epa11858234 The logo of Chinese startup DeepSeek on a computer screen in London, Britain, 28 January 2025. Shares in major tech firms plummeted following the growing popularity of Deepseek, a Chinese artificial intelligence (AI) app that offers comparable performance at a fraction of the cost of its rivals. This surge in popularity led to a significant drop in investor confidence in the US and Europe, with US tech giant Nvidia losing a sixth of its company value. EPA/ANDY RAIN
Trump, il Papa, gli hacker: tutto il mondo s’è accorto di DeepSeek e l’intero pianeta parla, analizza, s’esprime sulla notizia delle notizie, almeno in ambito digitale. Riuscirà l’Ai cinese a scalzare il primato digitale occidentale e, in particolare, americano? Sarà la fine del mercato hitech così come lo conosciamo? Gli Usa domineranno ancora il web? Una serie di domande che, alla luce dell’innovazione apportata da DeepSeek nell’ambito dell’intelligenza artificiale, si fa pressante, attuale per comprendere se, ed eventualmente quali, saranno i mutamenti negli equilibri geopolitici internazionali. Il dato di realtà, al momento, è uno solo: l’alba di DeepSeek ha coinciso con una giornata infernale per Nvidia che, in un solo giorno di contrattazioni, ha perduto quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione (per la precisione 589, per un crollo pari al 17%). Ieri il colosso dei chip ha ripreso smalto e riconquistato una piccola parte del terreno perduto. Ma l’ansia resta alta. Già, perché Sam Altman, padre di OpenAi, ha riconosciuto ai cinesi di aver messo in piedi “un modello impressionante, soprattutto per ciò che è in grado di offrire a questo prezzo”. E, a Newsweek, ha promesso un solido rilancio da parte della sua creatura pronta a presentare sul mercato “modelli ancora migliori”. Parole importanti che hanno permesso al depresso mercato finanziario hitech di recuperare terreno e, soprattutto, di ricominciare a riprendere la capitalizzazione perduta. Meta, contestualmente, ha fatto sapere di essere pronta a rilanciare con 60 miliardi di dollari da investire sull’Ai solo nel 2025. Per Zucky, ancora bruciato dal fallimento Metaverso, si tratta della battaglia della vita. Elon Musk, con una sola parola, mette in dubbio uno degli assunti base di DeepSeek. Commentando un’osservazione pubblicata su X relativamente al fatto che DeepSeek conterebbe su circa 50mila chip Nvidia H100 di cui la startup cinese non potrebbe parlare pubblicamente per via dei ban Usa alle esportazioni, Musk ha avvalorato questa teoria e ha scritto “Obviously”, ovviamente. Una lettura che, però, viene contestata in Italia da Roberto Cingolani, ad di Leonardo, secondo cui “Deepseek sottolinea che l’intelligenza naturale è ancora più importante di quella artificiale: con dei chip di generazione precedente, degli Nvidia 800 e non 100, dei ragazzi molto talentuosi hanno sviluppato degli algoritmi che in realtà funzionano benissimo e addirittura sembrano essere, se non superiori, a livello di quelli migliori degli Stati Uniti”.
La stessa Nvidia, raccogliendo i cocci della giornata campale di lunedì, ha parlato di DeepSeek come di un “eccellente progresso dell’Ai”. Donald Trump, però, di scuse non ne vuol sentire e ha preso a ceffoni quei testoni della Silicon Valley: “Dovrebbe essere una sveglia per le nostre industrie, che dovrebbero essere concentrare al massimo sulla competizione per vincere: invece di spendere miliardi e miliardi, si spende di meno e si arriverà, sperabilmente, alla stessa soluzione”.
Analisti e organizzazioni occidentali come Privacy Policy denunciano il fatto che DeepSeek non restituisce risultati sui casi più controversi della politica e della storia cinese, a cominciare da piazza Tienanmen e dal Dalai Lama, e che utilizzare l’app è “regalare i propri dati” alla Cina (che, come argomentazione, è pur sempre un’arma a doppio taglio tenendo conto, per esempio, della querelle sul data storage tra Ue e Stati Uniti) e che utilizzandola si rischia di farsi “controllare” in ciò che ci scrive, il ministro australiano all’industria, Ed Husic, ha chiesto ai suoi concittadini “di fare molta attenzione” nell’utilizzo dell’app. Un’osservazione interessante, e intesa a calmare in un certo senso anche i mercati, è arrivata da SwissQuote secondo cui, a prescindere dal successo dell’Ai cinese, il mercato dei chip non crollerà perché “aumenterà la domanda di chip meno avanzati rispetto ai migliori performer di Nvidia, ma aumenterà comunque la domanda di chip”.
In Cina, però, non hanno avuto ancora il tempo di brindare al successo che ha fatto perdere la Trebisonda ai mercati occidentali. Ciò perché, come riferiscono proprio dalla start-up di DeepSeek, l’applicazione sarebbe stata oggetto di “un attacco hacker su larga scala” che ha costretto a limitare, per un po’, le registrazioni per gli utenti. L’eco del caso è arrivato pure in Vaticano che, “in un mondo segnato dall’Ai” riferisce sia meglio cercare “la grazia dello Spirito Santo”. “Questa saggezza può illuminare e guidare un uso di tale tecnologia che sia centrato sull’essere umano”, si legge in una nota del Dicastero per la Dottrina della Fede e di quello per la Cultura e l’Educazione “che come tale può aiutare a promuovere il bene comune, ad aver cura della casa comune, ad avanzare nella ricerca della verità, a sostenere lo sviluppo umano integrale, a favorire la solidarietà e la fraternità umana, per poi condurre l’umanità al suo fine ultimo: la felice e piena comunione con Dio”.
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