Il numero di chi chiede di essere messo in contatto con un esorcista cresce, così la Diocesi ha allestito un servizio dedicato. Il centralino serve stabilire le reali necessità di chi chiama. Solo nel 5% dei casi si prosegue con il«cammino che porta a ricostruire la vita cristiana»
Posseduti dal demonio. O, almeno, convinti di esserlo. In guerra con un dio o la religione, alle prese con turbamenti spirituali, attirati da magia nera, riti malefici, invocazioni sataniche. Per i più svariati motivi, decine di persone ogni anno chiedono aiuto invocando un esorcismo. Per rispondere a una domanda crescente, la diocesi di Como ha pensato a un servizio telefonico dedicato, riservato a chiunque voglia mettersi in contatto con gli ausiliari degli esorcisti diocesani. Il primo passo per intraprendere un cammino e valutare l’eventuale necessità di un esorcismo. «Non è un rito magico — chiarisce la diocesi —. L’esorcismo è un percorso, lungo, impegnativo, di forte e diretto coinvolgimento personale. Un percorso che porta a ricostruire la vita cristiana, attraverso la preghiera, i sacramenti e le opere di carità, per ritessere la rete di relazione con Dio e con i fratelli. Proprio per questo, quello telefonico è solo un primo contatto conoscitivo per avviare eventualmente il percorso».
Il «centralino dell’esorcista» sarà attivo dal primo febbraio. Chiamando il numero 031.3312224, chiunque ne senta la necessità potrà lasciare un messaggio per spiegare la propria situazione personale. Entro 48 ore, l’operatore richiamerà chi ha bisogno di aiuto per un colloquio con uno degli ausiliari dell’esorcista diocesano, che riceve solo le persone inviate dai suoi «collaboratori».
A Como, sono una decina gli aiutanti dell’esorcista. I nomi, salvo casi rari, non vengono rivelati per una scelta precisa. Sono infatti sacerdoti impegnati nel servizio nelle parrocchie, parroci e religiosi alla guida di comunità che potrebbero essere in qualche modo condizionate con l’associazione tra la figura del prete di riferimento a quella dell’esorcista.
«Questo servizio svolge un importante ministero di ascolto e di indirizzo — spiegano i referenti —. Chi è incaricato di accogliere le richieste che arriveranno alla segreteria dell’équipe, è stato appositamente formato, è tenuto al segreto e risponde del proprio operato all’ordinario diocesano».
Referente del servizio è l’Équipe San Michele, una realtà nata nel 2012 e composta non solo da sacerdoti, ma anche da professionisti quali medici, psicologi e giuristi. L’obiettivo è esortare chiunque creda in qualche modo di essere posseduto dal demonio «a intensificare la vita cristiana e a discernere i segni che potrebbero rivelare l’eventuale necessità dell’intervento di un esorcista».
Dall’inizio dell’attività, il gruppo ha ricevuto e gestito un migliaio di richieste di aiuto. Abitualmente, emerge dai dati della diocesi di Como, in media dal 2 al 5% delle richieste si rivelano effettivamente casi che hanno bisogno di un esorcismo e per i quali viene avviato un percorso specifico. «Sono tanti i motivi che portano a incontrare il male e il turbamento spirituale — aggiungono i referenti del servizio —: l’allontanarsi dalla vita di fede, la scelta del peccato senza alcun ravvedimento; la ribellione a Dio; il coinvolgimento proprio o di terze persone in sette, la vicinanza a ritualità alternative, alla magia nera, allo spiritismo, alla pratica di malefici. Sono molteplici, quindi, gli aspetti che possono portare a chiedere questo tipo di supporto, nella consapevolezza che liberare dal male e dal turbamento spirituale è un’alta forma di carità». Il tema delle sette sataniche può poi sfociare anche in altri rischi per le persone coinvolte, tanto che la stessa diocesi ricorda che la polizia di Stato ha attivato un apposito servizio con il numero anti-sette.
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