L’intelligenza del futuro: perché gli algoritmi non ci sostituiranno?

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«L’evoluzione darwiniana ci ha progettato per vivere meno di quanto viviamo adesso. La medicina, l’igiene e l’alimentazione hanno allungato il corso della nostra vita, ma soprattutto hanno prolungato la vecchiaia. Il nostro cervello si è formato nei millenni per vivere al massimo fino a 80 anni. Per questo motivo sono così frequenti malattie come il Parkinson, l’Alzheimer e le demenze, di cui ancora conosciamo poco o nulla sulle cause della loro insorgenza».

Comincia con questa riflessione sulla condizione che affligge tanti dei nostri cari la conversazione telefonica con Paolo Legrenzi, professore emerito di Psicologia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con un passato nelle più prestigiose università italiane ed estere.

Lo contattiamo perché il 26 febbraio presenterà il suo libro L’intelligenza del futuro. Perché gli algoritmi non ci sostituiranno (Mondadori, 2024) alla rassegna “Leggere per non dimenticare”, in programma alla Biblioteca delle Oblate a Firenze. Legrenzi per tutta la vita ha studiato il funzionamento della psiche umana che oggi si trova a confrontarsi con un nuovo alter ego: l’intelligenza artificiale.

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Eppure alcuni studiosi affermano che vivremo fino a 120 anni, lei cosa pensa?

Che vivremo una lunga vecchiaia. In pochissimo tempo abbiamo aggiunto 25 anni di vita grazie ai progressi della scienza e alle nuove metodiche di cura. Molti anziani solo trent’anni fa sarebbero morti. Ma in quali condizioni è la loro mente? Cosa è successo al loro organo meno conosciuto, cioè il cervello? Si è deteriorato e ancora non sappiamo come curarlo.

Oltre che con una vecchiaia prolungata, la nostra mente deve confrontarsi oggi con un’altra novità, quella dell’intelligenza generativa.

La tecnologia nell’ultimo secolo ha fatto tre grandi balzi in avanti: il primo è stato con l’inglese Alan Turing. Fu in grado con l’aiuto degli algoritmi di tradurre il codice Enigma che i tedeschi usavano per comunicare con i propri sottomarini. Dopo le sue scoperte l’informatica ha contribuito alla costruzione dei primi enormi computer che con il tempo sono diventati sempre più piccoli, fino a poter essere compresi nel palmo di una mano come accade oggi con gli smartphone.

Il secondo grande salto in avanti?

L’invenzione del World Wide Web, cioè la rete di internet che ci ha collegato nel mondo in una maniera prima impensabile. Anche questa invenzione si deve a un inglese, Tim Berners-Lee. Ora è in corso la terza grande rivoluzione informatica, che cambierà ancora una volta il nostro modo di vivere, di lavorare e anche di pensare.

Si riferisce all’intelligenza artificiale?

Mi riferisco ai Large language models, a quelle reti neurali che hanno portato le macchine a fare cose incredibili che prima solo la mente umana riusciva a creare, ma in un tempo notevolmente più lungo. Stamattina ho chiesto a Gemini di creare una poesia su di me, poi gli ho chiesto di farla in endecasillabi, poi ancora di accorciarla e di allungarla. Era un gioco, ma questi sistemi generativi produrranno dei grandi cambiamenti nel nostro modo di lavorare e vivere.

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Nel titolo del libro lei esprime un certo ottimismo, infatti afferma: «Perché gli algoritmi non ci sostituiranno»…

Diversamente da quella umana, l’intelligenza artificiale procede per prove di errori, è contro-intuitiva. Sul fronte del lavoro alcuni mestieri spariranno, ma altri continueranno ad essere necessari. Ci vorrà sempre chi governerà le richieste che saranno fatte al computer, chi sarà incaricato di scegliere, chi dovrà mediare fra le esigenze degli uomini e il saper fare delle macchine. E poi ci saranno comunque alcuni mestieri che saranno sempre più necessari e che dovranno necessariamente riconquistare valore.

Quali?

Quelli dell’accudimento, della cura e della relazione, perché nessuna macchina sarà in grado di agire con empatia con altri umani e mai sarà più efficiente di una brava infermiera. Eccoci tornati ai nostri cari ammalati dell’inizio, che avranno sempre bisogno di noi.

In ricordo di Anna

Se n’è andata lo scorso 24 dicembre Anna Benedetti, l’inventrice e l’anima di “Leggere per non dimenticare”, la rassegna che da trent’anni porta a Firenze, alla Biblioteca delle Oblate, le grandi personalità della cultura italiana. In sua memoria la manifestazione continua con un programma di appuntamenti che dura fino a maggio.
A febbraio, oltre a Paolo Legrenzi (il 26), sono attesi Carlo Galli (il 5), Chiara Valerio (il 12), Marcello Sorgi (il 19)
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