le risposte dei gruppi a chi non onorava il codice criminale

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LECCE – Spedizioni punitive contro chi non onorava debiti di droga o trasgrediva il codice criminale imposto, non solo in merito all’attività di spaccio, ma anche per questioni sentimentali.

Sono diversi gli episodi di violenza raccontati nelle oltre 1.200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita due giorni fa dai carabinieri con 88 arresti, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Sud-Est”. Episodi che rafforzano nella giudice del tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano, titolare del provvedimento, la convinzione dell’esistenza di un’associazione mafiosa, quella di cui Marco Antonio Penza e Santo Gagliardi sarebbero stati i capi promotori, e dell’aggravante mafiosa per alcune delle condotte avute da altri indagati accusati di far parte di organizzazioni impegnate prevalentemente in traffici di sostanze stupefacenti (qui, l’organigramma completo).

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Tra le vicende più cruente, c’è quella del pestaggio di un uomo sospettato di aver avviato un’attività di spaccio autonoma, e del padre accorso in suo aiuto, avvenuta a Caprarica il 5 febbraio del 2022, e di cui sarebbe stato artefice Andrea Leo detto Vernel, considerato a capo del gruppo attivo a Vernole e Melendugno, con altre due persone. Soccorsi dal personale del 118, per i malcapitati la prognosi fu di sette giorni.

Leo avrebbe poi usato come portavoce un familiare delle vittime per sollecitarle a non sporgere denuncia, proprio mentre queste si recavano in caserma.

Secondo la gip, presentarsi in pieno giorno, presso un’abitazione dove c’erano più persone, a volto scoperto, quindi senza preoccuparsi di essere riconosciuto, sfidando le forze dell’ordine che potevano essere allertate da chiunque, è un atto plateale e dimostrativo di forza ostentata dalle caratteristiche squisitamente mafiose.

Quanto al gruppo Penza, c’è una conversazione del 12 luglio 2022 che avrebbe dimostrato come il controllo del mercato degli stupefacenti sarebbe stato mantenuto con la forza dell’intimidazione. Si tratta della chiacchierata in cui Emiliano Sulka avrebbe riferito ad Antonio Leto, ritenuto il braccio destro di Penza, di aver messo in guardia un tizio che non voleva più rifornissi dal sodalizio, con frasi del tipo “quando glielo dici, ti spara”, incutendogli paura al punto da fargli cambiare idea.

Riguardo ai riflessi dell’intimidazione sulla società, secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo avrebbe creato una struttura parallela alle istituzioni, così accadeva che coloro che subivano un furto avrebbero ritenuto opportuno rivolgersi al clan per ottenere giustizia.

In tale contesto, si inserisce anche la rapina dell’auto a un uomo, contestualmente picchiato, avvenuta il 17 luglio del 2022, per ottenere la risoluzione di un debito di droga, attribuita a Silvano Massafra, che era stato scarcerato solo qualche giorno prima e che per questo ritornò in carcere, e Gabriele De Matteis (qui, l’esito del processo abbreviato).

E sempre per un pregresso debito di fornitura di droga (in questo caso di cocaina per 7mila euro), il 25 settembre del 2021, Massafra avrebbe picchiato un altro individuo, a Tricase.

Anche Cristian Stella si sarebbe reso responsabile di ripetute minacce per riscuotere i crediti del suo gruppo, costringendo persino uno dei debitori ad accendere un finanziamento per saldare la parte restante della somma dovuta, complessivamente pari a 13.500 euro.

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Ma la violenza non sarebbe stata impiegata solo per tutelare interessi di natura economica. Francesco Urso, per esempio, avrebbe organizzato una spedizione punitiva contro un uomo che aveva osato importunare la sua fidanzata; con l’auto, insieme con Silvano Massafra, attraverso le indicazioni di Marco Martinese (che sarebbe stato alla guida di un’altra vettura) avrebbe raggiunto l’abitazione del malcapitato, a Specchia, il 6 ottobre del 2021, dove, affiancato solo dal primo, si sarebbe introdotto per minacciarlo di morte verbalmente ed esplodere poi un colpo, con una pistola calibro 9X21, contro una mattonella, quasi a voler lasciare un ricordo indelebile di quella visita.

Gli interrogatori

Sono iniziati nella stessa giornata del blitz, gli interrogatori di garanzia agli 88 arrestati. La scelta comune che prevale, al momento, è quella di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra questi, dinanzi alla giudice Mariano, si sono già presentati alcuni dei personaggi di spicco dell’inchiesta come Penza e Leo. Entrambi, assistiti dagli avvocati Pantaleo Cannoletta e Carmen Castellana (il primo), Umberto Leo e Marco Elia (il secondo) sono rimasti in silenzio davanti alla giudice.

Gli interrogatori proseguiranno anche nei prossimi giorni alla presenza della difesa, rappresenta tra gli altri dagli avvocati Luigi e Alberto Corvaglia, Raffaele Benfatto, Simone Viva, Luca Puce, Ladislao Massari, Antonio Savoia, Dario Paiano, Giuseppe Presicce, Mario Coppola, Federico Martella, Mario Blandolino, Giovanni Montagna e Riccardò Calò.

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