Almasri e migranti, FdI si compatta sulla linea di Meloni – Notizie

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  Fratelli d’Italia sposa la linea della sua leader e, in aggiunta, la battaglia sulla giustizia.Complici, l’inchiesta aperta sul rimpatrio del generale libico Almasri (che chiama in causa direttamente la premier Giorgia Meloni) e il più recente stop dei giudici ai 43 migranti trasferiti in Albania e già di rientro. Entrambi, ottimi puntelli – per Fdi – per sollecitare ancor di più una riforma della magistratura.

L’occasione è la Direzione nazionale del partito, riunito a Roma per quattro ore e a porte chiuse per la stampa. Dal palco nessun accenno polemico alle due vicende, ma tra le dichiarazioni dei ‘meloniani’ dentro e fuori la sala, è inevitabile parlarne. Il doppio “assedio” delle toghe – così viene percepito dai più – richiede una reazione, è il ragionamento. Senza guerre ma nemmeno cedimenti. Una fermezza condivisa dagli alleati di governo. Come conferma oggi Maurizio Gasparri di Forza Italia: l’inchiesta che coinvolge Meloni e due ministri “è una schifezza, che è peggio di un complotto. C’è il continuo uso politico della giustizia”. E sugli hotspot in Albania, ribadisce: “La strada è giustissima”.

Figurarsi per Fratelli d’Italia. Riunito dalle 10 nel centro congressi a due passi da piazza di Spagna, il partito si compatta. Assente la presidente, come previsto dal programma, stavolta a dare la linea è Arianna Meloni alla guida della segreteria politica di FdI. Parla per ultima, all’ora di pranzo, meno di dieci minuti. “Ora è il tempo della responsabilità”, avverte chiedendo a tutti di fare la propria parte e di schierarsi con la sorella premier. Poi giocando con l’amato Tolkien, sintetizza così: “Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’anello”. E giù applausi.

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Parole che non ascolta Daniela Santanché. La ministra di FdI è già andata via. Unica dei sette ministri presenti a non intervenire. Lo spauracchio delle sue dimissioni resta sullo sfondo, sollecitato solo dalla ressa di telecamere che l’accoglie. Santanché si divincola e risponde secca: “Non ho niente da dire, grazie”. Per il resto, pur negando che sia guerra aperta con i giudici, è proprio lo scontro con le toghe il mantra del giorno. All’esterno si ostenta sicurezza. Nella convinzione che la questione porti bene elettoralmente.

“Se i giudici continuano così, al 50% ci arriviamo da soli” è una battuta che circola. In ogni caso, sulla decisione della Corte d’appello sui migranti in Albania, la tesi prevalente è che la sentenza non sia un attacco al governo bensì alla Cassazione, che si è già espressa. “La Cassazione è stata chiara. Valgono le leggi e le leggi le fa il Parlamento”, taglia corto Lucio Malan, capogruppo al Senato. Del resto, nella riunione il clima è rilassato. E a parte lo sguardo al sud – con l’sos lanciato sulla Campania in vista delle prossime Regionali – il bilancio dei primi due anni di governo è positivo. Tanto che il ministro Urso sentenzia: “Non è un avviso di garanzia che può fermare il corso della storia”. Altrettanto soddisfatto e rilassato sembra Giovanni Donzelli: “Siamo sereni ma determinati – spiega il responsabile dell’organizzazione – Faremo quello che abbiamo promesso agli italiani, Il resto non ci intralcia”. Poi insiste sul fatto che non c’è contrapposizione con i giudici: “Eventualmente siamo per la magistratura e in Parlamento per fare la riforma della giustizia e valorizzare ancor di più la magistratura”. Idem per Francesco Lollobrigida: “Andiamo avanti con determinazione e responsabilità a difesa dell’interesse nazionale”. Proprio la difesa del paese strappa un commento a Guido Crosetto: “Sono convinto che chi governa debba fare qualunque cosa giusta per difendere la nazione”, dice rispondendo ad una domanda sull’eventuale ragion di stato che sarebbe dietro il rimpatrio di Almasri in Libia.

Arianna Meloni glissa su tutti temi più spinosi. In un richiamo tutto emotivo, ricorda la “traversata nel deserto”, il “salto nel buio” (con la scommessa di FdI) fino all’approdo al governo (“adesso siamo il grande partito della nazione”). Da qui l’appello a tutti: “L’anello (di Tolkien, ndr) è pesante, dobbiamo aiutarle Giorgia nella fatica di portarlo senza mai indossarlo”. 

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