Scontro aperto sui migranti in Albania, Meloni contro i giudici: “Non ci fermeremo”

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La decisione della Corte d’Appello di Roma sui richiedenti asilo trasferiti nei Cpr albanesi, oggi in viaggio per l’Italia, scatena la reazione furiosa di Giorgia Meloni, che promette battaglia. L’opposizione denuncia una “deportazione finanziata con soldi pubblici”.

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AGGIORNAMENTO:

L’ultimo capitolo dello scontro tra esecutivo e magistratura si gioca sulla gestione dei Centri per i rimpatri (Cpr) in Albania. La Corte d’Appello di Roma ha rimesso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea la decisione sulla permanenza di 43 richiedenti asilo nei centri albanesi, una mossa che Palazzo Chigi ha accolto con “grande stupore”. Le persone, trasferite a Gjader lo scorso 28 gennaio, torneranno a Bari intorno alle 20.30, nella serata di oggi.

Per il governo, si tratta di una sentenza ostile, un ostacolo da superare per portare avanti la politica di esternalizzazione dei flussi migratori. Dall’opposizione e dalle organizzazioni per i diritti umani invece, si leva un coro di critiche: il modello Albania viene definito un fallimento, una “deportazione mascherata” e un colossale spreco di denaro pubblico.

L’ira di Palazzo Chigi: “Non ci fermeremo”

Il verdetto della Corte d’Appello di Roma ha provocato una reazione durissima: il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha dato “mandato” al partito di attaccare la magistratura, accusata di aver boicottato le scelte dell’esecutivo. Secondo la narrativa governativa, i giudici avrebbero agito in contrasto con la Cassazione, che riconosce al governo il potere di individuare i “Paesi sicuri”. La stessa Cassazione ha anche stabilito che la decisione finale spetta comunque ai singoli giudici.

Per la maggioranza, la magistratura starebbe dunque attuando una “resistenza giudiziaria” per ostacolare le politiche migratorie del governo. La premier Meloni si prepara a una battaglia aperta, evocando lo spettro delle “toghe rosse” e accusando i giudici di interferire con le scelte politiche.

Braga (Pd): “Evidente spreco di denaro pubblico”

Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, dopo una visita ai centri di Gjader e Shengjin, denuncia quella che definisce “una gestione fallimentare”. “Sono strutture faraoniche, con un livello di sorveglianza sproporzionato rispetto al numero di detenuti. Un evidente spreco di denaro pubblico”, sostiene Braga in un’intervista a Repubblica. Il governo ha investito quasi un miliardo di euro nell’operazione Albania, una cifra che secondo le opposizioni avrebbe potuto essere impiegata per migliorare il sistema di accoglienza in Italia.

Braga dichiara poi che “sarebbe il caso di rendersi conto che non esiste un modello Albania. È una follia, stanno esponendo questo governo a figure imbarazzanti per il modo in cui stanno gestendo questo fenomeno, mossi solo da un intento di propaganda”, e aggiunge: “Vogliono continuare a far parlare di immigrazione per distogliere l’attenzione dai temi economici e sociali. Ma forse è un problema che non vogliono nemmeno risolvere perché, mentre parlano per giorni del complotto dei giudici, le persone non riescono a curarsi, le bollette aumentano e la produzione industriale è ferma”.

Dure critiche arrivano anche dalla Chiesa: Monsignor Perego, presidente della Fondazione Migrantes, in un’intervista a La Stampa parla di una “scelta inefficace e disumana”, che non rispetta i diritti dei richiedenti asilo e comprime le garanzie fondamentali. “L’Italia ha l’obbligo di valutare le domande d’asilo sul proprio territorio, come previsto dall’articolo 10 della Costituzione”, sottolinea il vescovo. “Un’operazione costosissima, con un grande dispendio di denaro pubblico, quasi un miliardo, che poteva essere usato per migliorare l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo in Italia. Un tema che ci vede al 16° posto in Europa”.

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Monsignor Perego sottolinea anche come, nell’ultimo viaggio, mancando il personale di OIM, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, per lo screening ci sono state meno garanzie per minori e vulnerabili.

La fase di selezione a bordo della Cassiopea, in merito all’ultimo trasferimento, è stata infatti effettuata dalla Marina Militare: la deputata Rachele Scarpa (Pd) aveva commentato così in un’intervista a Fanpage.it: “Continua a esserci un problema sistemico a livello di protocollo Italia-Albania. In particolare, manca l’intervento dell’OIM, che dovrebbe occuparsi di valutare le condizioni di vulnerabilità. In questa occasione, le visite mediche sono state effettuate invece dal personale della Marina Militare”.

L’esito di queste visite mediche, insomma, sembrava già poco trasparente, da un lato perché la Marina Militare non si occupa in Italia di persone con storia di migrazione, dall’altro perché ci dovrebbe essere terzietà rispetto al governo. In aggiunta anche perché non si può escludere che le persone individuate come “non idonee” a essere trattenute siano state in numero nettamente inferiore rispetto alle volte precedenti.

Un referendum interno e la tentazione della piazza

Nel frattempo, Fratelli d’Italia sonda il terreno per una mobilitazione pubblica contro la magistratura. Nella newsletter del partito, gli iscritti sono stati chiamati a rispondere a un quesito esplicito: “Volete che FdI organizzi manifestazioni per difendere la Politica dalle interferenze della magistratura?”.

L’idea di una piazza “anti-toghe” prende forma, mentre il governo studia la strategia difensiva; sul caso Almasri, che coinvolge direttamente la premier, la senatrice Giulia Bongiorno, possibile legale dell’esecutivo, ha incontrato i vertici di Palazzo Chigi. Il messaggio è chiaro: il governo non intende fare passi indietro.

La tensione tra politica e magistratura si fa insomma sempre più alta. Con un’opposizione che incalza e una maggioranza che rilancia lo scontro istituzionale, e la questione migratoria diventa ancora una volta il terreno di battaglia per consolidare il consenso.

Schlein (Pd):”La destra cerca nemico per scaricare la propria frustrazione”

“Ogni giorno cercano un nemico su cui scaricare la loro frustrazione” ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, intervenendo a un incontro del partito democratico con le associazioni del terzo settore: “I magistrati, che fanno semplicemente il loro lavoro, magari facendo una comunicazione prescritta dalla legge; gli attivisti del clima; i migranti; la comunità Lgbtq; e ancora i sindacati, il diritto di sciopero; c’è l’Europa e ci sono naturalmente anche le opposizioni. Abbiamo assistito anche alla colpevolizzazione della povertà, perché per la destra di questo Paese la povertà è una colpa individuale”.

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