prosegue l’avanzata dell’M23 verso Bukavu, Nangaa annuncia la marcia sulla capitale

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I ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) “non sono a Goma” per restare ma “per continuare la marcia di liberazione” della Repubblica democratica del Congo (Rdc) fino alla capitale Kinshasa. Lo ha dichiarato Corneille Nangaa, leader dell’Alleanza del fiume Congo (Afc) – di cui fa parte lo stesso M23 – che nelle ultime ore si è fatto portatore del messaggio politico dei miliziani che lunedì scorso hanno conquistato Goma, capoluogo provinciale del Nord Kivu, e che ora avanzano verso la città di Bukavu, Sud Kivu, ed oltre. In un’intervista esclusiva rilasciata all’emittente ruandese “The New Times”, il leader ribelle ha difeso la matrice congolese del movimento, prendendo le distanze dall’affiliazione ruandese generalmente attribuita ai suoi combattenti, di etnia prevalentemente tutsi e lingua kinyarwanda (l’idioma principale parlato in Ruanda).

“Molti di noi parlano ruandese ma siamo congolesi”, ha detto l’ex presidente della Commissione elettorale congolese riconvertitosi alla lotta armata. “Siamo venuti a Goma per restare. Non ci ritireremo”, ha aggiunto, esponendo la linea dei ribelli che nelle ultime settimane hanno lanciato una vigorosa offensiva supportata – secondo fonti Onu – da circa 3.500 militari ruandesi.

Nangaa ha quindi aggiunto: “La vera questione è: quanti Paesi sono presenti oggi nella Rdc?”, citando la presenza nel Paese di truppe dell’Uganda, del Burundi, del Malawi, del Sudafrica e della Tanzania, oltre che di “mille o 2 mila” mercenari europei, uniti ad un contingente della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite (Monusco) “con dieci nazionalità o più”. Il leader ribelle, nei cui confronti Kinshasa ha emesso l’estate scorsa una condanna alla pena capitale in contumacia con l’accusa di aver condotto “attività sovversive”, ha quindi accusato il presidente Felix Tshisekedi di essere “un bugiardo” e di non “aver vinto le elezioni” del 2018. “È un mostro, che io ho creato e che spetta a me distruggere”, ha precisato, denunciando la mancanza di cibo o istruzione che affligge il Paese. Fonti diplomatiche e della sicurezza hanno intanto confermato l’avanzata dell’M23 verso Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, con combattimenti segnalati intorno alla città mineraria di Nyabibwe e movimenti dei ribelli in direzione di Kalehe, centro strategico situato sul lago Kivu,a metà strada tra Goma e Bukavu. Qui sono state dispiegate le forze dell’esercito regolare sostenute da truppe provenienti dal Burundi, che hanno stabilito a Kavumu – città dotata di un aeroporto – la loro linea di difesa.

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Una conferma dell’avanzata dell’M23 verso Bukavu è giunta nel frattempo anche dal portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, il quale ha espresso preoccupazione per il rapido sviluppo degli eventi e ha definito la situazione “instabile”. Cresce intanto l’inquietudine per la drammatica situazione umanitaria, con cifre che ondeggiano fra i 500 mila e i 670 mila sfollati dall’inizio dei combattimenti, mentre il Regno Unito ha seguito l’esempio tedesco chiedendo la revisione del programma di aiuti al governo di Kigali, accusato di sostenere l’avanzata ribelle. In una nota, che segue indiscrezioni di stampa sul presunto schieramento dell’esercito ruandese lungo la linea di confine intorno alla città di Gisenyi (a soli otto chilometri da Goma), il ministero degli Esteri di Londra ha chiesto il ritiro delle truppe e l’ingresso degli aiuti umanitari, denunciando una “violazione inaccettabile della sovranità della Repubblica democratica del Congo”. Secondo testimonianze locali di religiosi raccolte da “Vatican News”, infine, l’area di Goma continua ad essere priva di elettricità e di acqua potabile e ci sarebbero molti cadaveri visibili nelle strade. Rilevati anche casi di violenze sessuali e di lavoro minorile da parte dei ribelli ai danni della popolazione.

In questo contesto, l’ambasciata di Spagna a Kinshasa ha fatto sapere che chiuderà al pubblico da lunedì prossimo, giorno in cui è atteso l’arrivo nel Paese del generale brasiliano Ulisses Mesquita Gomes, nominato dalle Nazioni Unite a capo della missione di stabilizzazione nel Paese (Monusco). Gomes guiderà un contingente di 14 mila agenti dispiegato per garantire la pace nella regione. Secondo quanto riporta la testata “Cnn Brasil”, Gomes “darà priorità alla diplomazia, ma “non esiterà” a utilizzare la forza per liberare Goma e almeno altre quattro città invase dall’M23. Nel 2013 un altro generale brasiliano, Carlos Alberto dos Santos Cruz, era stato nominato guida della stessa missione Onu, e aveva contribuito a respingere in meno di un anno i ribelli M23, che erano anche in quel caso riusciti – seppur per un breve periodo – a conquistare il capoluogo del Nord Kivu, prima di accettare il cessate il fuoco proposto da Kinshasa con la mediazione della Comunità dell’Africa orientale (Eac).

Sul fronte diplomatico, intanto, la Comunità dell’Africa australe (Sadc) ha convocato oggi una riunione per organizzare una risposta alla crisi in corso, mentre proseguono le operazioni di evacuazione dal Paese per i cittadini rimasti bloccati a Goma. Un gruppo di 75 pachistani, parte dei 150 connazionali rimasti bloccati in città per i combattimenti in corso, sono stati trasferiti in Ruanda, dove hanno ricevuto vitto e alloggio in attesa di sviluppi. Il Paese rimane al momento la principale via di uscita dal Congo e di assistenza alle persone in transito. Nel quadro degli sforzi diplomatici in corso, dopo aver effettuato una visita a Kinshasa, il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot si è recato anche a Kigali. Il capo della diplomazia di Parigi ha chiesto alle forze ruandesi di “lasciare istantaneamente” la Rdc e di smettere di sostenere il movimento M23. “La sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica democratica del Congo non sono negoziabili”, ha aggiunto.

Cresce intanto la protesta contro la presenza di truppe ruandesi nella Rdc. Giovedì migliaia di persone sono scese in strada a Kindu, nella provincia centrale di Maniema, per protestare contro l’avanzata dei ribelli filo-ruandesi dell’M23 nell’est del Paese. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Apa”, sottolineando che gli abitanti si sono mobilitati con rappresentanze della società civile, istituzioni, comunità religiose e la presenza del governatore provinciale, Mussa Kabwankubi, il quale ha denunciato “una guerra” che “non è intercomunitaria” ma dovuta ad “un’aggressione impostaci da forze esterne”. Negozi ed attività sono stati chiusi ed è stato organizzato un raduno nella Place du Cinquantenaire della città per confrontarsi sugli ultimi sviluppi del conflitto in corso. “Questo Paese è attaccato dal Ruanda, questo Paese è sul punto di essere balcanizzato secondo un piano machiavellico”, ha denunciato ancora un rappresentante della società civile, esortando a mobilitare e sensibilizzare la popolazione “per dire alla comunità internazionale di sanzionare il Ruanda e chiederle di ritirare tutte le sue truppe” dalla Rdc.

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