Gruppo Agricoltori del Crotonese: “Ecco perché prendiamo le distanze dalla manifestazione”



Ieri ha avuto inizio una manifestazione nazionale a nome del comparto agricolo promossa principalmente dal COAPI, un coordinamento nato in seguito alle grandi manifestazioni del 2024 e la cui crescita ed evoluzione è stata motivo di interesse e attenzioni da parte del nostro gruppo sin dai primi passi. È importante, a mio parere, conoscere bene le realtà più o meno istituzionali che si approcciano al nostro amato comparto, al fine di poter intervenire con consapevolezza qualora fosse necessario. In questo caso mi vedo costretto a indietreggiare rispetto alla suddetta iniziativa, sia per i termini e gli obiettivi perseguiti in questa occasione che fondamentalmente anche per le basi organizzative.

ATTENZIONE! Il Gruppo Agricoltori del Crotonese è nato proprio in occasione delle manifestazioni e degli eventi avvenuti ormai un anno fa per cui, posso ben dichiarare, che sono il primo a riconoscere l’esigenza di scendere in piazza per le più svariate ragioni ma ho anche imparato che il confronto, lo studio e la preparazione in merito agli argomenti da trattare e soprattutto in merito alle richieste che si intendono far pervenire agli enti preposti sono un aspetto in alcun modo tralasciabile.

Il primo punto che mi vede in forte disaccordo con la manifestazione in corso è la volontà di richiedere lo “stato di crisi dell’intero comparto agricolo per motivi economici, sociali e ambientali” con l’intento di impedire lo stato di crisi individuale delle singole aziende, questo è quanto è stato esplicitato dagli organizzatori. Ma a me risulta che la maggior parte delle aziende agricole sul territorio italiano sia già in evidente stato di crisi economica, sociale e ambientale; pertanto, richiedere che l’intero comparto venga dichiarato ufficialmente in crisi significa richiedere allo Stato di compiere una serie di azioni volte, non al supporto e al risanamento ma al mantenimento emergenziale per evitare un ulteriore aggravio delle circostanze.

È questo quello che davvero vogliono gli agricoltori di tutta Italia?

Da mesi combattiamo perché il comparto venga dotato di nuova linfa, nuove linee direttive, nuovi fondi che tengano conto delle problematiche ambientali, climatiche, sociali, economiche che affliggono il settore ma la soluzione non è farci mettere la mascherina per l’ossigeno, al contrario l’intenzione è dimostrare che nonostante le difficoltà che affrontiamo e che hanno piegato gli agricoltori, il nostro è e resta un settore trainante per la nazione. Dobbiamo spingere il Governo e l’Europa a investire nel comparto agricolo utilizzando tutti i mezzi necessari per rafforzare i punti critici e non farci dichiarare malati terminali, cosi da lasciare tutte le opportunità perché ci gestiscano come un settore morto, in completa crisi. Mi chiedo come si può pretendere fiducia, programmazione, progettazione e sguardo al futuro verso un comparto interamente dichiarato “in crisi”?

Inoltre, l’intenzione di ottenere atti straordinari ed eccezionali, come dichiarato dal COAPI, non può giustificare la richiesta di crisi dell’intero comparto, atti questi comunque dovuti in quanto vi sono tutte le caratteristiche emergenziali già in corso e dimostrabili per ogni singolo ambito. Abbiamo una gamba rotta e ci facciamo ingessare dal busto? Abbiamo tutti i diritti di pretendere gli aiuti di Stato necessari ad affrontare il periodo storico di difficoltà che il comparto agricolo sta vivendo ma è necessario fare battaglie costruttive.

Quando è stato ufficialmente istituito il Piano Mattei, come progetto strategico, saremmo dovuti saltare dai trattori alle piazze, ecco le vere manovre che creano la crisi agricola italiana. Fior di miliardi stanziati per favorire la produttività in paesi fuori dall’Europa, senza l’ombra dei disciplinari a cui noi siamo vincolati, e i cui prodotti saranno la concorrenza con cui dovremmo scontrarci.

Infine, un altro aspetto che mi sento in dovere di sottolineare e che mi spinge ancora di più a prendere le distanze da questa manifestazione è che ancora una volta le redini di questi eventi sono nelle mani di soggetti più avvezzi alla politica che alla terra. Di fatto ne è stato prova il recente episodio di settembre, quando in piena epidemia sanitaria zootecnica per gli ovini, mentre tutti gli incontri dei vari gruppi di allevatori con le istituzioni si svolgevano con il fine comune di trovare soluzioni e promuovere idee che potessero risollevare la situazione drammatica in corso, il coordinatore del COAPI, nonché presidente onorario di una associazione sindacale, ha colto privatamente l’occasione per presentarsi in Regione Calabria e ottenere un incontro con i dirigenti degli uffici preposti allo scopo, a suo dire, di ottenere dei risultati propizi ma in realtà senza in alcun modo confrontarsi con i veri attori della filiera ovina e di conseguenza senza capirne le necessità.

Giustificandosi con la presenza o l’appoggio di pochi agricoltori/allevatori i quali però non fanno parte della provincia di Crotone, maggiormente colpita dall’epizoozia (provincia di Crotone da cui proviene l’80% del latte ovino calabrese). Questo tipo di atteggiamento rivolto al riscontro personale è il marciume che non permette l’evoluzione delle nostre battaglia e di ottenere risultati coerenti con le problematiche esistenti; è inutile dirsi che il cuore del problema e le soluzioni veramente necessarie sono di competenza di chi davvero vive e subisce i danni sia della crisi agricola di questi anni che delle conseguenze delle azioni politiche sbagliate. Battaglie che sono a cuore di chi come me, per esempio, fa business solo con l’azienda agricola e non campa di politica, da sindacalista o di associazionismo.

Crotone, 27.01.2025

Un portavoce del Gruppo Agricoltori Del Crotonese Il Segretario
MEGNA PIETRO



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link