La borghesia imperialista prova a riscrivere la storia perché anche la storia la condanna all’estinzione
Il revisionismo storico è un’attività a cui la borghesia imperialista ha dedicato particolari risorse, impegno e zelo nel corso degli ultimi decenni. Dietro il paravento della “ricerca storica” ha tentato di nascondere due precise operazioni di carattere politico: promuovere “la pacificazione nazionale” e ricostruire una verginità al capitalismo e agli imperialisti.
Entrambe le operazioni sono state condotte simultaneamente in tutti i paesi imperialisti, ma fra di essi l’Italia e la Germania hanno avuto un ruolo di prim’ordine in ragione delle specifiche vicissitudini politiche: essere la patria del fascismo la prima e quella del nazismo la seconda.
Tentativi di pacificazione nazionale, abbiamo detto, per eliminare il concetto che la lotta fra le classi è il motore del progresso. La manovra è stata ampia, articolata e di lungo respiro ed è impossibile sintetizzarne tutti gli snodi. È possibile, però, individuarne i principali, almeno in Italia.
1. Nel 1996, durante il suo discorso di insediamento alla presidenza della Camera dei Deputati (governo Prodi, Centro-sinistra), Luciano Violante esortò a chiudere la pagina delle divisioni provocate dalla Resistenza e a sostenere un processo di pacificazione con quelli che definì “i ragazzi di Salò”, cioè i fascisti irriducibili, alleati dei nazisti e corresponsabili con i nazisti della barbarie che sconvolse l’Italia dal 1943 al 1945.
2. Nel 2004 il governo Berlusconi istituì “la giornata del ricordo” per commemorare “le vittime dei partigiani comunisti e l’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia”. Fu lo zuccherino con cui Berlusconi ricambiava il sostegno elettorale e politico dei fascisti che lui stesso si vantava di aver sdoganato nel 1994 e fu un altro mattone nel muro di revisionismo e anticomunismo che la classe dominante andava innalzando, in Italia e nel resto d’Europa.
Fra le due date – e ancora fino a oggi – innumerevoli iniziative, celebrazioni, seminari, libri e film hanno contribuito a scrivere un’altra storia, quella in cui comunisti e fascisti erano espressione di due opposti estremismi, ma in definitiva uguali, corresponsabili della guerra e dei massacri: era arrivato il momento di chiudere per sempre quel capitolo buio per lasciare spazio ai valori europei.
Paralleli ai tentativi di pacificazione, abbiamo detto, quelli di ricostruire la verginità dei capitalisti e degli imperialisti. Era necessario per mettere una zeppa alla traballante versione della storia basata sugli opposti estremismi.
Eserciti di “storici” hanno ingrossato le file della propaganda di regime: “nel 1945 l’Italia è stata liberata dagli americani, non dai partigiani”; “…e non dimentichiamo il contributo inestimabile dei partigiani bianchi e monarchici!”; “gli ebrei nei campi di concentramento sono stati liberati dagli americani, non dai sovietici”.
Vengono eliminati così, con un colpo di spugna, l’insurrezione del 25 Aprile, le Brigate partigiane, le Repubbliche partigiane, gli innumerevoli – innumerevoli – atti di coraggio, di rivolta, di generosità, di sacrificio, di resistenza, di fiducia nel futuro che hanno animato migliaia di giovani e giovanissimi che, loro sì, hanno liberato il nostro paese. E vengono così cancellate anche le vittime sovietiche della Seconda guerra mondiale, 26 milioni di persone il cui sangue scorre nelle vene di tutti coloro che sono nati e cresciuti in un mondo liberato dal nazifascismo.
Per la prima volta, nel 2004 le bandiere dello Stato illegittimo d’Israele hanno sfilato al corteo del 25 Aprile a Milano. E non sono più state ammainate. Il pretesto della loro presenza fu la (supposta) necessità di rappresentare e celebrare il contributo della brigata ebraica alla lotta di Liberazione.
Lungi dal voler disconoscere il contributo che tanti ebrei hanno dato alla lotta di Liberazione sotto le bandiere delle Brigate partigiane, dei Gap, delle Sap, nel Pci clandestino, ecc. e, più in generale, al movimento comunista italiano e internazionale, le bandiere della colonia sionista al corteo del 25 Aprile sono una marchetta ai sionisti, nel tentativo di annoverarli fra le forze che hanno avuto un ruolo positivo nella storia dell’umanità, e uno strumento per rafforzare l’equiparazione fra antisionismo e antisemitismo.
