La “lezione” di Rovereto non è servita al centro destra: il candidato sindaco per Trento ancora non c’è. Il rischio “spaccatura” esiste, con Fratelli d’Italia che si organizza

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TRENTO. Ormai può essere considerato come il “bollettino dei naviganti” con le “informazioni di servizio” della settimana che, salvo colpi di scena, sono sempre le medesime. Peccato, ed è triste dirlo, che nel caso specifico si parli di politica, dell’elezione a sindaco del capoluogo della Provincia di Trento in quella che, teoricamente (perché – evidentemente – non lo è per tutti) è la seconda “sfida” elettorale più importante e probante del Trentino dopo elezioni provinciali.

 

E, con un’assurda coerenza con quanto visto negli ultimi mesi, il centro destra non ha nessuna fretta. Anzi, ormai tutti gli esponenti si sono adeguati alla modalità “keep calm” e si procede a passo di marcetta quando, invece, dovrebbe suonare la tromba della cavalleria, visto che i tempi sono ormai quasi “ingestibili”. D’altronde (detto ovviamente con ironia) non c’è fretta: tra tre mesi si andrà a voto e la coalizione – ad oggi – non ha la più pallida idea di chi frapporre al primo cittadino Franco Ianeselli che, una campagna elettorale così rilassata e “all’acqua di rose”, non l’ha certamente sognata nemmeno nelle sue notti più amene.

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Con “buona pace” della democrazia, del confronto elettorale e anche della “stimolazione” dell’avversario: in questo momento non c’è alcun confronto in atto (nell’interesse della città), causa assenza totale del centro destra, incapace di trovare un accordo al proprio interno nonostante i ripetuti tentativi. L’esperienza di Rovereto, dunque, non è servita proprio a nulla. Anzi, se possibile, oggi le cose vanno peggio rispetto ad allora.

 

Sono passati più di sette mesi ma la situazione all’interno della maggioranza che dal 2018 governa la Provincia di Trento non è cambiata di una virgola. Lega (con a ruota il Patt) e Fratelli d’Italia hanno punti di vista diversi, modus operandi diametralmente opposti, il dialogo è ridotto al “minimo indispensabile” (al netto delle dichiarazioni di facciata) e, soprattutto, la collaborazione è estremamente complicata. In taluni casi impossibile: la “faida” interna, per dimostrare chi traina chi, chi è il leader e chi il convitato è continua e condiziona, inevitabilmente, l’attività quotidiana.

 

Il “caso Giacca” è emblematico, visto che il tentativo di convincere l’imprenditore trentino a scendere in campo è stato portato avanti dalla Lega con Fratelli d’Italia alla “finestra”. Che il partito di Giorgia Meloni fosse d’accordo e approvasse la scelta è risaputo, ma perché i due maggiori partiti non si sono mai spesi in maniera congiunta? Forse, non è detto, il risultato sarebbe stato lo stesso, visto che le “resistenze” di Giacca erano anche legate ad altri aspetti, certo è che presentarsi da un possibile candidato sindaco (senza alcuna esperienza politica, tra l’altro) con grande compattezza avrebbe lanciato ben altro messaggio. Sia al diretto interessato (che ha scampato un bel “pericolo”), che agli stessi elettori di centro destra che, oggi, si ritrovano senza punti di riferimento e consapevoli che vincere le elezioni, arrivati a questo punto, è pressoché impossibile.

 

Lunedì, in tarda serata, si terrà un altro, l’ennesimo, summit tra le varie forze politiche e appare assolutamente incredibile come nessuno abbia fretta di chiudere la partita, per poi (e dovrebbe essere l’aspetto più importante), dedicarsi al programma e alla compilazione delle liste, che andranno presentate entro il 18 marzo.

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Fratelli d’Italia ha individuato in Ilaria Goio, un nome evidentemente proposto e sponsorizzato dalla vice presidente della Provincia Francesca Gerosa, la propria candidata e non tornerà indietro. La Lega spera in un clamoroso ripensamento di Mirko Bisesti (che non ha alcuna intenzione di farsi “sacrificare” nell’urna in nome dell’appartenenza al partito) con l’ex deputata e consigliera comunale Martina Loss come alternativa. Forza Italia (per la quale le comunali saranno un test assai probante, visto il “recupero” che sta effettuando ai danni della Lega) avrebbe addirittura un proprio candidato da proporre agli alleti e il Patt, dopo la “figuraccia” (andavano ripentendo che alla fine il candidato sarebbe stato Giacca, schernendo anche gli interlocutori) osserva ed è pronto a dire “sì” a qualsiasi proposta vista l’assenza totale di nomi e la “diaspora” verso il centro sinistra di una parte dei potenziali candidati cittadini.

 

A questo punto la possibilità che Fratelli d’Italia decida di correre in solitaria è più che concreta: il coordinatore regionale Alessandro Urzì ha infatti chiesto ai “suoi” di chiudere la lista già entro metà febbraio, in largo anticipo rispetto alla scadenza, proprio per essere pronti per ogni evenienza. A supporto di Goio, a quel punto, ci sarebbe solamente il partito di Giorgia Meloni e la Lega (più il Patt, ormai quasi un’appendice del Carroccio) dovrebbe affidarsi a Martina Loss con Forza Italia, Lista Spinelli e Civica che sarebbero “costrette” a scegliere

 

Con una certezza: alle forze di centro destra interessa ribadire chi comanda all’interno della coalizione piuttosto che giungere ad un “dunque” che sarebbe già dovuto arrivare mesi fa. Non giorni o settimane, ma mesi. Comunque andrà a finire sarà un disastro e sono in tanti ad ipotizzare una “resa dei conti”, anche a livello provinciale, dopo quella che potrebbe essere una debacle di metà primavera.





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