PMI, solo il 49% ha accesso alla fibra FTTH. Il nord peggio del sud

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Tra le regioni più connesse figurano Lombardia, Lazio, Campania, Liguria e Molise, mentre il Veneto e l’Emilia-Romagna, che ospitano rispettivamente l’11% e il 9% delle PMI italiane, mostrano ancora criticità. Il white paper AGCOM.

In Italia le piccole e medie imprese (PMI), realtà con un numero di addetti compreso tra 10 e 249 e un fatturato annuo tra 2 e 50 milioni di euro, generano il 41% del fatturato totale e occupano circa un terzo della forza lavoro del settore privato. Eppure, il digital divide continua a penalizzarle, limitando il loro potenziale di crescita e innovazione.

Secondo l’indagine condotta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano, la situazione della connettività aziendale in Italia è ancora insufficiente: solo il 49% delle PMI ha accesso alla rete FTTH (Fiber to the Home), un valore inferiore rispetto alla copertura delle famiglie, che si attesta al 59,6% (dati aprile 2024).

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PMI e Fibra: copertura disomogenea: il divario tra regioni e città

L’analisi dell’AGCOM evidenzia una distribuzione della fibra a macchia di leopardo, con alcune regioni che garantiscono una copertura capillare e altre in forte ritardo. Solo 7 regioni su 20 offrono una rete FTTH diffusa, mentre nelle restanti 13 regioni oltre la metà delle imprese non può contare su una connessione superiore a 30 Mbit/s, soglia considerata il minimo indispensabile per un uso efficiente dei servizi digitali.

Tra le regioni più connesse figurano Lombardia, Lazio, Campania, Liguria e Molise, mentre il Veneto e l’Emilia-Romagna, che ospitano rispettivamente l’11% e il 9% delle PMI italiane, mostrano ancora criticità e necessitano di interventi mirati per migliorare l’infrastruttura digitale.

A livello cittadino, la situazione è altrettanto eterogenea. Prato guida la classifica con un’82% di copertura FTTH, seguita da Milano (76%) e Trieste (73%). Roma e Napoli figurano tra le prime dieci città più connesse, così come Palermo e Cagliari, a dimostrazione che il divario tra Nord e Sud non è netto. Di contro, il risultato peggiore è stato registrato a Bolzano, dove solo il 46% delle PMI può accedere alla fibra FTTH.

Settori penalizzati e impatto sulle imprese

Il gap digitale si riflette in modo diverso sui vari settori economici. Agricoltura e attività estrattive sono i comparti più colpiti, con livelli di copertura molto bassi, un problema che rallenta l’adozione di tecnologie avanzate come l’agricoltura di precisione o l’automazione dei processi estrattivi.

Al contrario, i settori finanziario, ICT e professionale vantano la migliore infrastruttura digitale: il 68% delle PMI che operano in questi ambiti ha accesso alla fibra FTTH e solo il 7% naviga con velocità inferiori ai 30 Mbit/s. La manifattura, uno dei pilastri dell’economia italiana, mostra invece margini di miglioramento: solo il 40% delle imprese ha accesso alla FTTH e molte aziende operano con una connettività insufficiente per supportare processi avanzati come l’Industria 4.0.

Perché la digitalizzazione delle PMI è cruciale

La mancanza di una connessione veloce penalizza gravemente la competitività delle imprese italiane. In un contesto sempre più orientato alla digitalizzazione dei processi produttivi, le PMI senza un’infrastruttura adeguata rischiano di restare indietro, compromettendo la loro efficienza operativa e la capacità di competere su scala globale.

Un accesso limitato alla banda ultralarga significa minore automazione, difficoltà nell’integrazione con piattaforme cloud, ostacoli nella gestione da remoto e ridotta capacità di sfruttare strumenti come big data, intelligenza artificiale e cybersecurity avanzata. Inoltre, molte aziende si trovano impossibilitate a sfruttare appieno le potenzialità offerte dai fondi europei e dagli incentivi governativi per la digitalizzazione, poiché l’assenza di un’infrastruttura adeguata limita l’adozione delle nuove tecnologie.

Le prospettive future e le sfide da affrontare

Per ridurre il divario digitale, è fondamentale accelerare gli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture di rete, con particolare attenzione alle aree industriali e ai distretti produttivi che ancora oggi operano con connessioni inadeguate. L’obiettivo è garantire una copertura omogenea e capillare, evitando che il digital divide diventi un fattore limitante per lo sviluppo delle PMI italiane.

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L’indagine evidenzia che colmare questa lacuna non è solo una questione tecnologica, ma una priorità economica e strategica per il Paese. Un miglior accesso alla banda ultralarga permetterebbe alle imprese di innovare, crescere e affrontare con maggiore competitività le sfide della trasformazione digitale, favorendo un sistema produttivo più resiliente e proiettato verso il futuro.

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