“Per 10 milioni di famiglie la casa resta un miraggio: inaccessibile come lo è il lusso più sfrenato per chi in tasca non dispone di fortune”. Così titolava il 28 gennaio il Sole 24Ore, riferendo i dati contenuti nel rapporto congiunturale 2025 dell’Associazione Nazionale dei Costruttori e degli Edili. La casa, sia in affitto che in acquisto, è un “sogno proibito” per oltre 10 milioni di famiglie in Italia (ossia il 40 percento di quelle complessive) a causa dell’aumento vertiginoso dei canoni di locazione, dei requisiti e delle somme richieste per poter accendere un mutuo. La conseguenza è che, come dice ANCE, a Roma l’indice di accessibilità (ossia il rapporto tra canone di locazione e reddito disponibile di un nucleo familiare) sfonda il tetto del 60 percento per le famiglie meno abbienti. E anche per quelle nella cosiddetta “zona grigia”, sottolinea sempre ANCE nel rapporto, la situazione non è priva di difficoltà specialmente nelle “grandi città, oramai divenute proibitive anche a causa dell’esplosione del fenomeno degli affitti brevi” (p.13).
A dicembre 2024 il Sole 24Ore calcolava addirittura che le spese per la casa occupassero l’81,9 percento del reddito pro-capite nella città di Roma, seguita a stretto giro dalle altre città metropolitane colpite dal virus degli affitti brevi a scopo turistico. Nella sola Roma, stando ai dati forniti dal portale Inside Airbnb, ci sono oltre 24mila appartamenti interi adibiti a locazioni turistiche in tutte le aree della città, rendendo gli affitti a lungo termine sempre più rari e difficili da trovare e, per l’appunto, proibitivi anche di fronte a pesanti indebitamenti per far quadrare le spese quotidiane (una situazione che riguarda rispettivamente il 10 e il 15 percento delle persone che vivono in Europa, come certificato dalla BEI nel dare l’allarme sul rapporto tra casa inaccessibile e limite allo sviluppo dell’UE).
La conseguenza, inevitabilmente, è la caduta nel girone infernale degli sfratti, degli sgomberi e dei pignoramenti. Nel 2023 le richieste di esecuzione in tutta Italia sono state quasi 74mila, con ben 21.345 sfratti eseguiti; di queste, 3mila sentenze di rilascio riguardano la sola città di Roma, sui cui pendono altre 5mila istanze di esecuzione e 2mila sfratti eseguiti nel 2023, molti dei quali con l’ausilio della forza pubblica e senza approntare alcun tipo di soluzione alternativa. Sia a livello nazionale che cittadino il 70 percento di questi provvedimenti riguarda le cosiddette morosità incolpevoli, ovvero l’involontaria impossibilità di pagare un affitto che sopraggiunge per la congiuntura tra redditi bassi e precari (se non inesistenti) e l’inaccessibilità della casa di cui sopra.
Questi numeri drammatici sarebbero più che sufficienti per prendere misure urgenti quali il blocco immediato di sfratti, sgomberi e pignoramenti in attesa di mettere mano a misure strutturali necessarie quali aumentare in maniera considerevole il patrimonio ERP spolpato negli ultimi decenni, calmierare gli affitti e mettere un freno al dilagare dell’overtourism. Il blocco degli sfratti, va ricordato, è stato richiesto sulla città di Roma dallo stesso Papa Francesco che ha fatto appello al Sindaco (e commissario straordinario per il Giubileo) Roberto Gualtieri e al Presidente della Regione Rocca in nome dello spirito del Giubileo della Speranza.
Tuttavia a oggi, nulla è accaduto, tanto è che dopo la consueta pausa natalizia gli accessi per sfratti sono ripresi, e gli unici a giubilare al momento sono padroni di casa, speculatori e istituti di credito. E non sarà certo il misero rifinanziamento del fondo per le morosità incolpevoli stanziato dal Governo Meloni (30 milioni da qui al 2026 per tutto il territorio nazionale) a risolvere il problema; né lo cancellerà il tentativo di mettere sotto il tappeto la crisi abitativa minacciando chi tenta di resistere a uno sfratto e chi solidarizza con il passaggio da casa a cella paventato dal DDL Sicurezza n. 1236 (ex 1660); né, infine, il pensare di gestirlo solo come questione di ordine pubblico e sicurezza, magari con le zone rosse o il modello Caivano.
𝐏𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜’𝐞̀ 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨! 𝐁𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐛𝐥𝐨𝐜𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐟𝐫𝐚𝐭𝐭𝐢, 𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐠𝐨𝐦𝐛𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐢 𝐩𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐭𝐚𝐬𝐭𝐫𝐨𝐟𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞. 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐥 𝐆𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐞 𝐚𝐥 𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐭𝐞𝐝𝐨𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐜𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐥𝐚𝐝𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐢𝐥 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨, 𝐢𝐥 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐋𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐞 𝐢𝐥 𝐏𝐫𝐞𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚̀ 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐬𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨. 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐮𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐞̀ 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐟𝐚𝐫 𝐫𝐢𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐬𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐝𝐢𝐥𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 (𝐜𝐡𝐞, 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐫𝐨𝐠𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐈𝐧𝐟𝐫𝐚𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐞) 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐮𝐧 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐝’𝐮𝐬𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐚 “𝐜𝐡𝐢𝐦𝐞𝐫𝐚” 𝐞𝐯𝐨𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐒𝐨𝐥𝐞 𝟐𝟒𝐎𝐫𝐞 𝐞 𝐝𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢. 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐚 𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨, 𝐥𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐧𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢.
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