Certificazione disabilità, l’Ordine dei Medici: «Sperimentazione fallita Intervenga il Governo»

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Nuovo Sos: «La procedura avviata l’1 gennaio in nove province va affiancata per sei mesi da quella tradizionale per ovviare ai troppi problemi che sono emersi». In provincia sono 27.000 i nuovi certificati bloccati ai quali si devono sommare le revisioni

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L’Ordine dei Medici di Brescia «stigmatizza la difficile e dolorosa situazione creata dalla nuova procedura di certificazione di disabilità – dichiara il presidente Germano Bettoncelli -, in solidarietà ai tanti pazienti in sofferenza e ai medici, gravati da un ulteriore impegno frustrante». Insieme agli Ordini delle altre 9 province in cui, dal 1 gennaio, è iniziata la sperimentazione della nuova procedura, l’Ordine bresciano ha coinvolto la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri chiedendole di rappresentare le criticità della sperimentazione nelle sedi governative e ministeriali competenti, con l’obiettivo di arrivare celermente alla risoluzione di tali problematiche.

La proposta

Non solo, dai 9 Ordini arriva anche una proposta: l’introduzione, per un congruo periodo (almeno sei mesi) di un doppio canale per l’inserimento dei dati della certificazione, affiancando temporaneamente al nuovo applicativo sperimentale la possibilità di produrre il certificato attraverso la procedura tradizionale. Sarebbe un modo per mettere una toppa alla grande falla creata dalla nuova modalità e che «nel Bresciano sta bloccando circa 27mila nuovi certificati di disabilità, tale è la media che ci viene richiesta ogni anno – precisa Bruno Platto, segretario dell’Ordine – quindi circa 2.250 persone ogni mese rimangono bloccate. A questo si sommano le revisioni dei certificati che dovranno passare a loro volta per la nuova procedura».

Che i problemi fossero prevedibili era chiaro sin dallo scorso novembre, in vista del primo gennaio quando cioè la nuova procedura è entrata in vigore: «Non è stata fatta formazione ai medici: un’azienda privata nazionale era stata incaricata, e pagata, per farla – continua il segretario –. Questa azienda ha comunicato con un giorno di anticipo la data dell’inizio del periodo di formazione, 5 giorni lavorativi pieni, durante i quali, a quei pochi che sono riusciti ad organizzarsi, è stata spiegata la filosofia della riforma ma non il suo funzionamento pratico». Ed è proprio nella pratica l’enorme problema, anche etico, denunciato dall’Ordine: «Cittadini molto fragili, cioè quelli che necessitano di tale certificazione, vengono privati dei loro diritti di assistenza – incalza Giovanni Gozio, medico di base e consigliere dell’Ordine -. La riforma è comprensibile nelle sue finalità, cioè orientata alla semplificazione, ma l’applicazione pratica è insostenibile: costringe noi medici a sottrarre tempo alla cura per sprecarlo in burocrazia». Un esempio concreto? Lo porta Federica Zanotti che, per garantire ad una sua assistita la certificazione, ha trascorso invano una mattinata fuori dall’orario di ambulatorio per compilare il form: «La mia assistita ora dovrà attendere un giorno prima che io possa riprovarci. Prima dovrò infatti fare le visite, tantissime in questo periodo di picco influenzale. Tra le tante pessime idee su questa nuova procedura c’è stata quella di iniziarla in periodi di epidemia di influenza».

Riepilogando

La nuova modalità di certificazione delle disabilità, in vigore dal 1 gennaio in 9 province non è stata condivisa nella sua progettazione con chi lavora negli ambulatori, non è stata tecnicamente approntata in modo corretto poiché per il primi 20 giorni del mese non ha funzionato. Ora, con i tecnici dell’Inps che stanno provando a rimediare, qualche volta va, seppur lentamente. Ma non basta: i medici si chiedono: e le commissioni che dovranno valutare le domande? «La riforma sembra averle abolite – osserva Dario Palini, medico e consigliere dell’Ordine – prima vigeva la convenzione con Ats, passata poi ad Asst, soggetti che, per l’Inps, procedevano nelle valutazioni. Oggi pare tutto affidato all’Inps che però ci ha solo comunicato che quelle vecchie ci sono ancora solo per smaltire gli arretrati. E poi? Altro tempo perso, fondamentale per chi ha bisogno dei sostegni e anche per tutti gli altri pazienti che si vedono privati delle attenzioni che il proprio medico non può loro dedicare a causa dei problemi tecnici e organizzativi della burocrazia».





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