Cosa ci facevano circa 300 mercenari romeni nella Repubblica Democratica del Congo

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Mercoledì un gruppo di circa trecento uomini bianchi vestiti con abiti civili si è disposto in fila di fronte al varco di frontiera fra la città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, e la città di Gisenyi, in Ruanda. Ciascuno di loro ha poi messo a terra lo zaino e lo ha vuotato: il contenuto è stato ispezionato da alcuni soldati ruandesi armati. Gli uomini sono stati perquisiti, hanno raccolto le loro cose e infine sono entrati in Ruanda, attraversando il confine a piedi.

Erano mercenari romeni assoldati dall’esercito della Repubblica Democratica del Congo che la scorsa settimana sono stati catturati dalle milizie ribelli del “Movimento per il 23 marzo” (M23) dopo la loro conquista di Goma, la città più grande della parte orientale dello stato. Altri video pubblicati mercoledì li mostrano avanzare in fila verso il confine, passando davanti al comandante dell’M23 Willy Ngoma che li rimprovera in francese e in inglese dicendo loro «voi combattete per i soldi, noi combattiamo per la nostra vita». Il ministero degli Esteri romeno ha detto che il rimpatrio dei suoi cittadini è «in corso».

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La presa di Goma è stato il momento culminante sia di un’offensiva militare, che si è intensificata nelle ultime settimane causando più di 400mila sfollati e oltre 700 morti, sia della nuova ribellione dell’M23 contro il governo e l’esercito regolare della Repubblica Democratica del Congo, iniziata nel 2021. I ribelli dell’M23 sono sostenuti dal Ruanda, che però nega formalmente di fornire loro sostegno: questo è stato però confermato dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dai servizi di intelligence di vari paesi occidentali.

Mercenari romeni aspettano che i loro zaini vengano perquisiti prima di passare il confine fra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, il 29 gennaio 2025 (AP Photo/Brian Inganga)

Anche prima degli eventi degli ultimi giorni, alcuni report delle Nazioni Unite e diverse inchieste giornalistiche avevano segnalato la presenza di mercenari occidentali nell’esercito della Repubblica Democratica del Congo, impiegati in operazioni di contrasto all’avanzata dell’M23. Dalla fine del 2022, si stima che solo a Goma fossero stanziati circa mille soldati occidentali. Sono diversi i paesi africani che assumono mercenari stranieri, fra cui negli scorsi anni principalmente quelli appartenenti al gruppo Wagner, che dopo la morte del loro leader Yevgeny Prigozhin a metà del 2023 ha continuato a essere attivo nel continente con un nome diverso.

I cittadini stranieri presenti in Repubblica Democratica del Congo sarebbero stati assunti attraverso due società private: la prima, che diversi quotidiani identificano come l’azienda Agemira, impiega ex soldati di diverse nazionalità; mentre la seconda, identificata da BBC News come la società Asociatia RALF, gestita da un cittadino romeno, assume principalmente ex militari romeni, fra cui molti che avevano servito nella legione straniera francese.

Ufficialmente, entrambe le associazioni avevano stipulato contratti con l’esercito della Repubblica Democratica del Congo per attività che non implicavano il combattimento diretto: la prima avrebbe dovuto fornire manutenzione e protezione degli aerei dell’aviazione congolese, mentre la seconda addestramento e formazione alle truppe congolesi sul campo attraverso un contingente di 300 istruttori, molti dei quali romeni.

Secondo quanto riferito da BBC News però, che ha parlato con alcuni ex dipendenti dell’azienda, una volta arrivati in Repubblica Democratica del Congo gli uomini erano stati coinvolti nei combattimenti diretti con i miliziani dell’M23. Uno di loro ha detto che facevano turni lunghi, anche di 12 ore, che le missioni «erano disorganizzate» e le condizioni di lavoro «pessime». Ha aggiunto che alcune reclute non erano ex militari e non avevano ricevuto un addestramento adeguato prima di arrivare lì.

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Uno dei mercenari romeni catturati dalle milizie dell’M23 prima di lasciare la Repubblica Democratica del Congo (AP Photo/Moses Sawasawa)

Lo scorso febbraio due cittadini romeni erano stati uccisi durante un’imboscata dell’M23 a un convoglio dell’esercito congolese. La famiglia di uno dei due, che aveva 46 anni e si chiamava Vasile Badea, ha detto a BBC News che Badea era un ufficiale di polizia che si era preso un anno sabbatico per andare a combattere nella Repubblica Democratica del Congo, attirato dall’alto stipendio offerto, che gli serviva per finire di pagare un appartamento che aveva acquistato.

Ad attrarre gli uomini è infatti principalmente lo stipendio. BBC News scrive di aver visto contratti per i mercenari romeni che offrivano compensi per il personale “senior” dell’equivalente di quasi 5mila euro al mese per i mesi di servizio attivo e di quasi 3mila euro per i periodi di congedo. Questi contratti prevedono un «periodo di servizio indefinito», con una pausa di un mese ogni tre mesi di impiego.

La paga è molto più alta dello stipendio medio in Romania e ancora superiore a quella per i soldati regolari dell’esercito della Repubblica del Congo, che vengono pagati l’equivalente di circa 100 euro al mese, che spesso arriva in ritardo o non viene pagato del tutto.

– Leggi anche: Cosa sta succedendo nella Repubblica Democratica del Congo



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