Il generale libico Almasri e le sue vacanze dorate

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È nota oramai l’inquietante vicenda di Almasri, il funzionario di polizia libico che dal 6 gennaio scorso, in compagnia di due suoi compagni di viaggio, parte da Tripoli in aereo per trascorrere una vacanza in Europa. Fa scalo a Fiumicino, riparte per Londra ove si trattiene una intera settimana, suscitando il forte interesse di Polizia e Forze di Sicurezza di Sua Maestà che lo controllano sistematicamente nei suoi spostamenti anche notturni, tra ristoranti famosi e altri luoghi di divertimento.

Riparte da Londra il 13 gennaio, sempre con i suoi compagni di viaggio (presumibilmente uomini di scorta) e raggiunge in treno la capitale del Belgio. A Bruxelles trascorre due giorni, noleggia una Mercedes e prosegue in auto il viaggio in direzione della Germania.

In Belgio viene fermato dalla Polizia locale che, dopo i controlli di rito sulla vettura, i documenti degli occupanti e i bagagli, lasciano ripartire i “turisti” libici senza nulla rilevare o contestare a questi viaggiatori stranieri. Giunto in Germania si ferma un giorno a Bonn e poi si dirige verso Monaco di Baviera ove assiste ad una partita di calcio del Bayern Monaco; cambia l’auto noleggiata in Belgio con una vettura più comoda e veloce e si dirige in autostrada verso l’Italia.

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Tutto questo sempre sotto l’occhio vigile delle forze di Polizia e presumibilmente anche dei Servizi di Sicurezza di mezza Europa. Giunge a Torino ove viene immediatamente fermato dalla Polizia per un controllo. Stessa procedura di routine con verifica documenti e identificazione degli occupanti della vettura. Anche in questo caso la Polizia italiana non riscontra nessuna anomalia e fa ripartire i viaggiatori.

In serata il Generale Almasri raggiunge lo Lo Juventus Stadium per assistere alla partita Juventus-Milan (18 gennaio). Torna in albergo ove riceve la visita di funzionari di Polizia italiani che gli notificano un mandato di arresto internazionale spiccato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja per crimini di guerra contro l’umanità e torture presumibilmente inflitte dal generale ai detenuti del carcere libico di Mittiga di cui risulta essere il comandante.

Fin qui il racconto di un viaggio di piacere(?) del funzionario di polizia libico e della sua scorta in diversi paesi europei. Probabilmente nulla sapevano i tre “turisti” della attenzione del Tribunale Penale dell’Aja sulle loro performance criminali. Certo è che dopo circa quindici giorni di viaggio di piacere in mezza Europa e appena messo piede in Italia, la Cpi fa notificare il mandato di arresto proprio dalle nostre Autorità di Pubblica Sicurezza.

Che eseguono di fatto l’arresto dei tre libici. E qui nasce la contraddittoria, stupefacente e singolare vicenda del rilascio dei tre detenuti eccellenti. I magistrati di Torino fanno eseguire l’arresto alla Polizia di Stato. La Corte di Appello di Roma si accorge della irritualità e irregolarità del provvedimento giudiziario che, ai sensi di legge spettava al solo ministro Guardasigilli, unico titolare dei rapporti con la Corte Penale Internazionale e rimette in libertà Almasri e i suoi compagni di viaggio.

A questo punto il ministro dell’Interno Piantedosi, per evitare che personaggi dal calibro criminale del generale libico potessero rimanere a piede libero sul territorio italiano emette un provvedimento di espulsione e li rispedisce in Libia con aereo dell’Aeronautica militare. Ma ecco che viene diffusa direttamente dalla premier Meloni la notizia di essere stata raggiunta da un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione al rimpatrio del generale libico Almasri. Una follia davvero da guiness dei primati!

La più folle, contradditoria, gratuita, iniqua e reazionaria che si potesse assumere nei confronti di un Presidente del Consiglio, di due ministri del calibro di Guardasigilli e ministro dell’Interno e di un sottosegretario di Stato che detiene, tra l’altro, la delega ai Servizi Segreti. Un provvedimento nato da strane coincidenze che trovano la loro radice nell’atteggiamento dilatorio della Corte Penale Internazionale che “congela” un mandato di arresto per un pericoloso torturatore in attesa che quest’uomo, in vacanza in diverse città europee, giungesse sul suolo italiano per essere arrestato.

Quasi a voler scaricare sull’Italia i possibili risvolti di una crisi diplomatica con un Paese da anni tormentato da crisi intestine e guerre tribali. E in questo contesto internazionale preoccupante e oltremodo fosco si insinua la decisione certamente discutibile ai fini giuridici e arbitraria sul piano politico di un giudice avvezzo alle sue iniziative contro rappresentanti del governo (vedi il caso del processo a Salvini e come si è concluso!).

Una campagna “politica” quella di una parte della Magistratura italiana che è ormai fortemente impegnata a sostenere e interpretare il ruolo delle forze di opposizione, ritenute non sufficientemente idonee a sbarrare il passo ad un governo di Centrodestra con la sola azione parlamentare o il sostegno delle piazze, pure riconvocate dai sindacati alla bisogna. Una Magistratura che negli ultimi mesi ha affilato le armi con lo strumento degli avvisi di garanzia, con i rinvii a giudizio, con le indagini e i depistaggi dei servizi segreti e i loro ormai incontrollabili dossier confezionati e prelevati furtivamente dalle banche dati degli Enti Pubblici, Banche, Ministeri e financo delle forze dell’Ordine.

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Atti delittuosi le cui responsabilità non saranno mai accertate. Come testimonia il recentissimo dossieraggio e furto di notizie personali e riservate perpetrato a danno del Capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio, ad opera dei Servizi Segreti del nostro Paese (l’ennesimo!). Grave circostanza per cui ancora non si riesce a individuare la fonte e il mandante delle intrusioni illecite.

E poi le manifestazioni di vibrata e fin troppo palese protesta contro il ministro della Giustizia e/o i Presidenti delle Corti di Appello d’Italia per il Provvedimento del Governo di Separazione delle carriere dei Giudici. Divenuto la “Linea Maginot” dello scontro con il governo a difesa degli interessi corporativi della categoria più privilegiata dei dipendenti dello Stato in Italia. E per questo fine settimana si profila un nuovo e tormentato confronto tra Governo e Corte d’Appello di Roma in occasione della decisione dei Giudici sulla convalida del fermo dei clandestini trasferiti in Albania.

Non vorremmo scommettere sull’esito di questo ennesimo provvedimento…… Concludiamo con l’auspicio che Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo duplice e fondamentale ruolo di Garante della Costituzione, nonchè di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura intervenga autorevolmente in questo palese e pernicioso conflitto tra poteri dello Stato, ristabilendo ruoli e competenze di ciascun Organo Istituzionale, nel rispetto delprincipio della separazione dei poteri stabiliti dalla Carta Costituzionale. 

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