Nella città portuale si attua la conversione industriale verde

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Il post-carbon a Civitavecchia può diventare una grande opportunità di rilancio industriale ed occupazionale e già ci si sta occupando di quali e quante attività possono essere incluse nel progetto di transizione. Certo non mancano le difficoltà, tutte di natura politica: mentre a Brindisi, città che vive una situazione analoga, il Ministero delle Imprese ha in questi giorni avviato una consultazione pubblica per la riconversione e la reindustrializzazione dell’area della ex centrale a carbone, la stessa cosa non avviene a Civitavecchia, e sono in molti ad ipotizzare due pesi e due misure. Ma, nell’attesa dei decreti ministeriali per sbloccare interventi così importanti e strategici per Civitavecchia e l’Italia, la città si sta attrezzando con progetti soprattutto privati, configurando un master plan complessivo che risponda a determinati punti fermi inderogabili.

LA CITTÀ CREDE CHE LA TRANSIZIONE energetica rappresenti una delle sfide più rilevanti del nostro tempo, configurandosi al contempo come un’opportunità strategica per promuovere lo sviluppo industriale, la crescita occupazionale e la sostenibilità ambientale. Il passaggio dalle fonti fossili alle energie rinnovabili non è solo una necessità per sanare una ferita profonda, ma anche un volano per la creazione di nuove filiere industriali ad alto contenuto tecnologico, capaci di generare valore aggiunto e competitività a livello nazionale e internazionale. A Civitavecchia può nascere un modello in grado di dimostrare l’importanza di una transizione verde ben fatta, un esempio per l’intero Paese.

Tutti gli interventi che previsti devono però essere inseriti in un quadro coerente che rispetti alcuni principi chiave: l’importanza e valorizzazione del Parco Eolico off-shore da 540 MW, lo sviluppo coerente di una Hydrogen Valley nella quale produzione e utilizzo dell’idrogeno siano ben radicati sul territorio comunale, il calcolo dei benefici quantificabili in termini di sviluppo industriale e occupazionale e – soprattutto – completa assenza di produzione di inquinanti sul territorio.

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TUTTO PARTE DAL PARCO EOLICO OFF-SHORE. Il progetto, sottoposto ad approvazione VIA ormai imminente, prevede una solida iniziativa imprenditoriale di Divento Energia, la joint venture tra Plenitude di Eni e CDP Equity di Cassa Depositi e Prestiti, e la danese Copenhagen Infrastructure Partners in grado di affrontare tutti i costi di investimento. Si prevede la costruzione di un impianto eolico offshore galleggiante con una tecnologia di avanguardia che potrebbe proiettare il nostro Paese in attività territoriali di sviluppo industriale inedito, vista la sua natura “galleggiante”, peculiarità tutta dei nostri fondali profondi centinaia di metri. Il sistema ha una capacità elettrica di 540 MW, e rappresenta l’impianto più di grande di quelli previsti dal Pniec per il 2030. Appare naturale che parte dell’energia green prodotta andrebbe usata per potenziare un distretto tecnologico da far nascere proprio a Civitavecchia, con creazione di manodopera specializzata anche proveniente dalla dismissione della centrale a carbone. Questa potrebbe moltiplicarsi con effetto domino, dando sicurezza occupazionale al territorio a partire dalla creazione, nell’area del porto di Civitavecchia, di un vero e proprio hub dell’eolico galleggiante, un centro tecnologico con tutti i servizi necessari per realizzare questo e altri impianti in tutta l’area del Tirreno. Una opportunità importante quella dell’eolico off-shore galleggiante, visto che le previsioni riferiscono della installazione di 10 GW di nuova potenza in Italia nei prossimi 10 anni, a partire dallo sviluppare subito 5 progetti con una capacità complessiva di 3 GW e un investimento di circa 15 miliardi di euro sulle coste siciliane, laziali e sarde.

QUI DEVE ENTRARE IN GIOCO IL DECISORE politico che finora ha penalizzato Civitavecchia, nonostante l’importanza strategica del suo porto nella fascia costiera del Tirreno. Infatti, nonostante siano già state avanzate proposte da parte di soggetti privati pronti ad investire per realizzare l’hub dell’eolico e una serie di interventi sul territorio molto interessanti, se anche lo Stato e la Regione mettessero a disposizione risorse pubbliche, l’effetto moltiplicatore sarebbe decisivo per attuare un vero e proprio piano di politica industriale nazionale. Anche pensando al potenziale occupazionale teorico dell’eolico off-shore che indica numeri importanti, con 2-3 posti di lavoro complessivi ogni MW installato – quindi almeno 1080 posti di lavoro per i 540 MW previsti del parco eolico – di cui un terzo di occupati diretti e due terzi di occupati dell’indotto. Altro assente illustre in questo piano è anche Enel che si sta disinteressando di tutto il futuro, mentre dovrebbe fare il contrario, sia per un dovere morale che per propri interessi industriali.

IMPORTANTE È, ALL’INTERNO di una visione complessiva, il collegamento diretto del parco eolico con il distretto tecnologico dell’idrogeno. Parte dell’energia eolica dovrà essere utilizzata per una serie di interventi annessi a tecnologie innovative che tra gli output industriali prevedano anche quello dell’idrogeno verde. La Hydrogen Valley deve in questo programma connettere tutti gli interventi, pubblici e privati, in termini di produzione e uso del vettore idrogeno prodotto con energia verde. Ad esempio i possibili interventi di pirolisi e gassificazione delle plastiche end-of-waste (certificate da enti terzi), oltre alla produzione di combustibili verdi per avviare concretamente una transizione verde del porto di Civitavecchia (e-fuel per piccoli natanti e metanolo per grandi navi), devono assicurare una riconversione industriale sostenibile della città e uno sviluppo industriale e occupazionale della filiera dell’idrogeno.

L’INTERO GREENING DELLA CITTÀ si avvarrà di progetti riguardanti fonti rinnovabili e mobilità ad idrogeno per gli spostamenti interporto di merci e persone e per il traffico pubblico locale. Nell’Hydrogen Valley è prevista l’installazione di un distributore di idrogeno a 700 bar per la mobilità su gomma e il rifacimento della tratta Civitavecchia-Orte su ferro, dove il primo tratto Porto-Interporto risulta strategico per l’impiego di treni ad idrogeno adibiti a carico-scarico merci.

IL COLLEGAMENTO CON L’UNIVERSITÀ per l’alta formazione e gli istituti tecnici per la formazione tecnica di base è già partita, per far trovare pronto un numero sempre crescente di personale re-skilled e up-skilled da immettere nel mondo dei green job.

*Prorettore alla Sostenibilità, Sapienza Università di Roma



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