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«Nessun declassamento della sede di Catanzaro dell’ADM»

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CATANZARO «A seguito dell’allarme lanciato da un sindacato, la UilPa, e ripreso da alcuni rappresentanti politici locali e nazionali rispetto ad un presunto declassamento della sede di Catanzaro nel complesso percorso di riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ritengo sia utile ricostruire quanto si sta concretizzando, anche in ossequio a quella “buona politica” che considera buona norma informarsi prima di assumere posizioni». È quanto afferma Wanda Ferro (FDI), sottosegretario all’Interno, che spiega: «Secondo quanto emerge dalle relazioni fornite dalle strutture nazionali dell’Agenzia, che ripercorrono il percorso di riorganizzazione territoriale e le metodologie applicate per la “pesatura” delle strutture territoriali, appare chiaro che non soltanto non esiste alcun declassamento della sede di Catanzaro, ma che addirittura quella del capoluogo è una delle poche sedi in Italia ad essere elevata di livello, passando in terza fascia dopo essere stata in quarta fascia negli ultimi dieci anni, mentre altre sono state penalizzate. E’ vero, inoltre, che nell’originale proposta di riorganizzazione portata al tavolo dei sindacati dall’Agenzia era stato indicato per Catanzaro il secondo livello, ma è strano che la UilPa territoriale non sappia che la  “pesatura” definitiva è frutto non di intromissioni della politica, ma delle modifiche che gli stessi sindacati al tavolo nazionale hanno chiesto di applicare al modello di calcolo utilizzato, che utilizza parametri tecnici oggettivi, indicando – correttamente – nuovi indicatori che, una volta inseriti, hanno portato Catanzaro in terza fascia. Il modello di calcolo, presentato ai sindacati il 17 ottobre scorso, è stato oggetto di un serrato confronto con le organizzazioni sindacali per circa due mesi, con l’inserimento dei numerosi correttivi proposti dagli stessi sindacati, con l’obiettivo di garantire un processo decisionale quanto più oggettivo possibile e non basato su elementi discrezionali realmente non misurabili,  fino alla conclusione del confronto nella riunione del 19 dicembre con la presentazione di un preciso quadro di riferimento. Nel verbale conclusivo sottoscritto, i  sindacati, tra cui la UilPa, hanno preso atto del complesso lavoro svolto e apprezzato lo sforzo dall’amministrazione, che ha fatto proprie alcune delle integrazioni proposte dalle stesse organizzazioni rispetto ai criteri metodologici applicati.  Ma su cosa incide, nella sostanza, la “pesatura” della sede territoriale? Su nient’altro che lo stipendio del dirigente, o meglio, sulla sua retribuzione di parte variabile, che ammonta a 3 mila e 600 euro l’anno di differenza. In questo consiste la nuova spoliazione della città da più parti denunciata. Quindi non nelle competenze, tantomeno nel numero di unità di personale che, anzi, nella riorganizzazione della sede di Catanzaro verrà potenziato, passando ad 80 unità dalle attuali 63, e ben tre posizioni organizzative di elevata responsabilità, che fino ad oggi erano assenti. Nulla sarebbe cambiato con l’inserimento in seconda fascia, se non, appunto, lo stipendio del dirigente.  Inoltre, la struttura interna dell’Ufficio di Catanzaro sarà ampliata, passando dalle attuali quattro sezioni operative territoriali (SOT) a cinque articolazioni: tre Aree territoriali, un Distaccamento locale e un Reparto locale, tutte unità organizzative di maggiore rilievo rispetto al passato. Appare quindi evidente che la riorganizzazione non comporta alcun ridimensionamento, bensì un rafforzamento dell’operatività dell’Agenzia a Catanzaro, con un impatto positivo sulla qualità dei servizi resi all’utenza e sull’efficacia delle attività di contrasto agli illeciti. Forse è pure opportuno ricordare che il percorso di riorganizzazione territoriale è frutto di una norma approvata nel 2012 dal governo Monti, per rispondere all’esigenza di semplificazione normativa e amministrativa a vantaggio dell’utenza, e alla quale fino ad oggi non si era dato seguito proprio perché si prospettava come un’operazione amministrativa titanica, che richiedeva di mettere in relazione le strutture e fondere le competenze di due rilevanti Amministrazioni dello Stato, titolari della cura di interessi eterogenei e strategici per il Paese: l’ex Agenzia delle dogane da un lato e l’ex Amministrazione Autonoma dei Monopoli dall’altro. La riorganizzazione è quindi frutto di un complesso lavoro istruttorio durato circa due anni, fondato su sistemi di analisi organizzativi oggettivi e scientifici, e non su indicazioni di natura politica».



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