«Il diritto non esiste in questa vicenda»

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«Il Tar Lazio, sezione III quater, con l’ordinanza di questa mattina n. 696/25 punisce e condanna alle spese legali la sanità privata accreditata per aver osato insistere sulla richiesta di sospensione del nuovo tariffario. Il diritto non esiste in questa vicenda. Al di là della inspiegabile condanna alle spese legali, la motivazione del rigetto dell’istanza cautelare è sorprendente (oltre che inconsistente) perché glissa sugli effetti creati dall’applicazione del nuovo tariffario entrato in vigore il 30/12/24, puntualmente provati nel ricorso con decine di documenti che ne dimostrano le conseguenze sulle strutture ricorrenti, sui cittadini e sul servizio pubblico. Il TAR riconduce l’assenza dei motivi cautelari per sospendere il tariffario semplicemente alla circostanza che i difensori di altri ricorrenti (che stranamente sono le multinazionali che in questi anni hanno fatto shopping con i laboratori di analisi presenti soprattutto nel Nord Italia: Gruppo Cerba HealthCare, Bioanalisi ed Alliance), in altri ricorsi hanno accettato la proposta del Collegio di rinunciare alla sospensiva a fronte della fissazione dell’udienza di merito del 27/5/25». È quanto dichiara in una nota l’U.A.P. Unione nazionale Ambualtori, Poliambualtori, Enti e Ospedalità privata. 

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

TAR respinge sospensiva: disuguaglianze Nord-Sud sul Nomenclator

«In sostanza, i Giudici del TAR hanno ritenuto di non dover concedere la richiesta sospensiva senza considerare che dette multinazionali sono presenti soprattutto nelle regioni del Nord Italia, che non essendo in piano di rientro hanno potuto aumentare le tariffe introdotte dal famigerato nomenclatore; di contro, le stesse hanno una presenza residuale e risibile nelle regioni del Sud Italia in piano di rientro, e pertanto, non subiscono il danno provocato dall’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore. Basti considerare al riguardo, che lo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, il giorno dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore, avvenuta il 14 novembre, ha deliberato un nuovo tariffario rialzando i fondi, per evitare nella Regione Lombardia un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti», ha aggiunto l’U.A.P..

Regioni del Sud a rischio chiusura sanitaria

Di contro, «le Regioni del Sud in piano di rientro con i tagli ai rimborsi operati da tale nomenclatore rischiano la chiusura delle strutture sanitarie accreditate, o la svendita sottocosto proprio nei confronti di quelle multinazionali che hanno rifiutato la sospensiva e accettato subito il merito, nonchè il disavanzo degli ospedali pubblici, che verrà ripianato dai cittadini italiani con un peggioramento della pressione fiscale. L’U.A.P. si auspica che tale decisione sia soltanto il frutto di un’incomprensione della reale situazione di fatto, ed in particolare della situazione frammentaria tra le Regioni “virtuose” del Nord Italia e quelle del Sud Italia in piano di rientro, non potendo – né volendo – accedere alla diversa tesi che sia una precisa volontà di far fallire l’Italia del Sud a vantaggio delle multinazionali straniere che potranno acquisire a basso costo le strutture sanitarie private italiane del Sud Italia».

Contro il nuovo tariffario: richiesta di giustizia per la sanità e i cittadini italiani

L’U.A.P. «sottolinea poi di confidare in una valutazione più scevra da condizionamenti politici (si veda la pressione del ministero rispetto all’iniziale decreto di sospensione del tariffario) da parte del Consiglio di Stato, innanzi al quale prontamente verrà impugnata l’ordinanza. Non accettiamo una decisione ingiusta, punitiva e politica, che si basa sulle volontà delle multinazionali! Chiederemo al Consiglio di Stato di valutare la vicenda da un punto di vista giuridico e siamo certi che verrà compresa la gravità degli effetti del nuovo tariffario e che sarà fatta giustizia! È oltraggioso che la strategia processuale delle multinazionali metta in ginocchio tutta Italia, condanni a morte la sanità e i cittadini, negando loro il diritto alla salute. Ma non basta. Quello che evidenzieremo innanzi al Consiglio di Stato è anche la circostanza che proprio il Tar Lazio aveva censurato inizialmente il comportamento del Ministero e sospeso il nuovo tariffario con un decreto monocratico chiaro e cristallino, nel quale lo stesso giudice amministrativo ha rilevato che il “nuovo Decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”».

Ricorso contro il nuovo tariffario: in gioco la sanità italiana

«Occorre ricordare – insiste l’Uap che la revoca di questo decreto è stata disposta dal TAR il giorno dopo in base ad un’istanza del Ministero della Salute che si limitava ad affermare, senza fornire la benché minima prova, la presunta e pretesa difficoltà di applicare, in caso di sospensione, il tariffario di cui al D.M. 23/6/23 e il conseguente presunto blocco del sistema. Ed ecco che improvvisamente – riferisce l’U.A.P. – il giudice amministrativo torna sui suoi passi, revocando il decreto di sospensione, nonostante il Ministero non abbia mai dato prova dei presunti problemi che deriverebbero dalla sospensione del provvedimento medesimo. È però davvero sconfortante che oggi nell’ordinanza non vi sia più traccia di presunte problematiche connesse all’entrata in vigore del tariffario del 2023, aspetto, completamente dimenticato ed evidentemente non rilevante come inizialmente sembrava da un’attenta lettura del decreto di revoca della sospensione. La verità è che anche la documentazione prodotta dal Ministero nel corso del giudizio amministrativo comprova chiaramente che il nuovo tariffario farà chiudere le strutture accreditate, che ai cittadini sarà negata l’assistenza sanitaria, che il pubblico verrà intasato e le liste d’attesa diventeranno interminabili. Chi avrà la possibilità economica di farsi curare privatamente lo farà, chi non l’avrà … dovrà farsene una ragione! Conclude l’Unione nazionale Ambualtori, Poliambualtori, Enti e Ospedalità privata». 

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