Nuovo Giornale Nazionale – TRUMP TRA DIPLOMAZIA E PRESSIONI SU CINA E COREA DEL NORD

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di Sergio Restelli

Donald Trump, noto per il suo approccio imprevedibile in politica estera, torna a parlare di Cina e Corea del Nord, due dossier chiave della sua agenda internazionale. In un’intervista rilasciata a Fox News, l’ex presidente degli Stati Uniti ha delineato una posizione apparentemente aperta al dialogo con Pechino e Pyongyang, pur mantenendo la linea dura che ha caratterizzato la sua amministrazione. Cina: tra dazi e accordi possibili.

Trump ha affermato di “preferire non imporre dazi alla Cina”, nonostante in passato abbia fatto delle tariffe doganali uno strumento cardine della sua strategia commerciale contro Pechino. Tuttavia, ha ribadito che gli Stati Uniti hanno un potere negoziale significativo grazie ai dazi, suggerendo che la loro semplice minaccia potrebbe essere sufficiente a ottenere concessioni da parte di Xi Jinping. Le sue parole riflettono una doppia strategia: da un lato, Trump cerca di rassicurare i mercati e gli elettori, mostrando disponibilità al dialogo con la Cina; dall’altro, lascia intendere che non esiterà a usare le tariffe come arma di pressione economica.

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Pechino, dal canto suo, ha reagito con toni misurati. La portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha sottolineato che la cooperazione economica tra Cina e Stati Uniti è “mutualmente vantaggiosa”, rigettando l’idea che Pechino persegua deliberatamente un surplus commerciale. Il governo cinese ha inoltre avvertito che una guerra commerciale non avrebbe vincitori, segnalando la volontà di evitare un nuovo conflitto economico con Washington.

Tuttavia, il tema dei dazi resta un punto di forte tensione. Trump aveva minacciato in campagna elettorale di aumentare le tariffe fino al 60% sulle importazioni cinesi, ma nelle sue recenti dichiarazioni ha ridimensionato questa posizione, parlando di un possibile 10% a partire dal 1° febbraio.

Questa apparente moderazione potrebbe essere una mossa strategica per non esasperare Pechino prima di eventuali negoziati. Trump e Kim Jong-un: un rapporto personale per riaprire il dialogo? Oltre alla Cina, Trump ha dedicato una parte dell’intervista alla Corea del Nord, un altro dossier che ha segnato la sua presidenza. Ha descritto il leader nordcoreano Kim Jong-un come “una persona intelligente”, smentendo le narrazioni che lo dipingono come un fanatico.

Le parole di Trump confermano la sua particolare strategia diplomatica con Pyongyang, basata più su rapporti personali con Kim che su canali diplomatici tradizionali. Durante il suo primo mandato, Trump è stato il primo presidente USA a mettere piede in Corea del Nord, incontrando Kim Jong-un tre volte tra il 2018 e il 2019.

Dopo il fallimento del vertice di Hanoi nel 2019, i rapporti si sono raffreddati, e la Corea del Nord ha ripreso a intensificare i suoi test missilistici. Nell’intervista, Trump ha dichiarato “Lo sentirò”, lasciando intendere che potrebbe cercare un nuovo contatto con Kim. Se ciò avvenisse, si tratterebbe di un tentativo di riaprire il dialogo sulla denuclearizzazione della penisola coreana, anche se molti analisti restano scettici sulla reale disponibilità di Pyongyang a fare concessioni.

Il significato strategico delle dichiarazioni di Trump

Le affermazioni di Trump su Cina e Corea del Nord vanno lette nel contesto di una possibile nuova candidatura presidenziale. Cercare il dialogo con Xi Jinping e Kim Jong-un potrebbe servire a presentarsi come un leader capace di trattative dirette, a differenza di Joe Biden, che ha adottato un approccio più convenzionale alla diplomazia.  Tuttavia, la sua strategia resta ambigua. Se da un lato sembra voler evitare uno scontro frontale con la Cina, dall’altro continua a usare la minaccia dei dazi come leva. Con la Corea del Nord, invece, punta tutto sul rapporto personale con Kim, senza offrire dettagli su un piano concreto per la denuclearizzazione. In definitiva, le dichiarazioni di Trump lasciano aperti molti interrogativi: quanto è sincera la sua apertura al dialogo? E, soprattutto, Pechino e Pyongyang saranno disposte a seguirlo su questa strada?

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