riesco nemmeno a immaginare quali altre sorprese potrà riservarci questa campagna tenacemente voluta dalla Soprintendenza».

I periodi si susseguono con l’insediamento che mostra una continuità di frequentazione lunga millenni e testimonia la presenza anche della cultura celtica, dal IX al V secolo avanti Cristo, con la civiltà di Golasecca, estesa tra Como, Varese e il Canton Ticino. «I primi saggi nel 1988 — conclude Sbriglio — avevano già dato risultati interessanti, con ritrovamenti di metalli collocabili tra l’Età del bronzo e quella del rame, periodo in cui in realtà molti insediamenti scompaiono. Non qui, luogo da sempre abitato. E già questo è un unicum. Non pensavamo però di riuscire a tornare indietro fino a 6.000 anni fa. Ecco perché sostengo che stiamo riscrivendo la storia di questo territorio. Al momento abbiamo più domande che risposte, ma questo incredibile viaggio è appena iniziato». I risultati della prima fase della campagna archeologica saranno presentati durante le visite guidate gratuite al cantiere organizzate in occasione della festa di San Girolamo Emiliani, dal 7 al 9 febbraio. Non serve la prenotazione.

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2 febbraio 2025 ( modifica il 2 febbraio 2025 | 14:44)

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