Jake La Furia: «I rapper vanno a Sanremo in versione edulcorata, io mi tengo lontano. A 50 anni mi ritiro e vado ai Caraibi»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


di
Barbara Visentin

Il rapper racconta il nuovo disco solista «Fame»:«Sono tornato alle cose che mi emozionavano. Oggi il rap assomiglia alle suonerie dei cellulari di 20 anni fa»

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

«Partiamo da Sanremo», esordisce dritto Jake La Furia, che in un verso di «64 no brand», traccia-manifesto del suo nuovo album «Fame», dice «non ucciderò la musica in Liguria»: «Non è una polemica, ma la constatazione che la kermesse non è la mia dimensione musicale preferita. Il problema è che i rapper non vanno mai a Sanremo a rappare, ci vanno in versione edulcorata, rinunciando al loro lato più duro, probabilmente perché non vogliono polemiche e rotture di scatole ancor prima di essere lì».

 Jake (vero nome Francesco Vigorelli, 45 anni) dice di esserci «rimasto male» quando Carlo Conti ha annunciato la partecipazione di vari rapper, precisando che tutti avrebbero portato messaggi positivi nelle canzoni: «È come dire, “se vieni e dici quello che dico io, va bene, se vieni e dici quel che vuoi tu, non va bene”». 




















































Ma il rap «non è mai stato capito», sostiene, tenendosi lontano dall’Ariston nonostante sia i Coma Cose sia Emis Killa (prima di ritirarsi) gli avessero chiesto di affiancarli nella serata cover: «Il rap parla questo linguaggio qua, non cambierà perché Carlo Conti non vuole che si dicano alcune cose. Non puoi invitare i rapper ai grossi eventi perché sono primi in classifica, cavalcando questa cosa, e poi rompere per i contenuti. Se vuoi fare un discorso purista, non puoi volere Tony Effe. Quindi il mio messaggio è Free Tony Effe». 

Altra difesa per Emis Killa, amico-collega con cui ha collaborato nel disco «17» che ha fatto un passo indietro perché indagato: «L’altro giorno i titoli dei giornali dicevano “Giorgia Meloni indagata, nessun passo indietro” e poi “Emis Killa indagato fa un passo indietro”. Questo rappresenta bene il Paese. Immagino che lui si sia ritirato perché non aveva voglia di andare a subire interviste su quell’argomento tutti i giorni». 

Per il mondo rap, comunque, un veterano della scena come lui (in attività prima con le Sacre Scuole e poi dal 2002 con i Club Dogo) non ha solo parole di sostegno: «Vengo da un periodo in cui il linguaggio aveva del contenuto. Da quando la trap è esplosa come fenomeno pop, suona tutto un po’ uguale e il testo è diventato uno slogan. Stiamo facendo le suonerie dei cellulari di 20 anni fa e non più il rap». 

Nel suo nuovo disco prodotto da Night Skinny, ha deciso quindi di guardarsi indietro: «Mi sono rifatto al rap fino al 2010, quando non c’era ancora la psicosi del social che comanda la musica, in cui un rutto può fare le stesse impression di una bella canzone. Sono tornato alle cose che mi emozionavano, proprio perché non riuscivo più ad ascoltare il rap e sentivo playlist che erano cento volte lo stesso pezzo». 

In «Danza della pioggia» nomina Greta Thunberg: «È un mito. Dico ai ragazzi di darsi da fare, di smettere di giocare a Fortnite e interessarsi a quel che sta succedendo nel mondo perché siamo in mano a degli ultraottantenni che se ne sbattono dei problemi. Mi fa girare i coglioni l’astensionismo, quelli che pensano sia una scelta rivoluzionaria, quando così gli altri decidono per te. Io voto sempre». 

In «Generazioni» parla della sua famiglia: «Dico ai miei figli che spero non saranno come me perché io mi sono odiato davvero. Ho fatto i miei casini, avuto i miei tumulti interiori ed esteriori, ho cercato di autodistruggermi un po’ come fanno tutti, e spero che per loro sarà meglio».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Se tanti nuovi rapper, sostiene, durano appena una stagione e poi spariscono, i «vecchi» rapper fino a che età possono durare? «Il dato anagrafico del rap dovrebbe essere 50 anni, il mio sarà così. Se no si diventa delle macchiette – dice, aggiustando il numero che qualche anno fa, aveva dichiarato, si fermava ai 45 -. Io già adesso sono un miracolato ad avere i ragazzini che impazziscono ancora, però finirà, già non mi sento quasi più in grado. Se suono in discoteca alle due e mezza mi chiedo che cazzo ci faccio qua. Fosse per me sarei già ai Caraibi da cinque anni, ma poi intervengono tanti fattori, e anche se a me di riflettori e classifiche non interessa nulla, la musica è ancora l’unica cosa che mi fa venire la pelle d’oca».

Per la prossima edizione di «X Factor», con ogni probabilità, sarà ancora fra i giudici, ma il sogno di sparire dalla circolazione rimane lì fisso all’orizzonte: «La prima cosa che farò sarà togliermi dai social, non vedo l’ora. Comprerò un telefono Brondi, con due soli tasti. Largo ai giovani, io vado ai Caraibi».

1 febbraio 2025 ( modifica il 1 febbraio 2025 | 19:27)

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Prestito personale

Delibera veloce

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link