L’obiettivo è di ridurre barriere e tassazione, agevolando i commerci con il continente sudamericano
L’inizio di quest’anno segna il primo capitolo di una svolta nei rapporti economici tra Europa e Sudamerica. Il 2024 si è concluso con la definizione di un’intesa commerciale transnazionale, che coinvolge i Paesi membri del Mercado Común del Sur (Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay, Uruguay) e dell’Eurozona, segnando il successo di un negoziato pluriennale, in apparente stallo da tempo. Dopo una convenzione di massima siglata nel luglio 2019, tra pareri discordi e critiche – soprattutto interne all’Europa, dalla sponda francese – quanto sottoscritto era caduto nel dimenticatoio.
Almeno fino al 6 dicembre scorso, quando un testo definitivo è stato approvato dalle parti, incoraggiando le speranze di nuovi orizzonti di espansione commerciale.
«L’intesa è stata approvata con l’obiettivo di venire incontro alle imprese» ha detto la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nell’inaugurare il nuovo accordo commerciale. «Vuole offrire posti di lavoro, opportunità di scelte, di buoni prezzi (…) È una necessità economica, oltre che un’opportunità, in un mondo sempre più segnato da tensioni. Il trattato conferma che le democrazie possono contare l’una sull’altra». Il testo dovrà ora passare al vaglio ed essere votato del Parlamento europeo e dal Consiglio europeo.
I termini dell’intesa
L’accordo sancisce la possibilità effettiva per i prodotti targati UE di entrare e muoversi liberamente in un Mercato di circa 800 milioni di persone, con l’abbattimento di tariffe e dazi doganali pari al 90%. Una percentuale che garantirebbe all’Unione Europea un risparmio stimato intorno ai 4 miliardi di euro. Le zone interessate da una progressiva diminuzione dei dazi, fino a una eliminazione vera e propria, rientrano nel panorama geografico sudamericano: Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay come membri effettivi del Mercosur e Cile, Perù, Colombia, Ecuador come associati.
Un’attenzione particolare sarà poi diretta alla riduzione dei costi amministrativi per le piccole e medie imprese che già esportano nella regione. Sono circa 60mila le aziende europee che intessono regolarmente scambi commerciali con il Sudamerica. Oltre al risparmio sui dazi, potrebbero beneficiare dallo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per la transizione Green e l’ammodernamento digitale nei Paesi del Mercosur, diretta dagli interventi del Global Gateway, iniziativa della Commissione europea.
Scetticismi e spaccature
«La conclusione dell’accordo commerciale UE-Mercosur segna una tappa storica nel rafforzamento dei legami tra due regioni che condividono valori e ambizioni. È stato un lungo percorso, culminato in un accordo che interessa più di 700 milioni di persone. Questo accordo è una buona notizia per i consumatori. La crescita economica e l’occupazione in Europa» aggiunge l’Eurodeputato Gabriel Mato, a capo dei negoziati per il Parlamento europeo nell’ambito dell’intesa UE-Mercosur.
La chiusura degli accordi rende ufficiali le decisioni, ma non ancora operative. Saranno attesi nei prossimi mesi i pareri e le valutazioni dei singoli Stati membri dell’Unione Europea e il voto definitivo del Parlamento e del Consiglio europeo. All’ottimismo diffuso, però, si contrappongono critiche e scetticismo. Non solo Francia, Austria, Olanda, Polonia, ma anche gruppi politici e organizzazioni di cittadini, come quella degli agricoltori. A scatenare le perplessità sono i principi stessi dell’accordo: libero scambio, abbattimento di dazi. Se, infatti, le misure agevolano la circolazione delle merci a livello di export, potrebbero contemporaneamente indebolire la produzione europea locale, immettendo prodotti sudamericani altamente concorrenziali, come generi alimentari vegetali (mais, zucchero) e prodotti derivanti da allevamenti di bestiame.
La situazione interna all’Europa
In Francia il clima è particolarmente teso, con gruppi di agricoltori a bordo di trattori che nel primo lunedì di gennaio 2025 hanno tentato di avvicinarsi a Parigi in segno di protesta. La causa è sostenuta anche da associazioni ambientaliste e gruppi politici, che riflettono sull’ineguaglianza degli standard produttivi delle merci trattate nel Mercosur. Le normative europee in materia di produzione di generi alimentari e di modalità di allevamento di bestiame sono, infatti, molto più stringenti – per garantire sostenibilità e qualità.
