Elon Musk, ritratto di un giocatore di poker: l’imprinting del Sudafrica dell’apartheid, il rapporto con il rischio, la sindrome di Asperger

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di Matteo Persivale 

L’imprinting del natio Sudafrica dell’apartheid, il rapporto estremo con il rischio, la sindrome di Asperger e quella frase: «Non mi aspettavo che le mie aziende avessero successo»

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«Si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va. Mangia libri di cibernetica, insalate di matematica, e a giocar su Marte va. Lui respira nell’aria cosmica, è un miracolo di elettronica, ma un cuore umano ha. Ma chi è? Ma chi è?».
Non è Actarus del vecchio cartone animato giapponese con il quale sono cresciuti i bambini degli anni Settanta suoi coetanei (è nato nel ’71), ma Elon Musk. Umbratile araldo del mondo nuovo, auto elettriche guidate dall’intelligenza artificiale e razzi interstellari e internet superveloce anche nella foresta amazzonica, le colonie su Marte come nei libri di Ray Bradbury e i tetraplegici che tornano a correre grazie a microchip impiantati nel cervello, incarnazione del sogno transumanista della Silicon Valley? Oscuro oligarca con l’ineluttabile imprinting del natìo Sudafrica dell’apartheid, americano naturalizzato con procedure non trasparentissime (arrivò con un visto da studente, quelli che non ti permettono neanche di lavorare da McDonald’s tanto meno di lanciare start-up), fornitore del Pentagono che fa affari con Cina e Russia e si dà alla politica spendendo un quarto di miliardo di dollari per eleggere Trump diventando così arbitro degli appalti federali (tra i quali spiccano i suoi) e debutta sulla scena di Washington facendo due saluti a braccio teso alla folla oceanica?
Di sicuro Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo — al netto delle quotazioni del titolo Tesla e della futuribile discesa in Borsa di Space X — e l’editore più potente dopo l’acquisizione di Twitter (44 miliardi di dollari, tanti anche per lui che, per una volta non Übermensch ma uomo normale dovette chiedere un finanziamento ai sauditi). E di sicuro il segreto del suo successo è un rapporto estremo con il rischio che affascina la stampa finanziaria e il suo biografo/agiografo Walter Isaacson ma che non risulta granché nuovo a chi abbia mai frequentato giocatori incalliti.

Non sarà ludopatìa in versione tech, ma è un fatto che la sua frase più rilevatrice — ce ne sono tante, non è loquacissimo ma tende a esprimersi, quando lo fa, attraverso aforismi — è del gennaio 2016: «Non mi aspettavo che queste aziende avessero successo. Pensavo che molto probabilmente sarebbero fallite». D’altronde quattro anni prima aveva spiegato che «se qualcosa è abbastanza importante, dovresti provare. Anche se il probabile risultato è il fallimento», e soprattutto che «i miei proventi da PayPal, dopo le tasse, sono stati di circa 180 milioni di dollari. Cento di questi sono andati a SpaceX, 70 a Tesla e 10 a SolarCity. E poi ho dovuto letteralmente prendere soldi in prestito per l’affitto».




















































ELON: «SE QUALCOSA TI SEMBRA ABBASTANZA IMPORTANTE, DEVI PROVARCI. ANCHE SE IL RISLUTATO PIù PROBABILE E’ IL FALLIMENTO»

Solitamente poco loquace ma ottimo showman, ha aspettato di trovarsi in diretta al Saturday Night Live per dire a sorpresa all’America: «Sto scrivendo la storia stasera come la prima persona con la sindrome di Asperger (una forma più blanda di autismo, ndr) a presentare Snl». Sono quelli che lui chiama, per una volta con understatement, «i confini dell’eseguibile», confini che lui tende a spingere sempre più in là e che spiegano come mai, negli ultimi due anni, si sia spostato clamorosamente a destra dopo aver sostenuto peraltro che Twitter da lui ribattezzato X potesse funzionare soltanto come piattaforma neutrale.
Prende rischi enormi, che non sempre pagano, il progetto della linea superveloce Los Angeles – San Francisco non si è mai manifestato, ma in compenso ha bloccato l’iniziativa dello Stato per un’ipotesi di treno a alta velocità come quelli giapponesi e europei che negli Usa non ci sono, eppure Musk ha il talento del giocatore di poker che, essendo anche il mazziere, perde una mano e rimescola subito le carte dando il via a un’altra mano (nei casinò o anche soltanto nelle partite serie, a soldi, per ovvii motivi il mazziere non partecipa al gioco ma qui siamo nel transumanesimo e evidentemente anche nel transazzardo).
Lo fa da quando Elon Reeve Musk è nato a Pretoria, Transvaal, Sudafrica, da Maye ed Errol Musk. Ragazzino delle medie che programma un videogioco basato sul sistema BASIC (siamo nella preistoria del tech per i ragazzi di oggi), e lo vende a una rivista di computer per 500 dollari. Poi l’emigrazione in Canada (la mamma, modella, è canadese, cosa che gli permnette di prendere il passaporto), gli studi alla Queen’s University di Kingston, Ontario, la borsa di studio dell’Università della Pennsylvania (dove si era laureato Trump, strana la vita), comincia a immaginare nuove soluzioni energetiche alternative ai fossili (a quei tempi gli interessava il solare), si trasferisce in California per studiare per un dottorato di ricerca in fisica e scienza dei materiali presso la Stanford University, ma abbandona per fondare Zip2, un fornitore di software. Basta poco, e nel 1999 vende Zip2 a Compaq per 307 milioni di dollari (a lui ne vanno 22 che reinveste in X.com, startup di finanza: adesso a quell’indirizzo ha trasferito Twitter). Ecco la prima moglie, Justine Wilson, e la fusione di X.com con Confinity dell’amico Peter Thiel che molti oggi vogliono ispiratore della metamorfosi politica di Musk, e così nasce PayPal, allora fortemente innovativo fornitore di pagamenti on line. Nel 2002 diventa cittadino americano, nasceva il primo figlio, Nevada Alexander che morirà tragicamente pochi mesi dopo funestando l’anno del trionfo professionale – PayPal va sul mercato con un Ipo da 70 milioni, e poco dopo eBay acquisisce PayPal per 1,5 miliardi di dollari. Con il ricavato dalla vendita di PayPal, Musk fonda la Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX). L’interesse per l’elettrico fa sì che investa altri soldi nell’azienda fondata da Martin Eberhard, Marc Tarpenning e Ian Wright: Tesla Motors. Elon e Justine hanno due gemelli, che chiamano Griffin e Xavier, lui vuole una famiglia numerosissima (oggi ha 12 figli con varie ex mogli e compagne). È il 2005: vent’anni fa esatti. Tutto quello che è successo dopo, ha le sue radici qui.

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