Figuriamoci… I sionisti ebbero fin da principio affinità ideologiche con i nazisti – ad esempio entrambi sono convinti di appartenere “al popolo eletto” – e obiettivi comuni: l’espulsione degli ebrei dalla Germania e dall’Europa. Infatti collaborarono attivamente, in particolare con l’accordo dell’Haavara (letteralmente “accordo di trasferimento”) siglato nel 1933 tra sionisti tedeschi, Germania nazista e Impero britannico (che controllava la Palestina all’epoca), che permise il trasferimento di circa 60 mila ebrei tedeschi in Palestina fino al 1939.
Diverse altre furono le occasioni di collaborazione tra i sionisti e i regimi fascisti e antisemiti. Invitiamo a leggere in proposito l’articolo “Il ruolo della Regia Marina italiana e della X Mas nella nascita dello Stato sionista d’Israele” pubblicato su La Voce del (n)Pci n. 78, dove si illustra il contributo fondamentale della X Mas nella creazione di una marina sionista.
Veniamo all’oggi. La borghesia imperialista prova a riscrivere la storia perché anche la storia la condanna all’estinzione. Questo instancabile e poderoso lavorìo che ha coinvolto accademici di tutto il mondo (dei paesi imperialisti), prestigiose università (dei paesi imperialisti), centri di elaborazione (dei paesi imperialisti), industria dello spettacolo e dell’intrattenimento (dei paesi imperialisti) qualche risultato lo ha prodotto.
No, non ci riferiamo solo agli adolescenti italiani convinti che la strage di Piazza Fontana sia opera del “terrorismo delle Brigate Rosse” – a questo hanno contribuito anche fior di ministri dell’istruzione pubblica, di cui Valditara è solo ultimo e degno rappresentante – ci riferiamo alla Risoluzione del 2019 con cui il parlamento europeo ha equiparato nazismo e comunismo e a quella più recente, del gennaio scorso, con cui si vietano “i simboli del regime nazista e del regime comunista”.
Una risoluzione a cui Alice Weidel, la capa del partito di estrema destra tedesco Afd, si è in qualche modo ispirata per dimostrare la sua incrollabile lealtà ai valori europei dichiarando che “Afd è molto diverso dal nazismo perché Hitler era comunista”. Questa idiozia è l’espressione più compiuta dei valori europei, dei risultati della pacificazione e di cosa comporta la nuova verginità degli imperialisti.
Non rientra affatto fra i valori europei, invece, sostenere che la classe operaia e le masse popolari possono liberarsi dall’oppressione della borghesia imperialista, possono instaurare il socialismo, come hanno fatto nel 1917 in Russia, possono liberarsi dai tiranni fascisti, come hanno fatto in Italia nel 1945, possono resistere e vincere, come hanno fatto anche in Vietnam e stanno facendo in Palestina, possono scrivere il loro futuro. E non c’è revisionismo moderno o menzogna che tenga: la borghesia imperialista va estinta, il comunismo è il futuro dell’umanità.
Trieste. Prima iniziativa di presentazione del Manuale di Storia contemporanea
Il 24 gennaio, a Trieste presso il bar-libreria Knulp, si è svolta un’iniziativa di presentazione del primo volume del Manuale di Storia contemporanea edito dalle Edizioni Rapporti Sociali.
Il compagno Lino Parra, membro del P.Carc che opera sul territorio triestino, ha introdotto parlando della casa editrice, del suo ruolo e delle principali pubblicazioni.
È seguito l’intervento della compagna Patrizia Biasini che ha portato alcuni spunti di riflessione sulla sua esperienza di insegnante, oggi in pensione. Ha messo in luce come il Manuale sia uno strumento per una scuola agli antipodi di quella attuale, promossa dal ministro Valditara. Una scuola che metta al centro gli studenti, gli insegnanti e l’insegnamento: l’insegnante ha il compito di educare gli studenti a ragionare in modo scientifico, di portarli verso una conoscenza razionale della realtà; deve elevare la loro coscienza.
A illustrare il contenuto del libro era presente il compagno Marco Pappalardo, docente della Scuola di base Anton Makarenko dalla cui esperienza ha preso spunto (e spinta) l’intero progetto.
Il Manuale è, infatti, una rielaborazione delle dispense utilizzate per insegnare storia a decine e decine di giovani e lavoratori, che nel corso degli anni hanno frequentato le lezioni della Scuola di base in varie città d’Italia.
Per organizzarsi e costruire il loro futuro, i giovani e i lavoratori hanno bisogno di conoscere la storia della propria classe, una storia da cui attingere insegnamenti, un metodo di ragionamento, gli strumenti per costruire la via della propria emancipazione. Il Manuale vuole assolvere proprio questo compito, esponendo principi, criteri, metodi e contenuti di analisi storica, sociale e politica propri del proletariato, facendo emergere il ruolo delle masse nella storia e il ruolo della lotta di classe come motore della trasformazione sociale.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link