Continua ad aggravarsi la già critica situazione di Luigi Giacomo Passeri, recluso da quasi due anni nel carcere di Badr-2, nei pressi de Il Cairo. La magistratura egiziana ha deciso di confermare la condanna a 25 anni di reclusione per il trentunenne cittadino italiano. Con l’accusa di spaccio internazionale, Giacomo Passeri si trova ancora in condizione disumane, ostaggio di un sistema carcerario che calpesta reiteratamente i diritti umani delle persone che dovrebbe riabilitare. Alla luce dell’estradizione di Elmasry, accusato dalla Corte dell’Aia di crimini di guerra e contro l’umanità, l’Italia continua impassibile a servire e a legittimare regimi e sistemi carcerari che disumanizzano le persone, confermando che per questo governo vince solo il più violento.
Confermata la condanna a 25 anni di reclusione per Luigi Giacomo Passeri
La storia di Giacomo Passeri è uno dei casi più controversi per l’Italia contemporanea. Il cittadino italiano è stato accusato nell’agosto del 2023 di traffico internazionale di sostanze stupefacenti mentre si trovava in Egitto e sin da allora le sue condizione di salute sono apparse subito critiche.
Dopo dieci mesi di sotterfugi per poter comunicare con i propri famigliari e in assenza di una reale relazione diplomatica tra l’Italia e l’Egitto per assicurare il rispetto dei diritti di Giacomo, la famiglia e gli amici hanno deciso di denunciare alla stampa le terribili condizioni e chi rappresenta l’Italia ha cominciato ad “interessarsi” al caso. C’è stata un’interrogazione parlamentare, ma a quanto pare non è bastata. Nell’attesa dei biblici tempi necessari alla giustizia, sono passati quasi due anni dall’incarcerazione di Luigi Giacomo Passeri e non è certo un segreto che il trattamento che riserva l’Egitto di Al-Sisi a chiunque è ciò che più si allontana dalla tutela dei diritti umani.
Domenica prossima ci sarà un colloquio tramite videoconferenza tra i famigliari, l’avvocato di Giacomo e i funzionari dell’ambasciata, così che possano avere delle informazioni in più sulle condizioni di salute di Passeri, a seguito della sua minaccia, impossibile da biasimare, di suicidio prima della fine della condanna. In tutta questa vicenda, dovrebbe far riflettere che i difensori dei valori della sacralità della vita e della famiglia restino insensibili ed impassibili davanti alla disperazione di una madre che non vede e non sente il figlio da quasi due anni.
La sentenza di secondo grado in uno Stato che viola i diritti umani e i dubbi sulle accuse mai accertate
Mentre l’Italia estrada un criminale di guerra e si prende i meriti della scarcerazione della giornalista Cecilia Sala, le violazioni dei diritti umani perpetuate dall’Egitto e altri Paesi che il Belpaese reputa “Paesi di origine sicura” fanno parte di un sistema che deve essere smantellato. Non è un caso che diverse organizzazioni della società civile abbiano espresso profonda preoccupazione per la decisione dell’Italia di classificare la “Repubblica” Araba d’Egitto come sicuro: nel 2025 è palese che l’Egitto viola i diritti umani ed è una vergogna che lo Stato con la tradizione più garantista del mondo accetti ottusamente e con superficialità che la dignità di un cittadino venga calpestata in questo modo.
Ai sensi del Decreto Legislativo n.25/2008 (D. Lgs. 25/2008),
Uno Stato non appartenente all’Unione Europea può essere considerato un Paese di origine sicuro se […] su base generale coerente, non vi sono atti di persecuzione, né tortura o altre forme di punizione o trattamento inumano o degradante, né pericolo dovuto a violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale.
Dal 2013, il governo di Al-Sisi ha violato diversi obblighi previsti dalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Nella più completa impunità, le forze di sicurezza hanno eseguito uccisioni di massa di manifestanti, atti di tortura, abusi fisici e inflitto condizioni di detenzione disumane.
Quello che più sconcerta è la poca attenzione dello Stato italiano alla vita di un ragazzo, arrestato, imprigionato, condannato senza una chiarezza sull’iter giudiziario e sulle condizioni della sua detenzione.
I giovani politici conterranei di Giacomo, Claudio Mastrangelo (PD) e Saverio Gileno (GD), hanno rilasciato un comunicato per denunciare le violazioni dei diritti umani in atto a Badr-2:
Indipendentemente dal fatto che il nostro concittadino Passeri abbia commesso o meno il reato ascrittogli dalle autorità del Cairo, fatto sul quale pure nutriamo dei ragionevoli dubbi, 25 anni di reclusione per traffico di droga (reato punito in Italia con la reclusione da 2 a 6 anni) rappresentano una pena spropositata e inumana. Occorre ricordare inoltre che il trentaduenne pescarese ha più volte denunciato di aver subìto in questi due anni torture fisiche e psicologiche nelle carceri egiziane, attraverso lettere spedite ai suoi familiari, nella più totale latitanza delle autorità diplomatiche italiane.
Una grande Nazione come l’Italia non può lasciare solo nessun suo cittadino.
Di una cosa possiamo essere certi: un avviso di garanzia per Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovani è troppo poco se paragonato all’abbandono di un cittadino detenuto all’estero in condizioni disumane e contrarie alla Costituzione italiana e alle Convenzioni Internazionali sulle violazioni dei diritti umani. Il ministro Gasparri ieri al Senato imprecava sullo “schifo, non un confronto, uno schifo” dell’indagine in corso per il rilascio di Elmasry e lo faceva senza averne alcun diritto, poiché lo schifo è quello a cui continua ad assistere la popolazione, tra apologia al fascismo, relazioni economiche con Stati inumani e la totale repulsione dei valori fondamentali della Costituzione Italiana.
Aurora Colantonio
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