“Ora lo sciopero ma prima solo silenzi, nonostante tutte le inefficienze”

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ALESSANDRIA – La dirigenza del Gruppo Amag sibila parole velenose nei confronti dei sindacati e dei lavoratori dopo l’annuncio dello sciopero proclamato per il 10 febbraio. La prima accusa mossa e sul perché le proteste scoppino oggi mentre in passato non sia mai successo nulla nonostante un immobilismo che ora avrebbe indotto l’azienda a riorganizzarsi per stare sul mercato e garantire il mantenimento dei posti di lavoro.

In passato, si legge in una nota, la Capogruppo si sarebbe trovata a gestire un costo del personale che “cresceva a dismisura grazie a un impressionante numero di assunzioni, passaggi categoriali e aumenti salariali” mentre “una mole rilevante di bollette idriche non veniva pagata“, tanto che “a fine 2022 i crediti scaduti erano arrivati a circa 15,7 milioni“.Una situazione che ha accompagnato anche “una contrazione delle tariffe dovuta alla cronica mancanza dei necessari investimenti sulla rete“.

L’Azienda chiede quindi conto del sostanziale silenzio davanti a “10 anni di inefficienze gestionali”. Nessuno quindi perderà il lavoro, ribadisce il gruppo e “si è cominciato a gestire la risorsa fondamentale dell’Azienda, quella umana, con formazione, percorsi di carriera e riconoscimento del merito“, senza “regalie o promozioni” ritenute “ingiustificate”. Tutto, in sostanza, sarebbe gestito “in modo più efficiente e meritocratico”. A detrminare disagi, ammette il Gruppo Amag, “una nuova riorganizzazione, dopo quella già effettuata a inizio 2024 che ha in effetti presentato varie lacune e inefficienze“. Il fatto che la Capogruppo sia una holding finanziaria, “che può quindi svolgere funzioni e attività a supporto delle tre aziende operative (amministrazione, finanza, sistemi informativi, affari legali e societari, legge 231, ecc.) ma non funzioni prettamente operative quali, ad esempio, la gestione dei magazzini, gli acquisti o la direzione tecnica” starebbe determinando “dei trasferimenti, al termine dei quali il personale di Amag Reti Idriche sarà salito da 95 a 128 risorse, mentre nella Capogruppo sarà sceso a 27 contro le attuali 66. Una parte di queste ultime saranno impegnate a supporto delle società operative; le altre saranno destinate, anche dopo opportuni corsi di formazione, alle nuove iniziative in fase di identificazione e progettazione. Gli attuali livelli occupazionali, lo si ribadisce per l’ennesima volta, saranno mantenuti.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Anche i dubbi sull’esistenza del piano industriale vengono respinti perché il documento “c’è ed è stato presentato più volte“. “Le indicazioni dell’Azionista prevedono innanzitutto una gara, da concludere entro il prossimo autunno, per la cessione del 90% di AMAG Reti Gas S.p.A. a un socio privato. È una scelta obbligata: a causa della mancanza di investimenti, le tariffe sono scese e scenderanno ancora di più nel 2026, quando entreranno in vigore nuove norme. La società non può più recuperare una redditività adeguata. Sarà messo a gara, nelle prossime settimane, anche il 49% di AMAG Ambiente S.p.A. Sarà una gara a doppio oggetto: servirà, cioè, a individuare il socio privato che acquisirà il 49% e a cui verrà affidato il servizio. Dalle due gare si ipotizza un incasso netto di almeno 25 milioni di euro”. I fondi, spiega l’azienda “serviranno sia per supportare Amag Reti Idriche, che deve recuperare una posizione finanziaria equilibrata e un ritardo di anni negli investimenti, sia per cercare e sviluppare altre attività in ambito ambientale, tecnologico e di servizio ai cittadini. Per quanto riguarda Amag Reti Idriche S.p.A. il quadro, dopo il blocco dei finanziamenti deciso dal Ministero delle infrastrutture per il mancato rispetto della normativa sul concessionario unico nell’ATO6, è molto più complesso e non dipende dalla sola Amag. L’ente di governo dell’ATO6 a fine dicembre ha deliberato la costituzione di una società consortile, tutta a capitale pubblico, della quale Amag Reti Idriche S.p.A. sarà uno dei soci e che le permetterà di incassare circa 16 milioni di fondi PNRR, di cui circa 7 già spesi o impegnati. Nei prossimi 18-20 mesi si dovranno definire il piano d’ambito e gli investimenti da effettuare. Verrà poi affidata una concessione definitiva, che potrà essere in house – cioè a un gestore tutto pubblico – o affidata tramite gara”. Il risultato di tutte queste operazioni, chiarisce il Gruppo Amag è che l’azienda sarà costituita “da una Capogruppo, Amag S.p.A, che possiederà il 10% di AMAG Reti Gas S.p.A., il 50% di AMAG Ambiente S.p.A. (con la gestione però affidata a terzi), e il 100% di AMAG Reti Idriche S.p.A., che a sua volta possiederà una quota della nuova società consortile.

Con un velenoso interrogativo Amag conclude chiedendo quindi “a cosa serva dunque lo sciopero, quale il vero motivo di questi continui e pretestuosi attacchi all’Azienda, quando in passato non si è mai sentita una sola parola, da parte delle organizzazioni sindacali, contro le promozioni immeritate e i favoritismi nelle assunzioni, contro la gestione del Gruppo senza strumenti fondamentali come un piano industriale pluriennale, un budget annuo e un vero controllo di gestione, o contro la mancanza di investimenti strutturali di cui i cittadini pagano ancora il prezzo“.



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