Come cambia il mercato dell’energia elettrica: la proposta del Cese

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Un modello di mercato dell’energia elettrica basato sulla regolamentazione pubblica “ove necessaria” e sull’iniziativa economica privata “ove possibile”. Una visione che potrebbe prendere la forma di un’impresa statale che rappresenti, da parte sua, il market maker  (cioè, l’operatore di riferimento), al fine di realizzare gli obiettivi della neutralità climatica, della sicurezza dell’approvvigionamento e della stabilità e accessibilità dei prezzi. È il cosiddetto servizio E che propone il Comitato economico e sociale europeo (Cese) in un parere adottato nella sessione plenaria di gennaio.

energia
Foto di Dragos Gontariu su Unsplash.

Il parere si basa su precedenti lavori del Cese riguardanti la riforma del mercato dell’energia elettrica e la pianificazione delle infrastrutture transfrontaliere. Formulando, allo stesso tempo, ulteriori proposte per un nuovo assetto che abbia, quali presupposti, l’interazione tra offerta e domanda, un maggior numero di produttori privati (come i prosumer e le cooperative), maggiori capacità di stoccaggio, nonché mercati locali e regionali flessibili e attraenti.

Il processo di cambiamento del mercato energetico

Il mercato dell’energia elettrica, a giudizio del Comitato, “deve essere riformato in modo tale che non si limiti a conseguire gli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2050”. È di vitale importanza, dichiara il Cese, “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, assicurare la stabilità e l’accessibilità dei prezzi e sancire il diritto all’energia al fine di proteggere i gruppi vulnerabili”.

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Secondo questi presupposti, il processo di cambiamento del mercato dell’energia elettrica dovrebbe svolgersi in tre fasi:

  • la prima, da qui al 2030, in cui il servizio E vedrà crescere il portafoglio energetico con una combinazione di diversi modi di produzione di energia elettrica (con emissioni diverse dalla CO2): in questa fase, la negoziazione di energia elettrica avverrà sulla base della negoziazione del giorno prima, ma crescerà progressivamente l’influenza del servizio E sul mercato.
  • la seconda fase, dal 2030 al 2040, dove il servizio E raggiungerà la sua posizione di market makere controllerà una parte congrua dell’offerta sul mercato attraverso contratti di fornitura: in questa fase il ruolo della negoziazione del giorno prima si ridimensionerà di conseguenza.
  • la terza fase, dal 2040 al 2050, in cui il servizio E ottimizzerà l’offerta di energia elettrica per garantire, a partire dal 2050, una fornitura di elettricità sostenibile a lungo termine, a zero emissioni nette di gas effetto serra ed a prezzi stabili e prevedibili.

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“Energia elettrica potrebbe diventare inaccessibile a gruppi di cittadini”

Altre opzioni cruciali per equilibrare l’offerta e la domanda sono rappresentate dalla condivisione dell’energia e gli scambi tra pari. Queste opzioni presenterebbero il vantaggio di indurre le comunità energetiche, come le cooperative e i singoli prosumer, a svolgere un ruolo attivo nella transizione energetica.

In quest’ottica, il Cese ribadisce il concetto secondo cui “la produzione di energia elettrica su piccola scala deve essere incoraggiata, al fine di mantenere il prezzo dell’energia elettrica a prezzi accessibili per i consumatori e di ampliare le opzioni di flessibilità delle reti” sottolinea nella nota stampa. A giudizio del Comitato, l’atteso aumento dei prezzi dell’energia e delle tariffe di trasmissione e distribuzione, il costo dell’energia elettrica negli anni precedenti e successivi al 2030 “obbligherà i governi a rivedere la loro politica di prelievo fiscale sulla fornitura di energia elettrica ai consumatori”. Qualora l’aumento dei prezzi non fosse controbilanciato con la riduzione di tale prelievo, “l’energia elettrica potrebbe benissimo diventare inaccessibile per determinati gruppi di cittadini europei e il suo costo potrebbe rendere le imprese europee meno competitive sul mercato internazionale” conclude la nota stampa.

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