Chi paga il disturbo arrecatodall’avvocato Li Gotti?

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Attualità

di Michele Gelardi





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Le recenti vicende politico-giudiziarie italiane, che godono dell’esclusività nel panorama mondiale, mi fanno ripensare a un vecchio pallino, coltivato nell’intimità dei miei pensieri. Nell’Italia delle 999 tasse manca la millesima, meno indigesta delle altre: una “tassa di disturbo” a carico di chi voglia mettere in moto il meccanismo della giustizia penale. Gli apparati dell’amministrazione della giustizia hanno un costo e i loro servizi, nel campo delle cause civili, non sono gratuiti per i diretti interessati. Al contrario gli innumerevoli “espostomani-querelomani-denunciomani” – dei quali ognuno di noi conosce almeno un campione condominiale o parentale o in ambito lavorativo, orientato all’umanitarismo, dedito al bene comune e fedele ai “principi” – godono del privilegio della scrittura gratuita e dell’assenza di responsabilità. Nel supremo interesse della giustizia, espongono i fatti conosciuti o anche semplicemente ipotizzati e si rimettono alla valutazione che ne darà la Procura della Repubblica, all’esito delle indagini. Dunque sono dei benefattori, giacché si limitano a suggerire e ipotizzare. Non asseriscono responsabilità altrui, ma ne formulano la congettura in forma suggestiva. E se poi la suggestione si rivelasse assolutamente infondata e l’amministrazione della giustizia avesse solo perso tempo e denaro, che ne sarebbe dell’espostomane? Nessun problema, costui potrebbe sempre riprovarci la seconda, la terza, l’ennesima volta, godendo comunque del privilegio della gratuità/irresponsabilità. Di tal fatta è la denuncia dell’avv. Li Gotti a carico del Presidente del Consiglio e dei suoi ministri. L’esimio professionista, specializzato nella difesa di chi accusa, non poteva tollerare che il generale libico Almasri fosse sfuggito alla pretesa punitiva della Corte internazionale dell’Aja. Per ragioni di “principio”, si è messo alla ricerca dei “colpevoli”, in surroga alla Procura della Repubblica. Ha scartato immediatamente l’ipotetico “reo” principale, il collegio della Corte d’Appello che ha disposto la scarcerazione; ma anche il presunto complice, il Procuratore Generale che ha chiesto alla Corte la medesima scarcerazione. Ha dunque congetturato che i colpevoli siedano sugli scranni governativi e ha formulato una denuncia per favoreggiamento e peculato, ingiustificata ab origine per una lunga serie di ragioni. A) Il denunciante non informa la Procura della Repubblica di fatti nuovi (che giustificherebbero la notitia criminis), bensì propone una sua discutibilissima lettura di fatti notori. Veste gli strani panni del consigliere della Procura, i cui consigli, non richiesti, entrano in collisione con il parere espresso dal Procuratore Generale. B) In questa strana ipotesi di favoreggiamento, mancano l’autore principale e il fatto illecito “reggente”. È stata aperta la porta del carcere in maniera del tutto legittima, sicché siamo innanzi a quest’assurda congettura: mentre chi ha aperto la porta ha agito correttamente, ha commesso reato colui che avrebbe agevolato la legittima apertura della porta. C) Il peculato sarebbe stato commesso nell’esecuzione della procedura di espulsione. Si deve perciò supporre che la permanenza sul suolo italiano del cittadino libico Almasri fosse l’opzione gradita al denunciante; ma ciò contraddice tutto l’impianto della denuncia. D) Che fine ha fatto la divisione dei poteri? La politica ha ancora una sfera di autonomia o qualunque decisione politica del governo deve essere sottoposta al parere della Magistratura? La valutazione delle opportunità politiche nei rapporti internazionali appartiene ancora al governo? E) Si tratta di reati dolosi, i quali postulano una volontà criminosa diretta e intenzionale, non già un mero errore di valutazione e ponderazione. Ebbene: seppure, con estrema fantasia, fosse possibile ipotizzare il secondo, sarebbe comunque da escludere la prima. E tuttavia l’ipotesi d‘accusa, palesemente infondata, destinata al cestino nelle altre parti del mondo, è stata immediatamente ufficializzata con grande risalto mediatico, arrecando un grande disturbo alla serena attività di governo e all’immagine internazionale dell’Italia. Il flop dell’accusa è dietro l’angolo, ma, comunque finisca, il disturbatore rimarrà indisturbato.


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