Al contrario, in Sudamerica e nei Paesi del Mercosur non vigono gli stessi standard. Da qui le preoccupazioni degli agricoltori che però, ha assicurato ancora von der Leyen, «sono stati ascoltati. L’intesa con il Mercosur contiene salvaguardie robuste, con la protezione di 350 denominazioni geografiche, lasciando invariati i nostri standard sanitari». Per scongiurare effetti collaterali sul comparto agricolo, le norme prevederanno l’ingresso limitato di alcuni generi alimentari. Per esempio, potrà essere importato un massimo di 99mila tonnellate di carne bovina l’anno in Europa – l’1% del consumo totale registrato – o carne di pollo per un massimo di 180mila tonnellate a dazi zero – 1,4% del consumo. Inoltre, quale garante a livello internazionale, l’Europa dovrà provvedere ad assicurare il rispetto di norme e regole sulla produzione nei Paesi del Mercosur, anche per quanto riguarderà la sostenibilità ambientale, riferendosi categoricamente all’Accordo di Parigi sul clima – una sfida tutt’altro che semplice.
Il contesto in Italia
Secondo un report della Commissione Europea redatto in occasione dei negoziati con il Mercosur del 2019, in Italia circa 2,7 milioni posti di lavoro dipendono dal Mercato delle esportazioni e circa 90mila di essi sono in stretta relazione con il commercio da e verso il Sudamerica. Lo scambio con i Paesi del Mercosur è il settimo in ordine di valore per l’Italia, che ammonta a 7,7 miliardi di euro per quanto riguarda l’export e a 6 per l’import, assicurando un utile di 1,7 miliardi. Le categorie più coinvolte nell’interscambio sono prodotti chimici, generi alimentari, macchinari elettrici, generatori, ferro e acciaio, gomma e plastica, per un indotto significativo.
Anche in Italia, però, l’accordo divide. Ad intervenite, in primis, Coldiretti e Filiera Italia, che non si dicono «in linea di principio contrari al Mercosur, a patto però che vengano apportate modifiche sostanziali, a partire dall’introduzione della reciprocità delle regole e degli standard produttivi». Mentre il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso il suo consenso, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini si dice contrario. La direzione sembra, però, quella di favorire la ratifica dell’intesa, pur chiedendo garanzie a salvaguardia del comparto agricolo.
L’impatto complessivo
In un contesto globale sempre più aleatorio e di difficile lettura, un accordo come quello stabilito con il Mercosur può essere un’occasione di crescita – assicurandosi, però, di limitare i rischi. Analizzare i ruoli dei Paesi sudamericani nell’introito finanziario europeo svela il peso specifico dei Mercati del Mercosur. Abbattere dazi e dogane, però, non avrà un risvolto unicamente economico.
Stabilire un rapporto d’intesa col Sudamerica può risultare vantaggioso per la posizione globale che deve ricoprire l’Unione Europea, specialmente all’indomani delle elezioni statunitensi. Il progressivo disinteresse di Donald Trump verso i Mercati sudamericani lascia uno spazio di movimento che può essere sfruttato. Ovviamente, la concorrenza cinese non ha tardato ad arrivare, anzi. Il colosso asiatico ha recentemente stabilito un nuovo piano di investimento in Sudamerica, spostando il suo focus d’interesse. Se un tempo Cuba poteva beneficiare di un sostanzioso appoggio cinese, in nome di ideologie comuni e vecchie amicizie politiche, oggi Pechino preferisce volgersi altrove. In Perù, per esempio, dove il Presidente cinese Xi Jinping in persona ha inaugurato il porto di Chancay, un’infrastruttura che ospiterà navi dal carico di 18mila container per volta, fruttando 3,7 miliardi di dollari annui. Così, mentre lo scambio commerciale americano si indebolisce, si rafforza quello cinese, superiore di 35 volte rispetto all’ultimo decennio.
Per l’Europa la chiusura dell’accordo non sarà, quindi, una strategia solo economica, ma anche diplomatica. In un mondo multipolare, stabilire connessioni di questo tipo potrebbe produrre una differenza sostanziale nel breve e nel medio termine. Infine, la ribalta dell’energia Green, per la quale sono indispensabili alcune materie prime come niobio, bauxite, litio, manganese, grafite, metallo di silicio, di cui è ricco il Brasile, potrebbe essere un ulteriore spinta alla ratifica dei patti già negoziati. L’Europa autoproduce molto scarsamente materie prime di questo tipo e con il conflitto russo-ucraino, l’import è aumentato sensibilmente. Ottenere una corsia preferenziale, accedendo ai Mercati argentini (ricchi di litio) e brasiliani, sarebbe un incentivo importante nell’ammodernamento in ambito di transizione green europea.
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📷 Credits: Canva Pro, Unsplash
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